Nicoletta Palladini, Mostapha El Miski, Francesco P.: la strage sul lavoro continua!

Con rabbia, amarezza, rammarico ma anche con senso di impotenza dobbiamo constatare che la strage sul lavoro continua ; in poche ore tre morti ma anche tanti gravi eventi non immediatamente mortali in prognosi riservata;
non è possibile fare una classifica di gravità almeno per i tre mortali verificatisi in poche ore;
ancora una volta arriviamo il “giorno dopo” e siamo costretto a fare osservazioni “a distanza “ non senza aver constatato che le misure adottate dal governo Draghi non paiono aver posto alcun freno alla grave sequenza di morte; si muore ancora per rischi persino facili da prevedere e monitorare e che ciononostante non paiono essere stati scalfiti né dal labile incremento di sanzioni né dal rafforzamento degli organi ispettivi (limitato peraltro , per ragioni non condivisibili , all’Ispettorato del lavoro quando sarebbe stato congruo e necessario un potenziamento anche della USL ; cosa è successo si intravede dalle scarne cronache giornalistiche :
A Borgonovo (PC) la vittima è Nicoletta Palladini di 50 anni; operaia, da decenni, della locale VETRRIA; addetta al turno di notte; alcune fonti hanno ritenuto di precisare che Nicoletta aveva fatto i necessari corsi di formazione…; si vedrà; ora: è evidente che la sicurezza debba essere garantita notte e giorno e che le macchine debbano avere una “sicurezza intrinseca” , fatta anche di regolari manutenzioni, che metta al riparo anche da eventuali defaillances nella capacità individuale di vigilanza in turni di lavoro non fisiologici come quello notturno; il lavoro notturno non è solo “antibiologico” e fonte di distress psicosociale ma è anche classificato dalla IARC come fattore di rischio “probabilmente cancerogeno” ; è necessaria dunque in Italia e nel mondo una radicale bonifica tesa a limitare il lavoro notturno alle situazioni nelle quali è effettivamente indispensabile evitando di abusarne in chiave prettamente economicistica e produttivistica anche e soprattutto in questa fase di “crisi energetica “in cui alcune “menti geniali” stanno pensando di imporre ai lavoratori ulteriori forme di costrittività a riguardo dell’orario di lavoro; è evidente che seguiremo le indagini ; ALTRETTANTO OVVIO E’ CHE SOSTENIAMO MORALMENTE LO SCIOPERO INDETTO DAI SINDACATI PER L’8 NOVEMBRE MA COGLIAMO PURE LA OCCASIONE , COME ABBIAMO FATTO NE CORSO DI UN RECENTE SCIPPERO ALLA PIAGGIO DI PONTEDERA , DI PROPORRE CHE: LO SCIOPERO INDETTO PER RAGIONI DI SICUREZZA IN PARTICOLARE DOPO EVENTI GRAVI COME QUELLO CHE SIE’ VERIFICATO A BORGONOVO E NEL CASO IN CUI ALLA BASE DELLA DINAMICA SI RAVVISI UNA VIOLAZIONE DELLE NORME DI PREVENZIONE , NON DEVE COMPORTARE UNA PENALIZZAZIONE SALARIALE PER I LAVORATORI ! Si tratta di una proposta che potrà essere difficile da “comprendere” per il ceto politico e per le istituzioni ma che ci pare socialmente ed eticamente fondata ! Una proposta che non è correlata tanto alla difficoltà di arrivare a fine mese ma che è correlata ad una questione di principio: i lavoratori non devono mai pagare per la bonifica dei rischi di morte !Tra le altre contraddizioni dobbiamo sottolineare , con un interrogativo, una questione: stante le carenze di organico e il rallentamento delle attività ispettive causa covid che livelli di vigilanza sono stati garantiti e si intendono garantire in futuro sul lavoro di notte ? La domanda ci pare oscillare tra il retorico e il “dito nella piaga”.

Evento mortale in provincia di Torino nella azienda Alessio Tubi di La Loggia ; un lavoratore nato in Marocco ( lo citiamo per nome e cognome nel titolo) che le cronache definiscono “interinale” è rimasto schiacciato sotto una catasta di tubi che sarebbe caduta da un carro ponte; il rapporto lavoro interinale/formazione/esposizione a rischio ha evidenziato nessi eziologici evidenti in materia di danni alla salute operaia
Ancora: a Casal di Principe un operaio di 49 anni (le cronache parlano di Francesco P.) caduto per il cedimento di un tetto; fattore di rischio persino ovvio correlato ad una erronea valutazione della capacità portante del piano di calpestio;

come si può osservare si è trattato di eventi ,verificatisi nell’arco di poche ore, correlati a rischi ben conosciuti e non difficili da prevenire ; ogni evento connotato da particolari varianti ma la sostanza è quella di sempre :la ipotesi auto assolutoria del cosiddetto “errore umano” pare ancora una volta non significativa (come abbiamo detto si vedranno le indagini , sarebbe sbagliato un “processo” condotto con criteri aprioristici ) mentre verosimilmente l’elemento determinante può essere stato la omissione di misure di prevenzione spesso semplici e , a volte, neppure particolarmente onerose ancorché, comunque, obbligatorie.

