Obbligo vaccinale, obbligo al greenpass e CGIL


Da ciò che trapela dai giornali pare proprio che per l’ennesima volta la Cgil si appresti a capitolare ai voleri di Confindustria e governo. Sul tema greenpass infatti emerge che,  nonostante la posizione inizialmente contraria della cgil sulla sua applicazione in mense e luoghi aziendali, probabilmente passerà la linea del padronato che ne vuole l’utilizzo obbligatorio pena la sospensione dal lavoro (e conseguente licenziamento). La solerzia e premura con cui Confindustria vuole tutelare la salute dei lavoratori tramite il greenpass è davvero commovente. A pensare male pare una attenzione piuttosto interessata dato che secondo l’inail ben l’87% delle aziende ispezionate non rispetta le norme più elementari sulla sicurezza e/o contrattuali dei lavoratori (I risultati si vedono con l’aumento esponenziale di infortuni e morti sul lavoro da inizio anno).

È chiaro che il passaporto verde è solo un espediente per vedere garantita la continuità produttiva, avere uno strumento di controllo che viola la privacy dei lavoratori ed avere una clava da poter utilizzare per fare un po’ di piazza pulita tra il personale, soprattutto se con patologie e dunque poco produttivo.
Proprio per questo risulta ancora più grave il cedimento sindacale. Inoltre va evidenziato come questo provvedimento cela anche un ulteriore inganno. Infatti non si impone l’obbligo vaccinale per legge, bensì l’obbligo al greenpass attraverso un accordo sindacale…e decisamente non è affatto la stessa cosa.

Sull’opportunità o meno dell’obbligo vaccinale credo che ancora una volta Crisanti abbia detto le cose più sensate. Se a fine ciclo vaccinale il numero dei non vaccinati “per scelta” fosse ingente allora l’obbligo avrebbe un senso. Tuttavia ad oggi non pare questo lo scenario. Ormai oltre l’80% della popolazione vaccinabile ha fatto almeno la prima dose e la percentuale è destinata a crescere dunque non parrebbe esserci una emergenza tale da giustificare un tale provvedimento. 

La Cgil si è espressa aprioristicamente per l’obbligo. Posizione a mio avviso sbagliata per quanto sopra. Tuttavia è bene chiarire che negli incontri di questi giorni tra le parti sociali NON si sta parlando di obbligo vaccinale, perciò NON si dica che sta passando la linea del sindacato. Al contrario! Ciò che si vuole imporre è, lo ripeto, l’utilizzo del greenpass come richiesto fin dall’inizio da Confindustria. Dunque non si parla di un provvedimento di legge di cui il governo si assumerebbe tutte le responsabilità politiche e soprattutto giuridiche, bensì un accordo sindacale che scarica tutti i rischi e le responsabilità sul singolo lavoratore e dà all’azienda un ulteriore strumento di coercizione e controllo. Che la discussione poi non solo si stia concentrando su chi deve pagare i tamponi ma veda come possibile soluzione l’intervento del pubblico anziché il pagamento da parte delle aziende stesse risulta davvero essere la ciliegina sulla torta di una vittoria padronale su tutti i fronti. I padroni impongono, la collettività (cioè i lavoratori) paga.
La Cgil rompa questo tavolo farsa e non si renda corresponsabile di questo ennesimo colpo ai diritti ed alla dignità dei lavoratori. 

La Cgil non firmi alcun accordo sull’applicazione del greenpass e rimanga coerente con la sua posizione iniziale di contrasto a questo strumento bieco, discriminatorio e soprattutto inutile dal punto di vista sanitario.

Paolo Brini

sindacalista della Fiom Modena.

Componente della Banda Popolare dell’Emilia Rossa

7/9/2021

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