NoTAV? Favorisca patente, libretto e pipì… storie di ordinaria follia.

polizia

Tre compagne milanesi notav e un simpatico cane nero ieri notte, terminata l’assemblea del coordinamento comitati in valle, rientravano verso il capoluogo lombardo. Casello di Torino, Falchera, posto di blocco della polizia.
“No, no, no… dai che non fermano noi… ” Paletta: fermano noi.
“Documenti. Documenti del cane. Libretto. Ah, sì, signorina, mi dia anche la patente” E il collega: “Ha bevuto? Facciamo l’alcool test?” Facciamo l’alcool test. Negativo.
Si chiudono in macchina, i due sbirri: controllo del terminale. Quasi pazientemente aspettiamo, in macchina, ché fa freddo. Aspettiamo 10 minuti, 15 minuti… alla fine 50 minuti ferme al casello e intanto le due volanti non fermano più nessuno. Almeno a qualcosa è utile la nostra attesa!
Finalmente scende il capo, pieno di vanagloria da ometto in divisa si rivolge alla conducente:
“Lei, è disponibile a seguirci a Torino, in un ospedale, per effettuare delle analisi antidroga?”
Ehh??
“Ma certo che no!”
“Allora devo sequestrarle il veicolo”

Immaginate la scena: tre di notte, casello della tangenziale torinese, due volanti della polizia, quattro idioti in divisa, tre donne e un cane. Ne esce un’accesa discussione sul perché di questa ormai evidente provocazione. Uno spettacolo teatrale, teatro dell’assurdo, è chiaro.
“Due di voi e cane rimangono qui e lei viene con noi da sola in volante all’ospedale”
“Ve lo scordate!”
“Se non volete che la vostra amica venga da sola con noi chiamiamo un taxi per tutte e tre più il cane”
“Va bene, paga la questura di Torino?”
Al signor agente viene un dubbio… ritratta.
Situazione di stallo.
“Allora noi chiamiamo i nostri amici” E chiamiamo qualche compagno di Milano e di Torino…cosa che all’inizio rincuora i poliziotti incapaci di intendere e volere, ma un’ulteriore chiamata in questura per chissà quale accertamento fa accendere la lampadina del ohi ohi qui se arrivano altri compagni delle tre si mette male.
Allora accettano la seguente proposta: guiderà l’auto un’altra delle tre compagne, diversa dalla conducente, che deve sottoporsi alle analisi. Notate bene che questo viene accettato su nostra garanzia verbale e senza ulteriore verifica di patente di guida della nuova conducente o accertamenti di alcooltest o altro, con due sbirri nel pallone più totale, ma cocciuti nel portare avanti gli ordini impartiti dalla questura.

È il momento di togliere il velo e svelare l’arcano: “Siamo tre compagne notav e voi lo sapete che stiamo subendo tutto questo perché gli ordini che vi hanno impartito hanno questa causa”. Da quel momento uno dei due sbirri, nonostante le paroline non sempre gentili che gli verranno rivolte nell’arco della nottata, non proferirà praticamente più verbo e il suo sguardo rimarrà goffamente fisso in basso.

Pronto soccorso di un ospedale torinese nei pressi di corso giulio cesare, alle tre e mezza della notte, con alcuni compagni venuti a tenerci compagnia. La nostra compagna di sventura viene fatta entrare in codice verde, ma con la via preferenziale, davanti a malati, incidentati, feriti presenti in sala d’aspetto, per delle analisi del sangue e delle urine, pagate dalla questura di Torino.

Il piantone muto rimane a far guardia silenziosa al gruppetto di compagni e amici a quattro zampe in attesa che finisca la pantomima. Il personale dell’ospedale è basito e sorpreso; qualcuno, in una pausa sigaretta, ci dice: “Mi dispiace, pensate che ho dovuto togliere l’adesivo no tav altrimenti la polizia mi fermava sempre.”
Nel laboratorio delle analisi, un’attonita dottoressa, spiega allo sbirro che lei le analisi le può anche fare, ma di solito la procedura è differente. “E poi, lo sa che le analisi che faremo non avranno valore legale? Per avere quelle utili ci vorrà una settimana… ”
Non importa. Il solerte agente ribadisce solo: “Drug test”.
E facciamo queste analisi! E anche il drug test è negativo.
Sconfortato, ormai, il povero sbirro fa la richiesta che lo seppellirà di ridicolo: “Almeno posso portare con me, come prova, il campione delle urine?”
Sguardo basito della dottoressa. “Se vuole, ma le ho detto che non ha valore legale?”
Non importa, lui vuole il tampone delle urine e se lo porta appresso tutto fiero in un sacchettino, seguito da un codazzo di persone che gli ricorda quanto sia feticista e guardone.

Prima di sgommare, coperti di vergogna, i due sbirri, rilasciano a due di noi un avviso di comparizione: “Da terminale risulta che bisogna notificare degli atti giudiziari e fare accertamenti. Presentatevi entro il 21 gennaio a Torino per ritirarli”.

5 di mattina, si torna a Milano, e si traggono, ridendo, le seguenti conclusioni:

-se sei notav e vieni fermato ad un posto di blocco, hai le analisi del sangue e delle urine pagate dalla questura di Torino e salti pure la fila. Ma questo, attenzione, vale solo per il conducente.

-un posto di blocco, all’uscita del casello della tangenziale torinese per barriera milano e in più svincolo direzione milano…mhm…a quell’ora, dopo un assemblea di coordinamento dei comitati notav in valle…mhm…è una bella rete per chi vuole pescare pesci che nuotano controcorrente

-visto che da terminale risultava necessario notificare a due di noi degli atti… perché invece delle analisi ospedaliere non portarci in questura per le notifiche? Forse si sarebbe creato troppo casino alla notizia notturna? Magari volevano approfittarne per logorarci un po’i nervi… in tal caso facciano attenzione ai loro: i nostri godono di ottima salute e sono abituati ad una buona e caparbia  resistenza.

-un amarcord: le stesse tre più cane, all’indomani degli arresti del 9 dicembre del 2013 di Mattia, Chiara, Niccolò e Claudio, furono fermate ad un altro posto di blocco torinese, quella volta messo all’uscita dal casello autostradale di Chivasso. Allora, si arrivava da Milano, direzione Torino, e si era in modo palese attese. Finimmo in una caserma dei carabinieri per altro tipo di accertamenti: perquisizioni personali, perquisizioni degli oggetti in nostro possesso e dell’auto, rilasciate molte ore dopo con un pugno di mosche in mano per la questura torinese e attraverso la voce di chi ubbidisce agli ordini ci fu detto: “ci dicono che voi dite che la polizia nei cie stupra e per questo vi portiamo dai carabinieri.”

La certezza è che continueremo a dirlo.

Simonetta Zandiri da TgMaddalena

16/1/2015 www.osservatoriorepressione.info/

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