Nessuno giochi sulla salute

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Beppe Grillo riesce a dare il peggio di sé stesso quando si occupa di medicina. Nel settembre 2012 pubblicammo un post “La Sanità secondo Beppe Grillo”, a commento della registrazione di uno spettacolo tenuto nel 2000 in cui il comico genovese intratteneva il pubblico parlando di AIDS e di Africa, sostenendo la tesi “negazionista” secondo cui la causa della malattia non era da attribuire al virus Hiv; ragion per cui era inutile, anzi dannoso, curarsi con i farmaci antiretrovirali.

Il video di quello spettacolo ha continuato a circolare per anni e la teoria negazionista, del tutto screditata, ha fatto comunque proseliti  al punto che Alessandra Cerioli, presidente della Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids), sentì la necessità di rivolgersi al promotore del M5S:

“Le scriviamo  perché crediamo che sia venuto il momento di chiedere una sua chiara, aggiornata e seria presa di posizione sul tema Hiv/Aids, dato che il suo nome viene molto sbandierato, grazie a un suo spettacolo di qualche anno fa, in innumerevoli e-mail che riceviamo e post che affollano siti e social network nostri e altrui, compreso il suo blog. Siamo perfettamente consapevoli che lo spettacolo teatrale di un comico, che si avvale di un particolare linguaggio, chiamiamolo iperbolico, non equivale a un programma politico. Altrettanto però non si può dire di parecchi suoi attuali estimatori, che quello spettacolo lo stanno usando contro di noi e contro il buonsenso. Quella, del resto, resta l’unica sua forte, esplicita, pubblica presa di posizione sull’argomento Hiv/Aids: in appoggio alle ipotesi negazioniste. Che oggi vengono riproposte, e con rinnovato vigore, anche facendosi forza della sua sottoscrizione”.

In un successivo post (dell’ottobre 2012) la Lila scriveva: “Alla fine no, Beppe Grillo non ha risposto. Non ci ha risposto Grillo, anche se la nostra lettera aperta è stata ripresa dai media, e non siamo rimasti soli nel chiedergli conto di quelle affermazioni. (…) La vita con l’Hiv non è sempre semplice e serena (per alcuni lo è, e dovrebbe essere così per tutti). La patologia può essere invalidante, comportare sofferenze non solo fisiche ma di relazione con gli altri, con gli affetti, i sentimenti, ma anche nel lavoro e più in generale nella socialità. Le terapie sono faticose e invadenti, la vita viene in parte medicalizzata. Ci sono persone che fanno molta fatica a sopportare tutto questo (stigma compreso), è allora che le sirene del negazionismo rischiano di portare al naufragio di ogni speranza di vita, all’illusione che forse i medici non hanno capito nulla, che negare la patologia la faccia sparire. Succede, eccome. Succede che la gente muore per questo. È successo, anche di recente, e temiamo che possa ancora accadere”.

Pieno di “bufale” è anche il monologo di Grillo sui vaccini, dove arriva ad attaccare il più efficace e economico vaccino al mondo (l’antipolio orale) e il suo inventore Albert Sabin; scienziato noto anche per aver rinunciato a mettere il brevetto sulla sua invenzione al fine di renderla universalmente fruibile.

Se Grillo gettava acqua sul fuoco sul problema AIDS, negandone persino l’esistenza, tutt’altro approccio viene tenuto nei confronti della tubercolosi: allarme, allarme e ancora allarme immigrazione. Ecco cosa si leggeva nel suo blog (settembre 2014): “Il Passaparola di ieri con l’ingresso delle malattie infettive dall’Africa e il contagio di tbc di 40 poliziotti finora accertati è caduto nel nulla. Come se non fosse un problema nazionale il ritorno di malattie debellate da secoli in Italia. Per la tbc non esiste un vaccino che provveda una protezione affidabile per gli adulti, si trasmette per via aerea e le cure richiedono anni. Vogliamo reimportarla, reimportiamola! ”

Un allarme del tutto ingiustificato, come ha sostenuto un nutrito gruppo di infettivologi e pneumologi di caratura nazionale e internazionale, in un appello pubblicato su Saluteinternazionale.info: Il Grillo microbiologo.

Cencio dice male di straccio

Quando negli ultimi tempi si è scatenata la bagarre sulle vaccinazioni (a causa della flessione nelle coperture vaccinali e l’aumento dei casi di morbillo) Renzi non ha perso l’occasione di azzannare (strumentalmente) Grillo per le sue affermazioni anti-vaccini.

Tuttavia fa sorridere Renzi nelle vesti di paladino della sanità pubblica e della prevenzione. Mentre non fa ridere Grillo quando spara le sue bufale su AIDS, vaccini e tubercolosi. Entrambi giocano sulla salute, provocando danni, ma chi è al governo del paese di danni ne fa incomparabilmente di più.

I mille giorni del governo Renzi sono stati funesti per la sanità italiana. Sono iniziati con una bufala (l’annuncio di un mirabolante patto per la salute, rimangiato dopo tre mesi) e si sono conclusi con la bufala del peggior gusto, sull’epatite C, nel salotto di Barbara D’Urso alla caccia di voti per ilreferendum costituzionale.

Il caso Epatite C rappresenta una delle pagine più nere della sanità italiana e non è ammesso giocarci. Infatti è la prima volta che un farmaco salvavita viene razionato, escludendo così centinaia di migliaia di pazienti da un trattamento efficace ed è anche la prima volta che a un farmaco salvavita si accede o si è esclusi per censo. Infatti i pazienti che non rientrano nella categorie AIFA per poter fruire della terapia (ovvero i più gravi) si suddividono in tre categorie: a) quelli più abbienti che, staccando un assegno di 60-75 mila euro di euro, possono acquistare il farmaco nelle farmacie di S. Marino, Città del Vaticano, o Chiasso; b) quelli un po’ meno abbienti ma più intraprendenti che si recano ad acquistarlo In India; c) i meno abbienti e anche i più anziani che sono esclusi, costretti ad aspettare che la loro malattia si aggravi.

Usiamo il tempo “presente” e non il “passato”, come sarebbe stato augurabile, perché alle parole, agli annunci solenni dello scorso febbraio, non sono seguiti i fatti. Infatti la situazione non è cambiata da quando, tre mesi fa, il Direttore Generale dell’AIFA, Mario Melazzini, aveva annunciato lo stop al razionamento dei farmaci, la riduzione del loro prezzo (“AIFA non è disposta a sborsare più di 4 mila euro a trattamento”), l’accesso alle cure per tutti i pazienti e un programma di trattamento di 240 mila casi in tre anni.

Nel nostro post dello scorso 27 marzo avevamo scritto: “Dopo tutto questo fuoco d’artificio di ripensamenti, di sconfessioni del passato,  di annunci e di roboanti promesse, è improvvisamente calato il sipario e ai pazienti “impazienti” che bussano alle porte dei servizi per sapere quando sarà il loro turno viene risposto: ancora non sappiamo”.

Ancora oggi (8 maggio 2017) ai pazienti che bussano alle porte dei servizi viene risposto: “Ci dispiace, non sappiamo”. Perché tutto questo ritardo? Cosa sta succedendo dietro quel sipario?

Nessuno giochi sulla salute dei pazienti.

Gavino Maciocco

8/5/2017 www.saluteinternazionale.info

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