NOVE ANNI FA LA STRAGE NELLA CAMERA DEI SINDACATI DI ODESSA, MA L’OCCIDENTE CHIUDE GLI OCCHI

Nove anni fa, il 2 maggio 2014, gruppi di nazionalisti ucraini attaccarono la Casa dei Sindacati di Odessa dove si erano rifugiati gli attivisti che si opponevano al colpo di stato ed alle politiche del nuovo governo provocando decine di morti.

Una delle pagine più cruenta seguita al colpo di stato del 2014 in Ucraina è stata scritta il 2 maggio di quell’anno ad Odessa dove gruppi di nazionalisti pro governativi assaltarono e diedero fuoco alla Camera dei Sindacati provocando, secondo i dati ufficiali, 48 morti e centinaia di feriti.

Nella Camera dei Sindacati si erano rifugiate centinaia di persone che si opponevano al nuovo governo per sfuggire alla furia dei gruppi nazionalisti ucraini che li stavano inseguendo.  Il 2 maggio 2014, nel bel mezzo della crisi politica sviluppatasi in Ucraina dopo i moti di Euromaidan e il rovesciamento dell’allora presidente Viktor Yanukovich, membri di gruppi radicali attaccarono attivisti di Odessa contrari al colpo di stato e alla politica delle nuove autorità a Kiev.

Gli scontri sono durati diverse ore durante le quali nazionalisti e radicali hanno perpetrato una sanguinosa strage con armi da fuoco, molotov, coltelli, bastoni e pietre.  Decine di manifestanti contrari al nazionalismo dilagante hanno cercato rifugio nella Camera dei sindacati e molti di loro sono stati bruciati vivi dopo che l’edificio è stato intenzionalmente dato alle fiamme dai radicali.

Le forze dell’ordine arrivarono in ritardo e quando si trovarono  sul luogo non fecero nulla per impedire la furia degli assalitori. Secondo alcuni testimoni contribuirono all’assalto in corso dando manforte ai nazionalisti.

Il bilancio dell’attacco fu terribile: secondo i dati ufficiali morirono 48 persone bruciate o colpite da armi da fuoco o picchiate a morte. Molte donne furono violentate dentro la Camera dei Sindacati prima di essere uccise dai gruppi fascisti. I feriti furono centinaia ma non ci sono dati precisi. Alla fine i responsabili delle uccisioni e delle violenze non sono stati mai perseguiti dalle autorità giudiziari e godono tutt’ora dell’impunità per i loro crimini.

La portavoce del governo russo Maria Zakharova ha commentato quanto avvenne ad Odessa nove anni fa affermando che “Ricordate certamente che quei fatti culminarono nella maniera più cruenta con gli agghiaccianti e bestiali assassini nella Casa dei Sindacati”.

continua poi sottolineando che ricordando “che   gli oppositori delle nuove autorità illegali si erano rifugiati in quel luogo e che gli ultranazionalisti ucraini avevano deliberatamente appiccato il fuoco alla Casa con tutte le persone vive che vi erano dentro.

Decine di persone sono arse vive.  E coloro che li avevano trasformati in torce umane sono rimasti a guardare e a gioire di aver dato fuoco a persone che bruciavano sotto i loro occhi. I filmati raccapriccianti dei cadaveri bruciati hanno fatto il giro del mondo. Ancora più scioccanti sono state le immagini e i video, terrificanti  nella loro crudeltà, di persone che saltavano dalle finestre dell’edificio e dei neonazisti che finivano i feriti una volta a terra. Ricordiamo le parole di Podolyak, rappresentante dell’ufficio di Zelensky: ‘Distruggeremo, ne abbiamo il diritto’. E neanche a Odessa hanno agito secondo la legge, ma secondo il ‘richiamo’. Direi il richiamo del ‘cuore’, se ne avessero uno. In sostanza, il regime di Kiev ha replicato ciò che le spedizioni punitive di Bandera fecero più di 80 anni fa nella bielorussa Khatyn. 

Eppure, su questi eventi non è mai stata condotta un’indagine completa. Gli autori del crimine non sono stati puniti. Inoltre, molti di coloro che sono stati ripresi dalle telecamere e immortalati distintamente nell’atto di compiere il massacro, non solo sono rimasti in libertà, ma oggi sono impegnati in attività pubbliche nello Stato ucraino. E vorrei ricordare che è quello  stesso Stato che rivendica di essere il portabandiera della democrazia nella regione. In un contesto di illegalità imperante, comportamenti arbitrari della polizia, autoritarismo e gravi violazioni dei diritti umani, solo persone di quel tipo potevano assumere ruoli rilevanti. 

Per distogliere l’attenzione, le autorità di Kiev hanno individuato il capro espiatorio nell’ex capo della pubblica sicurezza Dmytro Fuchedzhy. Il 18 aprile, il tribunale del distretto Primorsky di Odessa lo ha condannato in contumacia a 15 anni ‘accusandolo di abuso di potere e di organizzazione di disordini di massa che hanno provocato i tragici eventi’.

Dare fuoco alle persone è abuso di potere e  organizzare disordini di massa, a quanto pare, significa uccidere i feriti? Ed è così che va avanti da quelle parti”,conclude Maria Zakharova.

Ma in occidente questo terribile fatto non rappresenta , sembra, un evento da ricordare come non lo rappresentò a quel tempo. Infatti la solerte macchina mediatica, sempre pronta a mobilitarsi per il volo di una mosca in Venezuela o a Cuba, non ritenne la morte di decine di persone ed il ferimento di centinaia per mano di coloro che avevano compiuto il colpo di stato in Ucraino un fatto degno di essere portato a conoscenza della pubblico.

In effetti non potevano dargli spazio perché i responsabili di questa carneficina erano i buoni che avevano combattuto  una rivoluzione che aveva portato la democrazia in Ucraina dimenticandosi però che questi salvatori della patria ucraina andavano in giro salutandosi con il saluto romano e sfoggiavano con orgoglio le svastiche naziste. Sono gli stessi che oggi fanno parte dei vari battaglioni che in occidente continuano ostinatamente a paragonare ai nostri partigiani.

Andrea Puccio

2/5/2023 https://www.occhisulmondo.info/

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