«No al piano Ita». Continua la lotta di lavoratori e lavoratrici ex-Alitalia

«Siamo qui oggi perché verso le tredici si terrà l’audizione della commissione trasporti del presidente Ita, Altavilla e dell’amministratore delegato Lazzerini, è la seconda audizione che avviene nell’arco di circa 10 giorni per presentare il piano industriale di Ita» racconta Daniele Cofani del comitato Tutti a Bordo – No al piano Ita da piazza Santissimi Apostoli a Roma durante il presidio di giovedì. La lotta del comitato non si è mai fermata, continuando a rivendicare l’inadeguatezza del piano della nuova compagnia partito il quindici ottobre 2021.

Altavilla nella precedente audizione ha dichiarato di non essere la Croce Rossa dei dipendenti della vecchia Alitalia, i dipendenti non assunti da Ita e «di aver risparmiato sulle assunzioni. Delle 2800 persone che dovevano essere previste da inizio piano ne ha assunte solo 2200, quindi il risparmio ammonterebbe a 17 milioni, ma Altavilla non racconta che questi lavoratori sono a carico della collettività dato che vengono pagati dalla cassa integrazione» puntualizza Daniele, una cassa integrazione con un «ritardo strutturale» a detta di lavoratori e lavoratrici che non percepiscono uno stipendio da novembre.

Un presidio composto da un’ottantina di lavoratrici e lavoratori si è ritrovato alle dodici e si è sciolto alle quindici, con il termine dell’audizione.

Una delegazione si sarebbe dovuta recare sotto Montecitorio per far sentire la propria voce, ma a seguito di una trattativa con le forze dell’ordine gli è stata negata la possibilità a fronte di un mancato invito: era necessario che un parlamentare gli desse udienza.

«Rispetto all’audizione la valutazione è estremamente negativa anche perché c’era un clima molto conviviale rispetto a quella precedente, addirittura ci è sembrato di capire che alcune domande erano più o meno pattuite rispetto a ciò che si voleva far dire ad Altavilla e Lazzerini» racconta Daniele, sottolineando che il dato rilevante dell’incontro è dato dalla dimostrazione dell’incapacità manageriale e dall’evidente fallimento del progetto che dopo tre mesi riporta 170milioni di Ebit, ovvero le perdite della compagnia dalla sua nascita.

«Altavilla ha affermato che l’Ebit è negativo per 170 milioni come previsto nel Piano. Ma nella precedente audizione aveva detto che i ricavi sono del 50% in meno rispetto alle previsioni, ovvero di 80 milioni, nonostante la diminuzione dell’attività: in altre parole ogni 100 euro di ricavi ha speso 200 euro per far volare i pochi aerei in servizio. Questa affermazione dimostra la totale insostenibilità del Pian ITA di cui nessuno chiede conto al Presidente».

Il bilancio dei tre mesi di attività della compagnia al netto delle tasse e dei debiti, è stato di -170 milioni a dicembre, mentre i ricavi di circa 80milioni a dicembre, ovvero ogni euro di incassi ha avuto 3 di costi e due di perdite, dimostrando che le spese superano i ricavi.

L’ipotesi portata avanti da Antonio del sindacato Cub durante l’inchiesta uscita su Dinamopress il mese scorso pare essersi concretizzata «Ita starebbe preparando la compagnia per cederla alla concorrenza Air France, Lufthansa e British Airways, portando di fatto al termine l’esperienza aerea italiana». Ita sembra essere in cerca di un’alleanza e Lufthansa pare essere la favorita. Altavilla vuole raggiungere un accordo entro giugno. Il presidente di Ita addossa la responsabilità del fallimento agli effetti della pandemia, ma a fronte dei fatti che mostrano l’inadempienza dell’azienda sia dal punto di vista salariale che economico prevale l’ipotesi che il piano Ita fosse fallimentare da principio e che non riesca a reggere il confronto con la concorrenza sul mercato.

Nonostante Altavilla smentisca la possibilità di cedere la compagnia, diverse sono le circostanze che portano a dubitare del presidente, non ultima la gestione della vendita delle attività di terra handling (assistenza a terra per aerei e passeggeri) e manutenzione «prima di Natale sono state presentati i bandi di vendita delle due attività e la prima fase termina a fine febbraio. Una fase in cui si segnano i probabili compratori che possono fare delle offerte per l’acquisizione. Un’operazione che coinvolge altri circa 3500/4000 lavoratori, che con questi bandi vedono messo a repentaglio sia l’occupazione rispetto a eventuali licenziamenti sia il salario in caso di assunzione nelle nuove società. Passaggi importanti che nei fatti vanno a portare a compimento lo smantellamento della compagnia» conclude Daniele.

Altavilla incolpa i lavoratori che fanno causa per la mancata applicazione dell’articolo 2112, che è stato rispettato solo in parte, «se qualcuno vuole cercare il modo per far fallire Ita questo è il sistema migliore», mentre per quanto riguarda il deficit di assunzione di donne potrà rispondere il 24 marzo durante la prima udienza del tribunale civile di Roma.

Patrizia Montesanti

22/1/2022 https://www.dinamopress.it/

Tutte le immagini per concessione del comitato Tutti a Bordo-No al piano Ita

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