Monica, l’antidiva

Monica Vitti ai funerali di Berlinguer

di Alba Vastano

Un altro pezzo di romanità ci lascia. Ed è quella romanità rara, genuina, schietta, capace di strappare una risata ‘de core’. Ѐ quella romanità che caratterizza alcuni personaggi del cinema italiano, tanto da farli diventare così popolari da volergli davvero bene. E quando se ne vanno se ne va una persona cara e diventano per chi li ha amati miti insostituibili. Così è accaduto nel passato per Nannarella (Anna Magnani), per Mario Riva come per Walter Chiari e per l’Albertone nazionale. Così più recentemente per Gigi Proietti, scomparso improvvisamente l’anno scorso (Gigi, l’uomo, l’attore, il compagno – Lavoro & Salute – Blog)
E da poche ore ci ha lasciato orfani di romanità Monica Vitti, orgoglio del cinema italiano. Scomparsa dai set da molti anni, a causa di una grave malattia invalidante che le aveva tolto quello che per noi che l’abbiamo amata costituiva il clou della sua arte di attrice, la comunicazione e la possibilità quindi di poter essere ancora la grande attrice che è stata. Monica rappresentava, sugli innumerevoli set calcati nella sua lunga e generosa carriera, personaggi semplici della vita di ogni giorno e viveva le loro storie come fossero realmente, di volta in volta, le sue storie. Emozionando laddove c’era da emozionarsi, divertendo laddove le sue espressioni e la recitazione delle sue battute diventavano esilaranti. Monica, diventava lei stessa i personaggi che rappresentava, mentre recitava un copione che avrebbe potuto anche mai essere scritto, perché lo viveva come fosse la sua vita che si snodava sul set man mano che la storia prendeva corpo.
Solo i grandi attori riescono a trasformare così pienamente la finzione in realtà. Possono farlo, perché per interpretare così profondamente la vita di personaggi inventati bisogna essere grandi uomini e grandi donne anche nel privato e conoscere profondamente i vizi e le virtù degli uomini, debolezze e fragilità, cattiverie e bontà de core (ndr, quando poi si è Romani de Roma si ha una marcia in più). E in ogni aspetto dei caratteri e comportamenti umani il grande attore riesce naturalmente a ridicolizzare il cattivo ed esaltare il buono, il semplice, l’umile. Invitando lo spettatore, grazie a una recitazione che diventa, man mano, vita vissuta, a schierarsi dalla parte giusta. Infine i film dei grandi attori sono tutti didattici e da quel bel cinema che ci hanno regalato questi nostri magnifici attori abbiamo imparato un po’ di più a capire il misterioso gioco della vita e delle relazioni umane e come si può esorcizzare il male, catturandone l’aspetto più inquietante per ridicolizzarlo e riderci anche un po’ su.
Ed è a questo fine che ricordiamo la magistrale interpretazione di Monica Vitti, dalla prima fase del cinema impegnato di Antonioni alle sue ultime, più diffuse e premiate performance cinematografiche, prima che la malattia la costringesse a ritirarsi dalle scene. Da Deserto rosso a La Notte a La ragazza con la pistola. Da Dramma della gelosia a Amore mio aiutami e decine di altre pellicole in cui l’eclettica attrice ha sempre saputo mostrare il lato più umano, crudo e le fragilità di ogni personaggio interpretato. Come dimenticare la sua interpretazione di Adelaide, la fioraia romana, che si innamora di Oreste (Marcello Mastroianni), tuta blu con i calli alle mani e del pizzaiolo (Giancarlo Giannini). E quello scorcio che la vede in mezzo alla monnezza romana mentre parla con Oreste del loro amore complesso, da dividere con Nello, il pizzaiolo. Un dramma che riesce, sorprendentemente, a suscitare emozione e ilarità dall’inizio alla fine del film, per l’interpretazione magistrale dei tre attori e della protagonista che nel film ricorda molto Nannarella, per la passione che trasferisce nella recitazione.
.
E così in Amore mio aiutami, con una Monica Vitti coprotagonista con l’Albertone nazionale, in cui Monica è Raffaella, una donna borghese, morigerata nei costumi che improvvisamente diventa fedifraga, ma resta sincera facendo impazzire di gelosia il povero marito tradito che si trova, spinto dall’amore per la moglie, a favorire il tradimento. Un altalenarsi di situazioni drammatiche, ma nel contempo esilaranti. Ѐ in quel contesto che emerge una grandissima professionalità degli attori, un grande carisma che permette di mantenere in perfetto equilibrio sia il dramma che l’aspetto burlesco e ironico della vicenda. In quasi tutte le opere cinematografiche di Monica Vitti, c’è questo doppio filone del dramma con un sottofondo, che poi diventa centrale, di grande ironia per esorcizzare il dramma stesso.

Ed è anche la voce particolare di Monica che ricorderemo, associandola alla sua arte. Una voce dai toni caldi e un po’ roca che il quotidiano francese Liberation ricorda così: “nella sua voce adulta traspare la dolorosa melanconia dell’autonomia femminile” . Una voce perfetta per i personaggi che la grande attrice ha interpretato in punta di lacrime, così come di grande ilarità. Emozioni così genuine che, seguendo i film, si fa fatica a pensare sia finzione. E poi Monica era bellissima, di quella bellezza da antidiva che non si poteva che ammirare, raggiungibile per la sua schiettezza senza filtro alcuno, come solo l’amica del cuore, una sorella, un parente caro può trasmettere.

Monica era una donna sicuramente schierata a sinistra. Possiamo, senza dubbio, ricordarla come una compagna vera. Quello che è sempre stata, avendo messo a disposizione la sua arte per dare luce a quel mondo degli invisibili che vivono ai margini della società. Ricordiamo la sua presenza, in occasione dei funerali del compagno Enrico Berlinguer, il segretario del Partito comunista italiano, scomparso improvvisamente per un malore durante un comizio. Era l’11 giugno del 1984 e Monica Vitti era presente al picchetto d’onore.

Un destino cinico ha voluto che nell’ultimo ventennio della sua vita non potesse più regalarci le sue preziose lezioni di vita e di umanità, tramite i suoi film. Le sue opere, la sua arte nel comunicare le emozioni più vere e semplici resteranno intatte e preziose, poiché si continuerà ad ammirarla vedendo ancora una volta e una volta ancora i suoi film. Con lei se ne va una parte importante del cinema italiano e della romanità autentica, ma come si fa ammirando eternamente i più bei quadri d’autore, la musica dei grandi compositori e i versi dei poeti, i suoi film continueranno a ricordarci di lei, di Monica, l’antidiva.

Per sempre con noi, Monica, grande attrice, meravigliosa donna, compagna vera!

Alba Vastano

Collaboratrice redazionale del mensile Lavoro e Salute

4/2/2022

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *