Nel cuore dell’Europa la ragione cede spazio ancora una volta alle armi.

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Proprio le oltre 400 vittime e le migliaia di ignari militari italiani che si sono ammalati, più un numero incalcolabile di civili inermi, sono il prodotto degli effetti devastanti di alcune tra le più terribili armi che sono state usate in passato e che potrebbero essere usate anche nel conflitto in corso in Ucraina e nella regione del Donbass. Durante i conflitti esplosi negli ultimi trent’anni, in territori come Iraq, Somalia, Afghanistan, Balcani e Libano è stato fatto un uso massiccio di armamenti all’uranio impoverito o contenente altri metalli pesanti, uso che oltre ad aver catastroficamente contaminato quelle aree, ha visto vittime civili sia per mano dei bombardamenti diretti che per gli effetti inquinanti degli armamenti bellici. A distanza di anni tutto ciò continua a mietere vittime con innalzamenti drammatici delle incidenze di tumori.

L’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito non può che augurarsi che prevalga il buon senso e che si trovi la strada per una soluzione immediata e pacifica delle ostilità ma, contestualmente, in caso di un inasprimento del conflitto che comporti un intervento della NATO, chiede con fermezza che nessun militare italiano venga impiegato nelle zone di conflitto. Questa circostanza comporterebbe ulteriori perdite di vite umane sia per le conseguenze dirette del loro impiego in zona di guerra sia per gli eventuali effetti dell’esposizione all’uranio impoverito e alle nanopolveri di metalli pesanti, rilasciate nell’ambiente dall’impatto degli armamenti. Sono già troppe le vittime che abbiamo riscontrato tra militari e civili nei precedenti e già citati conflitti e non siamo disposti ad accettarne altre.

A tale proposito ricordiamo l’art 11 della Costituzione Italiana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Desideriamo richiamare infine il Parlamento Europeo a dare finalmente seguito alla risoluzione comune approvata il 16 novembre 2006, che recita: “Nell’attesa della stipula di una convenzione specifica in materia, i deputati chiedono la promozione e la creazione di un «protocollo VI» che vieti senza ambiguità la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l’uso delle munizioni a frammentazione.

In tale contesto, si compiacciono della risposta positiva e invitano l’UE e tutti gli Stati membri a sostenere quanto più attivamente possibile l’iniziativa tesa avviare senza indugio negoziati per la definizione di una convenzione esauriente ed efficace che vieti a livello mondiale le munizioni a grappolo. Infine, adottando un emendamento proposto dalla GUE/NGL, il Parlamento invita l’UE e i suoi Stati membri a «adoperarsi intensamente» per garantire che la portata del Protocollo III alla CCW sulle armi incendiarie venga estesa in modo da impedire che continui l’uso di granate al fosforo bianco contro bersagli militari e civili ed a porre fine all’impiego di testate all’uranio impoverito.” Per la pace, per il rispetto dei principi costituzionali, a garanzia della salute del personale militare italiano e in nome di tutte le vittime dell’uranio impoverito! Che nessun soldato italiano venga utilizzato per questa guerra a rischio della propria vita!

Associazione Nazionale delle Vittime dell’Uranio Impoverito

25/2/2022 https://www.associazionenazionalevittimeuranioimpoverito.it

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