NO RESTRAINT: IL TSO NON E’ UN MANDATO DI CATTURA

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9021, questo è il numero dei ricoveri per TSO in Italia nel 2013, secondo i dati Istat. Il record negativo tra le regioni spetta alla Sicilia con 1585 casi, mentre il Piemonte si ferma a 553 e la Valle d’Aosta chiude la classifica con 35 casi.

Il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è stato istituito con la legge 180 del 1978 la cosiddetta Legge Basaglia e poi regolamentato dagli articoli 33-35 della legge 833 del 1978: è un atto di tipo medico e giuridico, che permette di effettuare terapie ad una persona che pur avendone bisogno rifiuta il trattamento.

Il TSO è disposto dal Sindaco, che è la massima autorità sanitaria del Comune, su proposta motivata di due medici, di cui almeno uno dell’ASL. Va convalidato da parte del giudice tutelare di competenza.

Il TSO ha una durata  massima di 7 giorni prolungabile su richiesta dello psichiatra e trasformabile, in qualunque momento, in ricovero volontario su richiesta del paziente.

E’ stato pensato come uno strumento per tutelare i diritti di chi si trova in difficoltà, per garantire il diritto alla cura, alla salute e alla dignità.

La Legge 180 ha abrogato di fatto la normativa precedente del 1904, che prevedeva il “ricovero coatto”, basato sul concetto di “pericolosità per sé e per gli altri”, e ha riconosciuto al malato psichiatrico, i suoi pieni diritti costituzionali.

Dalla cronaca emergono però dei risvolti negativi: negli ultimi anni si sono ripetuti decessi legati allo svolgimento del TSO, con arresto cardiaco dopo l’ammanettamento dietro la schiena e in posizione prona della persona già sottoposta a terapia farmacologica.

Tra il 2014 e il 2015 ci sono stati quattro morti accertati, durante il TSO:

  • il 24 settembre 2014 è deceduto nella sua abitazione a Sant’Ambrogio di Torino, Bruno Combetto di 64 anni, dopo essere stato ammanettato dietro alla schiena dai carabinieri intervenuti.
  • il 10 giugno 2015 a Sant’Arsenio in provincia di Salerno, Massimiliano Malzone, 41 anni, è morto per arresto cardiaco improvviso; era stato ricoverato il 27 maggio a seguito di un TSO che si era rivelato violentissimo nella sua esecuzione.
  • Il 29 luglio 2015 a Sant’Urbano, nelle campagne tra Padova e Rovigo, Mauro Guerra, trent’anni, è stato freddato con un colpo di pistola sparato da uno dei carabinieri che era entrato nel suo cortile per eseguire il TSO.
  • Il 5 agosto 2015 a Torino, in una piazzetta del centro, Andrea Soldi, 45 anni, è morto soffocato mentre i vigili urbani eseguivano un’ordinanza di TSO: era seduto sulla sua panchina, è stato preso alle spalle e poi ammanettato con le braccia dietro alla schiena mentre era riverso a terra.

Il Senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria sui Diritti, ha affermato recentemente che “il TSO, da tutela per chi rifiuta cure necessarie, si sta trasformando in una sorta di mandato di cattura. Con l’alto rischio che venga eseguito con metodica da fermo di polizia “classico” che tradizionalmente si chiude in maniera tragica”

Lo psichiatra Peppe Dell’Acqua che è stato direttore per 17 anni del Dipartimento di salute mentale di Trieste, considerato anche l’erede di Franco Basaglia, sostiene che “ Sono troppi i luoghi dove si ricorre di routine alla contenzione, dove resistono invalicabili porte chiuse, (…). Dove infine polizia, carabinieri e vigili urbani sono delegati dalle psichiatrie alla “cattura” delle persone. Eppure buone psichiatrie capaci di incontrare l’altro, di disporsi all’accoglienza (…) e di curare sono presenti e possibili.

Queste (…) morti sono la punta dell’iceberg: quotidianamente accade quanto è accaduto a Padova, a Torino e a Salerno, per fortuna senza esiti così tragici.

E denuncia “l’assenza dello stato, il fallimento delle politiche regionali per la salute mentale, il declino dei servizi comunitari, (…) la sottrazione ormai drammatica delle risorse.

Fino a quando continueremo a tacere? Fino a quando non troveremo il coraggio per urlare che di psichiatria non si deve più morire?”

Mancano tuttora dati ufficiali relativi ai decessi legati al TSO. Non esistono prove scientifiche di benefici terapeutici dall’uso della costrizione meccanica, ed è in quest’ottica che è auspicabile un cambiamento culturale all’approccio dell’emergenza psichiatrica ed al management del rischio, affinché addestramento e cooperazione organizzativa tra tutti i soggetti in causa mirino ad una effettiva educazione dello staff.

Il 23 aprile 2015, il Comitato Nazionale di Bioetica  nelle sue Conclusioni,”Ricorda a chi si prende cura delle persone sofferenti, ma anche alle istituzioni sanitarie competenti, che l’uso della forza e la contenzione meccanica rappresentano in sé una violazione dei diritti fondamentali della persona. La consapevolezza di questa violazione, con la responsabilità che ne discende, dovrebbe guidare l’azione quotidiana degli operatori”.

Wanda Combetto, Renzo Canalia

Contributo per Lavoro e Salute, pubblicato sul numero cartaceo di novembre 2015

www.lavoroesalute.org

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