Nucleare, repressione dura e scontri in Francia

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Poche sere fa in Francia ci sono state un’ottantina di manifestazioni davanti alla prefetture, ai comuni e nelle piazze principali dopo che fin dalle prime ore dell’alba 500 poliziotti avevano sloggiato manu militari l’ultima cinquantina di attivisti accampati nella zone à défendre (Zad) del bosco di bois Lejuc a Bure, dove gli antinucleari e gli anarchici protestano da due anni contro l’installazione di un sito di interramento di scorie nucleari – il centre industriel de stockage géologique (Cigéo) – e La Gendarmerie National ha spiegato che «Sotto l’autorità del prefetto della Meuse, une operazione condotta dalla Gendarmerie è ha mirato a mettere fine all’occupazione illegale del Bois-Lejuc, sito destinato al progetto di interesse nazionale Cigéo, situato a nord del comune di Buer».

Il ministro degli interni francese Gérard Collomb ha sottolineato che «Il progetto Cigéo è di interesse nazionale. Abbiamo agito per far rispettare una decisione della giustizia. E a questo titolo tengo a complimentarmi per la professionalità delle forze della Gendarmerie che sono intervenute all’alba».

La coalizione Réseau “Sortir du nucléaire“ ha subito detto che «il governo non vuole una Notre Dame-des-Landes bis (il progetto di mega aeroporto saltato per l’opposizione di cittadini e associazioni). Alle 6,25 è stato dato il colpo di avvio dell’espulsione della Zad di chi protestava contro il progetto di sito di interramento delle scorie nucleari Cigéo nel bosco di Lejuc de Bure (Meuse). Un’operazione che sarà difficile realizzare sul sitro vicino a Nantes, ma che significa un ristorno all’ordine per il ministro degli interni». Durante l’operazione della Gendarmeria, Collomb ha dichiarato:«Non vogliamo più che in Francia ci siano dei luoghi di non-diritto». Alla fine 500 gendarmi hanno evacuato, non senza problemi, una cinquantina di attivisti mobilitati contro questo sito gestito dall’Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs (Andra).

Molto dura la reazione di Greenpeace France che, dopo aver ricordato il suo sostegno «a ogni forma di lotta non violenta degli oppositori al progetto Cigéo», ha denunciato che «Ancora una volta, la scelta del nucleare è oggi sinonimo di risposta con la forza. Greenpeace France condanna ogni metodo violento e ogni forma di repressione delle voci che si oppongono a tali progetti. Greenpeace France si oppone categoricamente al progetto di interramento delle scorie nucleari a Bure o altrove, eredità avvelenata per le generazioni future per centinaia di migliaia di anni. Chiediamo al governo e all’Andra di rivedere i loro progetti, smettendo di produrre scorie nucleari attraverso l’uscita dal nucleare e studiando altre opzioni per lo stoccaggio. Greenpeace France ricorda che lo stoccaggio confinato, in superficie, delle scorie esistenti costituisce un’alternativa meno rischiosa e almeno reversibile».

Réseau “Sortir du nucléaire“ fa notare che il blitz è avvenuto lo stesso giorno della visita in Meuse e Haute-Marne del sottosegretario alla transizione ecologica e solidale, Sébastien Lecornu, e dice che «Questa sarebbe la concezione del “dialogo” e della “concertazione” del governo, che impone un progetto con la forza. mettendo fine a una contestazione ampiamente giustificata».

Ma nel mirino di ambientalisti e antinucleari c’è soprattutto il ministro alla transizione ecologica e solidale Nicolas Hulot, ex esponente di Europe Écologie-Les Verts: sui social network circolano le sue foto alle manifestazioni anti- Cigéo e qualcuno ricorda quando diceva che «Non si può imporre un progetto come questo con la forza».

In un comunicato congiunto, Asodedra, Burestop55, Bure Zone Libre, Cedra52, Eodra, Habitants vigilants de Gondrecourt-le-Château, Mne, Mirabel Lne e gli Hiboux de Bure, parlano di «Espulsione illegale da Bois Lejuc e metodi intollerabili! Ancora una volta, il governo preferisce l’opacità e la forza al dialogo».

Secondo le associazioni, «Il governo invia un segnale destestabile e molto inquietante quanto alla sua concezione della concertazione. E’ così che si pratica la democrazia? Da una parte visite diplomatiche, promesse di lavoro e di sviluppo nucleare e, simultaneamente, brutalità e repressione verso un’opposizione ogni giorno più sostenuta? Il progetto Cigéo è uno dei più rischiosi e azzardati che ci siano, l’hanno confermato recentemente gli organismi ufficiali incaricati della sicurezza».

La associazioni attaccano il ministro Hulot che, quando ha sentito dagli oppositori per capire quale era sul campo, ha più volte assicurato di «privilegiare il dialogo all’utilizzo della forza e della brutalità», come aveva confermato nel 2017 di fronte all’Assemblée nationale. «Bella dimostrazione di lingua biforcuta!», dicono gli antinucleari!

Intanto Réseau “Sortir du nucléaire“ ha presentato una denuncia per violazione di domicilio per delle perquisizioni della Gendarmerie a Bure. I poliziotti hanno fatto irruzione con la forza nella Maison de Résistance di Bure, e «Fracassando le porte e le finestre, hanno costretto brutalmente le persone che si erano rifugiate lì a uscir». Poi, denunciano gli antinucleari, la Gendermarie ha fatto altre perquisizioni senza mandato e ha arrestato arbitrariamente alcune persone.

Il movimento antinucleare francese non molla e sta preparando manifestazioni di protesta in tutta la Francia per l’11 marzo, il settimo anniversario della tragedia nucleare di Fukushima. Réseau “Sortir du nucléaire“ sottolinea che «Il Giappone non sa più che fare delle sue montagne di scorie e i reattori incidentati continuano a sversare nell’ambiente la loro pericolosa radioattività. Intanto, le autorità organizzano il ritorno degli abitanti nelle zone contaminate, come se questo permettesse di fare tabula rasa del passato, Una tale scelta non può che accrescere inesorabilmente il numero delle vittime».

Ma il nucleare francese non sembra messo meglio: l’industria nucleare è travolta dagli scandali, incidenti a ripetizione, malfunzionamenti, falsificazione di dossier e dissimulazione di anomalie… Di fronte a tutto questo il gigante nucleare francese EDF non trova di meglio che chiedere il prolungamento della durata di vita dei reattori a 50 anni e addirittura a 60. E Réseau “Sortir du nucléaire“ accusa il governo di Emmanuel Macron di proseguire nella sua ritirata: «Invocando il “realismo”, Nicolas Hulot ha abidicato sulle scadenze di riduzione della quota nuclearee. Eppure, sono gli enormi investimenti nel nucleare che impediscono lo sviluppo di alternative! Persino i lavoratori nucleari non si fidano più dei loro strumenti e sono sorpresi che un incidente non si sia ancora verificato in Francia».

27/2/2018 www.greenreport.it

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