Non solo marò. La rapina delle missioni militari all’estero

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1,2 miliardi per la proroga delle missioni internazionali al Senato. Il decreto, scadenza il 15 luglio, dovrà ora essere esaminato dalla Camera. Modifica rispetto al passato, la missione italiana a protezione della diga di Mosul, con altri 17,5 milioni per l’invio di 400 uomini. Bloccata la cessione gratuita di pezzi di ricambio per F-16 all’Egitto, nostri fondi di magazzino, per il caso Regeni.

Ma in soldi veri vanno altrove

La partecipazione alla missioni Eunavfor Med, con la marina da guerra pensata per dare la caccia agli scafisti ridotta di fatto al nobile compito di soccorso in mare dei migranti, costa 70.305.952 milioni. La missione in Afghanistan 179.030.323 milioni. La coalizione internazionale anti-Daesh, ben 253.875.400 milioni compresa la protezione della diga di Mosul. La missione Onu in Libano costerà 155 mila milioni. Poi gli ‘spiccioli’ per missioni semi clandestine o quasi dimenticate e alcune certamente inutili.

Tutto sicuramente vincolato da accordi internazionali precedenti, e tutto regolarmente approvato dal Parlamento del tempo, ma le stranezze non mancano, anche se mascherate spesso da incomprensibili titoli in inglese: quasi «Mission Impossible» venirne a capo.

Nei soli Balcani, dedalo di sigle e competenze

Multinational specialized unit (Msu), European union rule of law mission in Kosovo (Eulex Kosovo), Security force training plan in Kosovo, Joint enterprise Balcani con 78 milioni di costo nel 2016.

Credi aver finito e invece scopri, 1.366.850 milioni di euro per la Polizia di Stato in Kosovo, nella missione Ue, la European union rule of law mission in Kosovo’. Stesso lavoro, stesso territorio, ma targa Onu, 63.720mila euro per la missione Unmik, ‘United nations mission in Kosovo’. Sempre a Pristina, 114.027mila euro pagano gli extra per due magistrati sempre Eulex Kosovo.

Soldi più veri, quasi 6 milioni per programmi di cooperazione delle Forze di polizia in Albania e dintorni, e 276 mila spiccioli per Althea dell’Ue in Bosnia-Erzegovina, forse qualche poliziotto nella ‘Integrated police unit’.

Il ‘Diversamente utile’

Tutto legittimo e tutto, in qualche modo, ‘diversamente utile’. Ma non convincente. Un sistema di elencazione nel dettaglio che pare più utile a nascondere che a far capire.

Guardi meglio a scopri che le spese per uno stesso intervento territoriale finiscono in molti conti diversi.

Ad esempio, personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa per le missioni in Asia e in Medio oriente. Quindi Afghanistan e dintorni, quindi Libano e altro già citato. O l’impiego di volontari della Croce Rossa italiana a supporto sanitario delle stesse missioni.

Oppure i 120 milioni di euro a sostegno delle forze di sicurezza e di polizia afghane.

Le troppe tasche degli stessi pantaloni

Sempre per la voce ‘spese accessorie’, ben 76 milioni di euro per assicurazione e trasporto e prime infrastrutture, dicono. O i 5 milioni di euro per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell”Aise, insomma le spie che proteggono i soldati in campo. 2,1 milioni per ‘esigenze di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali’: tradotto, mance, aiuti e aiutino per la tradizione di ‘italiani brava gente’.

Deve risultare abbastanza chiaro quindi che non c’è risposta veritiera alla domanda, quanto costa quella missione internazionale all’Italia.

L’Italia prezzemolo un po’ ovunque

Unficyp, United nations peacekeeping force in Cyprus;

Unifil Maritime task force in United nations interim force in Lebanon;

Tiph2, Temporary international presence in Hebron;

Rafah Eubam Rafah, european union border assistance mission in Rafah;

Eupol Copps, European union police mission for the palestinian territories;

Regional maritime capacity building nel Corno d’Africa e Oceano indiano occidentale;

Mali Minusma, United nations multidimensional integrated stabilization mission in Mali;

Uganda police force, eccetera eccetera.

Sicurezza in casa e nel mondo

90 milioni per il dispositivo aeronavale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale anti terrorismo.

Poi c’è la Nato con Active Fence a difesa dei confini sud-orientali.

Sempre Nato la sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza.

Non vengono quantificaste le spese per altre 1500 unità dal 1° luglio fino al 31 dicembre 2016 in aggiunta ai 4.800 già impegnati per la sicurezza del Giubileo e alcune specifiche aree del territorio nazionale non indicate.

L’usato sicuro

In Afghanistan -pozzo senza fine e senza utilità italiana- mezzi e attrezzature per la gestione dell”aeroporto di Herat;

alla Somalia apparecchiature mediche e di quattro gommoni;

a Gibuti di quattro veicoli blindati leggeri Puma e munizioni;

alla Tunisia, ambulanza, motori fuoribordo, gruppi elettrogeni;

all’Iraq di vestiario invernale assieme ad armamento leggero per i peshmerga curdi;.

al Montenegro, due motovedette delle Capitanerie di porto.

Poi i regali a perdere di materiale militare fuori uso: all’Uganda 3 elicotteri dichiarati fuori servizio, o materiale ferroviario obsoleto all”Eritrea.

Bloccati come detto all’inizio i ricambi all’Egitto per i cacciabombardieri F-16, a causa della crisi con Il Cairo per il caso Regeni.

Ennio Remondino

3/7/2016 http://popoffquotidiano.it

 

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