OCCIDENTALIS K’ARMA

OCCIDENTALIS K’ARMA
(foto scattata all’orfanotrofio a Luhans’k – maggio 2017)

La guerra toglie le parole, ti lascia furiosa. E, invece, bisogna trovare il coraggio della parola, anche di quelle parole che non vuole ascoltare nessuno. Eschilo ci ha insegnato che la prima a morire in guerra è la verità. E non è un caso che, quando siamo stati in #Donbass con la Carovana antifascista del 2017, la cosa che ci dicevano più spesso è “tell the truth”.
La guerra è iniziata 8 anni fa in Donbass. Ha già mietuto oltre 14.000 vittime. Ma quelle morti non interessano nessuno, non sono “occidentali”. E quindi non hanno mai occupato le aperture dei TG, non commuovono l’opinione pubblica.

A me invece sono rimasti stampati negli occhi gli sguardi dei bambini e delle bambine incontrate negli orfanotrofi del Donbass. Lì abbiamo portato medicine e giocattoli. Per questo il Min. degli Esteri ucraino ha minacciato di chiedere la nostra estradizione, processo per terrorismo and so on.
Così come non dimentico i racconti di quanto accaduto ad Odessa, sindacalisti bruciati vivi da neonazisti. Che no, purtroppo non sono un’invenzione. Ma una parte integrante del processo iniziato con “l’Euromaidan”, nel silenzio complice dell’Ue.
Anzi: con la partecipazione di eurodeputati socialisti alle parate, con accordi di libero-scambio, liberalizzazione dei visti. Sui banderisti, sulla strage di Odessa, sulla brigata Azov, silenzio. In nome della svolta “occidentalista”

Se giunti a questo punto del post vi state chiedendo “ma allora stai con Putin? giustifichi l’invasione?” et similia vi rispondo che OVVIAMENTE NO, che considero criminale il progetto neozarista di Putin, che non sono mai stata campista in vita mia e che sono femminista e contro Putin abbiamo organizzato manif a Roma. Ma vi ricordo anche che quando manifestavamo per la pace in Iraq e nell’Ex Yugoslavia erano i supporter della Nato a chiederci se stavamo con Milosevic o Saddam. Oggi questa domanda te la fanno anche compagne e compagni.
E quindi non smetterò di considerare l’estensione della Nato a Est come parte del problema e non della soluzione, di denunciare le presenze neonaziste e banderiste nel processo di atlantizzazione dell’Ucraina. Non togliamoci le parole.

E non mi arruolerò neanche questa volta in un campo: quello dell’eurocentrismo che dilaga e dei superiori “valori dell’Occidente”.
Il segretario del Pd Letta oggi ha salutato la nascita dell’Europa geopolitica: una Europa in cui i profughi vengono accolti se sono bianchi, in cui si può tranquillamente dire che “questi sono morti europei”, non come quelli in Afghanistan e in Siria. Un’Europa in cui (giustamente) si accolgono i profughi ucraini, mentre si continuano a respingere donne e uomini in quei paesi che Letta ringrazia (Polonia e Ungheria tra questi), sulla rotta balcanica, in mare.

Quanto accaduto oggi nel Parlamento europeo e italiano è di fatto l’approvazione di una risposta militare all’invasione russa. E per di più fatta citando l’art.11 della Costituzione e l’art.51 della carta delle Nazioni Unite. Letta ha detto testualmente che bisogna “afferrare il conducente al suo volante” e che non faremo come i caschi blu a Srebrenica. Forse vuole ritornare ai tempi delle bombe NATO su Belgrado. L’atlantismo dem non conosce limiti.
Manifestare contro la guerra oggi significa anche manifestare contro l’invio di armi e soldati, contro l’invasione dell’Ucraina e contro l’estensione della Nato, per il disarmo.
Ripudiamo tutte le guerre.
Che le bambine e i bambini possano tornare a giocare, tutte e tutti.

Eleonora Forenza

2/3/2022 http://www.rifondazione.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *