P.A.: sotto la riforma, l’enfasi. Domani sciopero Usb. > Il Prc appoggia lo sciopero indetto da Usb. Roberta Fantozzi, responsabile nazionale Lavoro di Rifondazione Comunista, dichiara: «La “riforma” della Pubblica Amministrazione presentata dal governo Renzi non ha niente a che vedere con un progetto di riqualificazione e rilancio della pubblica amministrazione e continua invece con la logica della riduzione del perimetro pubblico, del taglio di servizi e diritti dei cittadini. Non si affronta in nessun modo la necessità di stabilizzare i quasi 300.000 precari (di cui oltre 80.000 con contratti in scadenza) che garantiscono servizi essenziali a fronte del taglio di 250.000 posti di lavoro negli ultimi 5 anni, in una pubblica amministrazione che è tra le più sottodimensionate d’Europa. Demansionamento e mobilità obbligatoria entro 50 km sono le soluzioni per tutte le lavoratrici e i lavoratori che a seguito dei tagli e degli accorpamenti previsti, saranno dichiarati in esubero. Si ampliano i dirigenti esterni a chiamata a scapito di chi entra attraverso concorso pubblico. Si tagliano del 50% i permessi sindacali, compresi quelli delle RSU. Il tutto mentre prosegue il blocco della contrattazione. Per questo saremo in piazza il 19 giugno, contro scelte che non fanno altro che continuare con le politiche liberiste di attacco al welfare e al lavoro».

Sotto la riforma della pub­blica ammi­ni­stra­zione, c’è solo l’enfasi e pochi con­te­nuti, sostiene la Cgil. Per l’Unione Sin­da­cale di Base (Usb) la riforma del mini­stro Marianna Madia — com­po­sta da oltre 50 arti­coli e argo­menti deci­sivi quali il ricam­bio gene­ra­zio­nale, turn-over, mobi­lità per gli inca­ri­chi diri­gen­ziali e taglio dei per­messi sin­da­cali — è «un attacco vio­lento» con­tro i dipen­denti pubblici.

Per con­tra­starla domani l’Usb ha dichia­rato uno scio­pero gene­rale di 24 ore e scen­derà in piazza in 13 città, da Torino a Cagliari, pas­sando per Milano, Napoli e Roma (cor­teo alle 10 dapiazza della Bocca della verità a piaz­zetta Vidoni, sede del ministero).L’obiettivo è sol­le­ci­tare la ria­per­tura dei con­tratti eco­no­mici; la sta­bi­liz­za­zione dei pre­cari, con­tra­stare la «mobi­lità sel­vag­gia» dei dipen­denti pur­ché nell’ambito dei 50 chi­lo­me­tri dalla sede di lavoro e il deman­sio­na­mento in deroga ai con­tratti. Si chiede inol­tre la rein­ter­na­liz­za­zione dei pre­cari e dei ser­vizi. Tutti ele­menti che man­cano nella riforma annunciata.

Dopo il ferale annun­cio di venerdì scorso da parte del governo Renzi, i sin­da­cati con­fe­de­rali hanno letto le carte, spa­rato qual­che cannonata,rivelando cri­ti­che e molta insod­di­sfa­zione. Ma sono pronti ad affron­tare i pro­blemi al tavolo.Dall’altra parte, non passa giorno che il governo respinga le loro cri­ti­che, sol­le­ti­cando il senso comune cre­sciuto sulla reto­rica del merito con­tro i «fan­nul­loni» del pub­blico impiego. Il mini­stro Madia, ieri all’Unità ha detto che i sin­da­cati le hano rivolto «cri­ti­che inge­ne­rose»: a suo avviso nella riforma non ci sarebbe «una norma con­tro i lavo­ra­tori e non ci sono esuberi».

La mobi­lità entro i 50 chi­lo­me­tri «la fac­ciamo pro­prio per evi­ta­rer tagli del per­so­nale». Su quella dei diri­genti, pila­stro degli annunci dell’esecutivo, deci­derà una «com­mis­sione super par­tes». Sulle loro nomine «ci sarà un con­corso unico» non più gestito dai sin­goli ministeri.Quanto alla pro­messa dell’assunzione di 15 mila per­sone, Madia ha risco­perto la prudenza.

Sa bene che non ci saranno assun­zioni, o saranno pochis­sime, e ha messo da parte l’enfasi con­te­nuta negli annunci del governo: «Numeri certi non ce ne sono e a me non piace dire bugie. Le varie misure pos­sono avere delle pla­tee potenziali».

Più che all’enfasi di un testo fan­ta­sma, («lo stiamo scri­vendo» ha detto ieri a «Ottoe­Mezzo» il sot­to­se­gre­ta­rio Angelo Rughetti al segre­ta­rio Cgil Camusso) ai sin­da­cati si oppon­gono al taglio del 50% dei distac­chi e vogliono riav­viare il con­tratto fermo al 2009, deci­sione che per­met­te­rebbe ai dipen­denti pub­blici di recu­pe­rare il potere di acquisto.

Sono infatti cin­que anni che lo Stato si finan­zia anche gra­zie ai loro sti­pendi, tra i più bassi d’Europa. «Sono misure puni­tive — ha detto ieri Michele Gen­tile, respon­sa­bile dei set­tori pub­blici della Cgil a Radio arti­colo 1- La mini­stra Madia non ha letto bene il suo decreto: con que­ste misure il governo vuole asser­vire l’amministrazione alla politica».

Risul­tano più chiare le parole di Renzi con­tro la buro­cra­zia che impe­di­sce, a suo avviso, l’applicazione delle riforme. Una tesi di qual­che suc­cesso, oggi. Il potere ese­cu­tivo vuole cen­tra­liz­zare le deci­sioni, con quali esiti si vedrà. Per i sin­da­cati, quello del Pd è invece un attacco alla demo­cra­zia, oltre che uno show-down con­tro i «corpi inter­medi» di sapore neo-thatcheriano. «Ricordo — ha aggiunto Gen­tile — che i per­messi che si vuole tagliare sono dei lavo­ra­tori, non delle loro organizzazioni».

I con­fe­de­rali hanno chie­sto un tavolo di con­fronto «ma il governo sem­bra dire fac­cio una riforma ma non voglio discu­tere con nes­suno» ha ammesso Gen­tile. L’Usbdenuncia la tra­sfor­ma­zione neo­li­be­rale dello Stato: «L’obiettivo è can­cel­lare i diritti, il Wel­fare e i ser­vizi. La P.A. è ridotta a spor­tello per le imprese. Con il con­tratto bloc­cato le retri­bu­zione di 3,3 milioni di lavo­ra­tori sono tor­nate a 30 anni fa».

Ro. Ci.

18/06/2014  www.ilmabifesto.it

 

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