No al “censimento etnico”.

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Ci avevano già provato nel 2009 (col ministro Maroni), cercando di prendere impronte anche ai minori, ma oggi il tentativo è più pesante. Con la circolare inviata dal Ministro dell’Interno a tutti i prefetti si da espressa indicazione, entro 15 giorni, di produrre una relazione relativa alla presenza, nel proprio territorio di “Insediamenti di rom, sinti e camminanti”.

La richiesta, più volte evocata dal ministro utilizzando i social o dichiarazioni pubbliche contenenti frasi del tipo “quelli italiani purtroppo dobbiamo tenerceli ma quelli irregolari li dobbiamo mandare a casa” prende il via questa volta avendo come pretesto l’incendio che si è sviluppato giorni fa in un insediamento a Lamezia Terme, per scongiurare quindi il ripetersi di simili eventi.

Nel testo si chiede ai prefetti di relazionare in merito alla tipologia di insediamenti (autorizzati o abusivi), condizioni igienico sanitarie, presenza o meno di reti idriche, elettriche, fognarie, allacci abusivi, presenza di strutture fisse o mobili, rischio per la “sicurezza pubblica”, pregressi incendi o altri episodi pregiudizievoli per l’incolumità pubblica, nazionalità dei presenti .e si raccomanda di produrre dati rispetto alla densità abitativa, con particolare riguardo al numero di minori presenti negli insediamenti, le loro condizioni e le eventuali situazioni di abbandono scolastico e “coinvolgimento degli stessi in episodi pregiudizievoli in ragione dell’età”.

Obiettivo, ovviamente, è la “riaffermazione della legalità.”. In attesa di avere un quadro definitivo della situazione, i Prefetti sono invitati a convocare i Comitati provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, i rappresentanti delle Regioni e i sindaci dei comuni interessati e gli altri soggetti istituzionali e non coinvolti a livello locale “per l’approfondimento delle singole situazioni”, e il “progressivo sgombero delle aree abusivamente occupate attraverso l’esecuzione delle ordinanze di demolizione e rimozione delle opere abusive”. Nella circolare si insiste sul “miglioramento delle condizioni di vivibilità”, ma di fatto si propongono solo sgomberi, allontanamenti fisici, distruzione degli insediamenti considerati illegali o abusivi. Si rimette alle amministrazioni una generica attivazione di “positive dinamiche di ricollocamento degli interessati“, senza ovviamente far cenno a risorse economiche o a strutture per proporre soluzioni alternative. Il tutto si conclude con l’esplicita richiesta di “verifica delle condizioni di regolarità di ingresso e permanenza sul territorio nazionale di eventuali stranieri presenti negli insediamenti da sgomberare, per la valutazione delle singole situazioni sotto il profilo delle disposizioni del Testo Unico in materia di immigrazione“, ovvero espulsioni garantite.

Al di là di aspetti etici e anche omettendo il fatto che l’Italia è da tempo monitorata per le politiche di esclusione attuate da vari governi nei confronti di minoranze rom, sinti e camminanti, urgono alcune riflessioni di carattere politico. La prima è che simili “censimenti etnici”, come provato da esperienze passate, non serviranno a superare la logica dei campi né influiranno positivamente per la “sicurezza del paese”. L’unico effetto, in assenza di un coinvolgimento delle comunità interessate, per individuare percorsi alternativi, sarà quello di produrre maggiore invisibilità, dispersione delle persone, distruzione delle buone pratiche di inclusione sociale a partire da quella scolastica, aumento delle barriere e della diffidenza reciproca.

Le popolazioni Rom sono quelle su cui, grazie anche a tanti anni di politiche scellerate, attuate non solo da governi di destra, è oggi più diffuso l’odio sociale. I recenti episodi, soprattutto nelle periferie romane, dove autoctoni prontamente aizzati da noti esponenti di organizzazioni neofasciste, hanno impedito l’assegnazione legittima di case popolari a famiglie Rom sono il risultato più visibile. Rifondazione Comunista, plaude i Sindaci di città come Napoli, Palermo, Milano che si sono rifiutati di collaborare ai censimenti, propone di investire in politiche condivise con le minoranze rom, sinti e camminanti presenti in Italia, in gran parte anche con la cittadinanza, di schierarsi concretamente al loro fianco contro  ogni abuso e di sostenere le associazioni di tutela in cui realmente si lavora insieme per abbattere i muri culturali.

Rifondazione Comunista risponde al razzismo ministeriale con una proposta. Perché non impiegare invece risorse per censire le organizzazioni neofasciste e razziste, i loro siti che propagandano odio razziale, le loro sedi in cui sovente vengono trovati ingenti quantitativi di armi quelle si pericolose per la “pubblica sicurezza”?

Stefano Galieni

Responsabile nazionale Comunicazione, Pace, Movimenti e Immigrazione PRC-S.E.

20/7/2019 www.rifondazione.it

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