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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Culture, Politiche di Rifondazione, Storia e Lotte — Dicembre 25, 2019 10:31 am

    La riproposizione del Regionalismo differenziato senza definizione dei Lep, aspetto che già da un decennio costano al Sud mancati investimenti (che vanno al Nord) per 61,3 Miliardi di Euro l’anno ci fanno ben capire come ci sia una precisa volontà nel condurre una lotta senza quartiere ai più poveri deprivandoli di welfare e servizi a solo vantaggio dei soliti potentati economici.

    Natale al Sud

    Pubblicato da franco.cilenti

    Grazie alla crisi del sistema e alle politiche neoliberiste favorite dall’Unione Europea e pedissequamente applicate dai governi italiani, soprattutto nell’ultimo decennio la ricchezza si è andata concentrando sempre più in poche mani. Un quinto della popolazione benestante in Italia, ha oggi concentrata nelle sue mani i due terzi della ricchezza nazionale, in un trend che non pare avere ostacolo alcuno.

    La diseguaglianza sociale è oggi una scelta politica che si sta avvitando in spirali sempre più concentriche di incertezza, odio e rancore sociali, aizzate ad arte da politici e media che mirano ad alimentare sempre di più la lotta fra poveri. Ben attenti a non scalfire i privilegi acquisiti da una minoranza e ad alimentare la paura nel diverso, anche a scopo di “distrazione di massa” da quelle che sono le vere cause del problema.

    Il tutto pilotato attraverso la costruzione di una mitologia arcaica e a processi psicosociali che alimentano e legittimano disparità e diseguaglianza, facendo apparire come accettabili sperequazioni di stato sociale.

    I pregiudizi hanno una importanza fondamentale in questo gioco di specchi, perché legittimano ogni tipo di decisione discriminatoria, inoltre hanno l’aspetto consolatorio per chi li applica di illudersi di appartenere ad un clan comunque privilegiato, quando in realtà non si percepisce che il vero nemico non è il discriminato di turno. Sono tutte già cose viste nella storia passata e che non hanno mai portato a nulla di buono.

    Si tende così a far passare come meritevole di rispetto, quasi di discendenza divina, la presenza di una “aristocrazia del denaro”, con una chiave di lettura pseudo calvinista, vista come appartenente ad un ordine universale predestinato. Per cui chi è ricco è perché lo merita, altrettanto dicasi per chi è povero. Così facendo il nemico è solo chi è più povero e sfortunato di noi, lo sguardo, il rimprovero, lo sfottò è sempre rivolto e chi è più in basso. Dinamiche assurde che portano a concepire i gruppi sociali solo in base agli stereotipi.

    Così facendo e grazie all’assenza totale dello Stato, che da tempo ha rinunciato totalmente alla sua funzione livellatrice, ridistributiva e di compensazione sociale, come da dettato costituzionale, si è creata una vera e propria oligarchia dei ricchi favorita spesso dalla continuità decennale e familistica con la politica, quasi sempre supportata da privatizzazioni di imprese pubbliche contro l’interesse della collettività, da opacità e contiguità. Inutile dire che in tutto questo una gran parte della responsabilità risiede anche nei media, che hanno abdicato in gran parte alla funzione di denuncia e ricerca per costituirsi spesso, anche loro, in cordate familiste.

    In questo quadro i gruppi dominanti rafforzano la propria posizione senza alcun contrasto, soprattutto dove le masse più indigenti non solo sono sfruttate e soggiogate a ogni piè sospinto da precarietà e disoccupazione, ma anche colpevolizzate e senza nessuna protezione sociale da parte di nessuno. La destrutturazione imposta dei rapporti sociali ha poi fatto il resto, portando all’isolamento. In questo quadro si innesta anche la prossima approvazione del Regionalismo differenziato, vera chiave di volta capitalistica per dare la spallata definitiva ad unità nazionale e coesione sociale, mirando alla privatizzazione di ogni aspetto della società a partire da sanità e scuola, sempre a vantaggio esclusivo dei soliti ristretti gruppi di potere.

    Dobbiamo considerare ad esempio che nella sola Lombardia ben 200.000 famiglie si trovano in condizione di povertà assoluta (rapporto Polis 2019) in gran parte le stesse che vivono nelle case popolari. Edifici quasi sempre fatiscenti, sia fuori che dentro, con persiane rotte e cortili trasformati in discariche abusive. All’interno famiglie composte spesso da pensionati, ove non mancano malati e disabili. Le abitazioni non sono solo in periferia, ma anche a pochi chilometri dal centro. Parti di città che mostrano l’altra faccia della medaglia di quella che è presentata come la capitale della moda, del benessere, del design, ma che nasconde in sé anche una città composta da persone che faticano ad arrivare a fine mese, quando va bene. Il tutto ovviamente occultato da media complici, che anzi eleggono pochi giorni fa Milano come la città italiana dove vi è “la più alta qualità della vita”, ovviamente solo se sei a dir poco benestante, ma questo è taciuto. Guai a contraddire il sogno consolatorio ammannito a piene mani del capitalismo rampante, che riserva di facciata l’occasione del possibile ingresso nell’eden consumistico a tutti, obiettivo che alimenta la speranza delle moltitudini diseredate e che le rende docili e imbelli, il loro risveglio dal sogno consumistico ad occhi aperti potrebbe essere difficilmente controllabile, per questo vanno continuamente sedate dai media. Si sta ricreando un vero e proprio “Terzo Stato”, in questa moderna riproposizione morbosa dell’ancien règime.