Né il nostro stato d’animo si limita ad “accusare gli altri” :

ognuno ha la sua parte di responsabilità ; la nostra è di essere partiti da buone intenzioni ed intuizioni (“arrivare il giorno prima” ) ma di non aver fatto ancora i passi necessari per diffondere in tutto il paese la “rete lavoro scuro” che abbiamo fondato a Modena il 26 maggio 2022.

Dobbiamo andare avanti , creando il massimo di sinergie possibili, sul percorso che abbiamo delineato :

IL LAVORO DELLE DONNE E DEGLI UOMINI DEVE ESSERE OCCASIONE DI REDDITO, DI DIGNITA’ E DI BENESSERE NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE E NON CAUSA DI MORTE E MALATTIA.

Vito Totire

Portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO

8/11/2022


Dopo la assemblea di Trezzo del 28 ottobre delle operaie dell’appalto Beretta e di tante altre realtà organizzative a livello nazionale : sviluppiamo (anche) la “prevenzione di genere in campo lavorativo”

Che quella del 28 ottobre sarebbe stata una assemblea molto importante era nell’aria ; ma a questo punto pare evidente che il “clima” solidale e combattivo e la chiarezza sui percorsi da seguire abbiano superato le più ottimistiche aspettative; la composizione della assemblea rende ovvio e inevitabile che la gestione delle lotte sia in mano direttamente alle donne e alle forme di organizzazione che esse si sono date ; a questo movimento vorremmo dare un nostro modesto contributo per così dire “tecnico” e collaterale continuando a dare sostegno alle prossime iniziative anche in altre sedi (siamo a conoscenza per esempio della situazione di Italpizza dove , provocatoriamente, il padrone chiede “risarcimenti” al sindacato di base ! richiesta grottesca che equivale a contestare a un sindacato di base il fatto stesso di esistere;
dunque alcune riflessioni:
Può essere utile alla affermazione del benessere di lavoratrici e lavoratori cercare di far “capire” ai padroni , e a quei sindacati che svendono i diritti, che ogni contratto o accordo non può prescindere da una realistica valutazione del distress lavorativo e che tutto deve essere valutato anzitutto rispettando la volontà della base ma anche tenendo conto di quanto previsto dall’art.28 del decreto 81/2008 che obbliga , appunto,nella valutazione dello stress, a tenere contro delle differenze di genere, di età e di paese di provenienza (inteso non solo in senso geografico e linguistico ma soprattutto in senso culturale e antropologico)
Occorre far “capire” a padroni e sindacati filo padronali che nella attribuzione e “pesatura” dei carichi di lavoro occorre tenere conto dei carichi sociali e familiari che gravano su ogni singola persona e che gravano particolarmente sulle donne; i dati evidenziano che i cosiddetti “infortuni in itinere” incidono particolarmente sulle donne : questo riscontro può essere attribuito al fatto che nel tragitto casa/lavoro si concentrano fattori di rischio inerenti al carico complessivo di attività e alle costrittività di tipo tempistico (domestiche + lavoro esterno).
Mobbing, molestie e “blocco di carriera” e salariale sono fattori di rischio psicosociali ulteriori , gravi e specifici che vanno rintuzzati ed estinti alla fonte.
Permane persino discriminazione nei risarcimenti di patologie somatiche come le patologie da amianto cosiddette “paralavorative” che in verità sono lavorative a tutti gli effetti ; verosimilmente molte di queste sono persino del tutto disconosciute (sicuramente i mesoteliomi peritoneali e i tumori da amianto meno specifici del mesotelioma).
Le lotte delle donne rivelano contraddizioni e costrittività il cui superamento va a vantaggio di tutti i lavoratori e quindi non sono solo una occasione in cui tutti i lavoratori hanno motivo di solidarizzare (il che rimane doveroso sul piano etico e sociale) ma sono lotte destinate ad avere un riverbero positivo generale sul complesso delle organizzazioni lavorative.
Le lotte delle donne/operaie sono occasione per rilanciare un lavoro di osservazione e di ricerca sul tema della “medicina occupazionale di genere” in un quadro in cui la medicina ufficiale e accademica (e soprattutto la industria capitalistica della salute) tendono a trascurare e negare le differenze (non solo di genere ma anche etniche); come nella migliore tradizione storica operaia ovviamente il lavoro di osservazione e ricerca va impostato sempre con i canoni della non delega ai tecnici e della validazione consensuale.
Importante la critica rivolta al padrone sulle ipocrite campagne pubblicitarie di Beretta (viva la mamma e benessere animale !) che depongono per attenzione ed interesse solo al mercato , alla immagine esterna e alla cosiddetta fidelizzazione del “consumatore”, trascurando nei fatti le persone reali; BERETTA farebbe molto meglio ad evitare per principio discriminazioni e divisioni tra le lavoratrici, piuttosto che fare azioni propagandistiche.
Seguiremo con attenzione le prossime iniziative sulle quali le protagoniste di questo nuovo movimento ci vorranno informare e l’impatto che esse potranno avere nell’indurre azioni di miglioramento per conquistare il più possibile condizioni di benessere lavorativo.
Con preghiera di diffusione a chiunque interessata/o.

Vito Totire, medico del lavoro, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO

7/11/2022

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