    Se questa è la situazione di Milano o di Reggio Emilia, dove vi sono molte similitudini con quanto descritto per la “capitale morale “, come dimostrato nei giorni scorsi da una inchiesta della “Gazzetta di Reggio”, figuriamoci la situazione nel Mezzogiorno dove la percentuale della popolazione in povertà fra assoluta e relativa è intorno al 40%. Un Sud dove le situazioni di disagio sono innumerevoli e che non ha mai trovato risposta alle sue richieste d’aiuto da parte dei vari governi e che ora addirittura vede un riemergere del desiderio separatista, ancor al primo punto dello statuto della Lega Nord, con la proposta del Regionalismo differenziato, cioè la rimozione radicale del problema. Il tutto infarcito da un afflato razzista, dove come in un discarica d’odio da decenni accumulata trova legittimazione ogni genere di stereotipo e discriminazione, in una situazione ormai accettata ed introiettata passivamente anche a Sud, come dimostra la penetrazione elettorale della Lega.

    Ecco perché intendere l’Autonomia regionale solo come un contrasto Sud/Nord, sarebbe riduttivo, trattandosi di un progetto neoliberista, con profonde radici europee, che mira alla privatizzazione progressiva e pervasiva di tutto ciò che oggi è inteso come welfare, sia a Nord che a Sud, a danno delle classi più deboli, che come visto sopra, che già oggi si ritrovano impoverite dalla “crisi” dell’ultimo decennio e che domani, una volta privatizzata la sanità, avranno difficoltà anche a curarsi.

    Una situazione causata dal fatto che «negli ultimi dieci anni c’è stata una perequazione alla rovescia», come da parole del presidente Svimez Adriano Giannola pochi giorni fa audito alla Camera. La certificazione che il Meridione ha lasciato sul campo, a tutto vantaggio del Nord, una parte rilevante, di parecchie decine di miliardi di euro, delle risorse destinate a finanziare gli investimenti pubblici nell’area più svantaggiata del Paese.

    E’ proprio a questo che mira, rinviando la definizione dei Lep ad un tempo indefinito, anche questo governo, che non solo non presenta nessun cambiamento rispetto ai precedenti su questi temi, ma che nemmeno dice, come invocava Nanni Moretti nel film “Aprile”, “qualcosa di sinistra, o almeno a reagire e dire una cosa di civiltà”.

    Un contrasto da sempre volto a sganciare la “colonia estrattiva interna Mezzogiorno”, dopo averla ben sfruttata e privata di diritti teoricamente garantiti dalla Costituzione, dal treno delle Regioni ricche padane che, come da desiderata europei, non devono perdere l’aggancio con le altre Regioni ricche del Nord Europa in un ipotetico e virtuoso traino, prima di creare una Europa a due velocità. Sganciando le Regioni del Sud Europa e trasformandole in mercato di manovalanza a basso costo, casomai con una moneta dedicata.

    Gli esempi di questa vera e propria guerra contro il Sud sono molteplici, per restare solo agli ultimi giorni, tre particolarmente odiosi:

    -Lo stanziamento dei fondi per le recenti alluvioni che vede assegnati al Sud rimborsi da elemosina. Con l’esempio di Matera, capitale europea della cultura 2019, che si è vista assegnare solo 49.000 Euro di rimborso complessivo (quando a Venezia sono stati riconosciti solo per il commercio ben 20.000 Euro di rimborso ad ogni negozio)

    – La denuncia del Quotidiano del Sud che ha svelato nei giorni scorsi il “piano segreto” delle Ferrovie dello Stato, che “taglia il Sud” dalle sue linee di investimenti, destinandogli investimenti  tra l’11 e il 16% mentre il piano dovrebbe prevedere una suddivisione di investimenti tra Nord (60%) e Sud (40%) quasi equilibrata. Così facendo il gap infrastrutturale fra le due Italie non solo non si colmerà mai , ma si andrà ovviamente sempre più ad acuire

    -Il cerchio si chiude, come da anni capita sotto le festività natalizie, con il vertiginoso aumenti dei prezzi degli aerei per le rotte verso il Mezzogiorno. Cosa che addirittura fa gridare allo scandalo anche il giornale di Confindustria che titola. “Natale in aereo, tornare a Catanzaro costa più che andare a Londra.” Chiaro come il sole che, nell’assoluto disinteresse governativo, le compagnie aeree si apprestano a spremere come limoni gli emigrati meridionali che vogliono tornare a casa per le feste.

    Tutti fattori che, uniti alla riproposizione del Regionalismo differenziato senza definizione dei Lep, aspetto che già da un decennio costano al Sud mancati investimenti (che vanno al Nord) per 61,3 Miliardi di Euro l’anno ci fanno ben capire come ci sia una precisa volontà nel condurre una lotta senza quartiere ai più poveri deprivandoli di welfare e servizi a solo vantaggio dei soliti potentati economici. D’altra parte come diceva Ettore Petrolini “ bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti”. E’ il motivo per cui le tasse, non diminuiscono mai e quasi sempre sono “piatte”.

    Ecco perché l’augurio in vista di questo Natale è che sempre più uomini di “buona volontà”, possano giungere a strapparsi il velo di maya dagli occhi, rendersi conto della realtà delle cose, e unirsi per un vero cambiamento, che solo il risveglio delle coscienze in ogni ambito potrà portare. Questo è l’augurio anche per il nuovo anno che già bussa alle nostre porte, che sia un anno di lotte e di redenzione per tutti.

    Natale Cuccurese 

    23/12/2019 transform-italia.it

    Tags: austerità autonomia differenziata Caporalato crisi economica diseguaglianze disoccupazione disoccupazione al sud disuguaglianza sociale disuguaglianze di reddito Gianfranco Viesti giovani precari Giovanni Russo Spena investimenti al sud LEP Livelli Essenziali Prestazioni Marina Boscaino migranti sfruttati Natale Cuccurese precariato secessione sfruttamento sud Italia Unione Europea
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