Pandemia, conflitto e partecipazione

Il termine pandemia si riferisce ad un contagio che si diffonde su scala globale, è questo il caso della pandemia denominata Covid 19 il cui agente patogeno è il virus Sars-Cov-2. Poiché sugli effetti, sui diversi risvolti che la pandemia ha nelle società in cui si diffonde, vale a dire tutte le società e le regioni del globo, da questo carattere globale vogliamo partire. Ricostruire la cronaca della sua diffusione dal suo primo manifestarsi sarebbe possibile, realizzando una sinossi di tutti le notizie, le cronache, i report delle autorità, delle strutture sanitarie, sarebbe possibile, la rete lo rende possibile e forse esiste un lavoro di tal genere. Tuttavia anche senza attingere alla totalità delle informazioni possiamo delineare alcune caratteristiche salienti che sono utili per portare avanti alcune riflessioni.

Possiamo dire senza timore di smentita che il fenomeno di cui stiamo trattando ha impattato violentemente i rapporti sociali e le attività economiche a tutti i livelli, determinando quella che possiamo definire -innanzitutto a livello globale- come una emergenza, vale a dire un deviare di tutti i processi sociali, una rottura di continuità rispetto all’andamento che essi avevano prima dell’evento in questione, il suo carattere ‘disruptive’ -termine inglese molto efficace che non ha un equivalente italiano altrettanto efficace- ci ha allontanato rapidamente dalla normalità precedente, senza attribuire a questa normalità alcun valore positivo in quanto normale.

La straordinarietà, la novità assoluta per tutte le diverse classi generazionali che si sono trovate e vivere questa congiuntura straordinaria, i suoi effetti e le misure che i governi hanno preso per contenere e ridurre la diffusione del contagio, hanno mutato il rapporto tra governi e governati, hanno mutato radicalmente il contesto in cui si creavano e si esprimevano gli orientamenti politici, l’aggregarsi del consenso, l’esprimersi dei conflitti sociali. Questo è accaduto da subito sia nel caso in cui i governi avessero un atteggiamento negazionista come nel caso di Bolsonaro in Brasile o di Trump negli Usa -con una perdita di consenso in seguito al diffondersi catastrofico del contagio- sia che intervenissero in maniera drastica a limitare mobilità, aggregazione e relazione sociale ‘in presenza’ per controllare il contagio, con tutte le conseguenze del caso sui livelli e la qualità della vita delle popolazioni.  C’è chi ha formulato l’ipotesi che senza la pandemia forse Trump non avrebbe perso le elezioni presidenziali americane.

Questo carattere di emergenza globale va sottolineato per sottrarsi al dibattito provinciale che nel nostro paese a coinvolto illustri pensatori, che non hanno saputo alzare lo sguardo- solitamente orientato esplorare orizzonti lontani- sulla globalità del fenomeno in questione.

Sin dalle sue prime manifestazioni gli effetti della pandemia si sono differenziati secondo le risorse a disposizione, dei sistemi sanitari, della struttura sociale e delle condizioni ambientali, delle strategie di contenimento messe in campo e ha profondamene modificato a sua volta quelle condizioni1. La provincia di Bergamo, la Lombardia nel suo insieme hanno realizzato un molto discutibile primato mondiale in termini di incidenza del contagio ed effetti letali, negli USA la città di New York è stata il luogo di un analogo massacro2 e fu l’epicentro del diffondersi del contagio negli USA:

Approximately 203,000 cases of laboratory-confirmed COVID-19 were reported in NYC during the first 3 months of the pandemic. The crude fatality rate among confirmed cases was 9.2% overall and 32.1% among hospitalized patients. Incidence, hospitalization rates, and mortality were highest among Black/African American and Hispanic/Latino persons, as well as those who were living in neighborhoods with high poverty, aged ≥75 years, and with underlying medical conditions.”

L’India è un esempio particolarmente significativo delle conseguenze dello svolgersi della pandemia nelle sue diverse fasi. Drammatiche sono state le condizioni in cui è avvenuto l’esodo di milioni di lavoratori precari dalle maggiori città indiane verso i villaggi di origine che morivano di fame o di malattia lungo il cammino.3. Negli ospedali con la diffusione della seconda ondata sono  venute a mancare le forniture di ossigeno per gli ospedali4 benché l’India sia uno dei maggiori produttori di ossigeno compresso..[India Covid e mutamenti nel mercato del lavoro]. LA mancanza di ossigeno, la cui somministrazione è un fattore critico per salvare pazienti in gravi condizioni, ha colpito atri paesi come l’Egitto, nonostante il tentativo di nascondere questa realtà da parte dei governi5. Il contesto indiano è caratterizzato da una crescente diseguaglianza sociale che la pandemia non fa che aggravare6 come peraltro nel resto del mondo. Il settore dell’economia informale conta, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro 400 milioni di persone. Nel 2019 il 14,5% della popolazione -195 milioni di persone- erano malnutrite. Le conseguenze del Covid-19, nel contesto sociale e demografico indiano-sotto la spinta della variante delta che qui ha avuto origine- si potranno essere particolarmente gravi nel lungo periodo sulla salute di 375 milioni di bambini e ragazzi7, da zero a quattordici anni, definiti come la ‘pandemic generation’.

Il Brasile del negazionista Bolsonaro ha conosciuto nelle sue città in particolare a Manaus un livello di contagio tale da far pensare di aver raggiunto l’immunità di gregge8, dando origine ad una variante.

Sul piano globale le diseguaglianze sono accentuate dalla campagna vaccinale che procede nei paesi sviluppati, mentre una parte importante dell’umanità ne resta esclusa9.  Anche in questo caso un esempio vale mille discorsi, l’Indonesia con 68.620.908 dosi somministrate ha vaccinato il 18% della popolazione, vaccinazione completata solo per il 7,7%. D’altra parte i paesi più ricchi hanno prenotato il doppio di dosi necessarie a coprire le proprie esigenze e vengono redistribuite solo quando si avvicina la data di scadenza. Secondo le valutazioni di ricercatori raccolte da Nature i paesi più poveri saranno raggiunti non prima del 202310, per vaccinare il 70% della popolazione mondiale sono necessarie 11 miliardi di dosi. Sino ad ora 80% delle dosi è andata ai paesi a alto e medio reddito, solo 1% degli abitanti dei paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose11.

Oltre all’accaparramento delle dosi, sono state prese misure per evitare l’esportazione di vaccini o sostanze necessarie alla loro produzione. A febbraio l’India dove 6 su 10 sul totale globale delle dosi sono prodotte ha ordinato di bloccarne l’esportazione. L’iniziativa COVAX, promossa dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per distribuire i vaccini ai paesi poveri, ha acquistato 2,4 miliardi di dosi, ma al 2 luglio COVAX ha consegnato 95 milioni di dosi. La tempistica, come abbiamo imparato in questi mesi, è essenziale per contrastare efficacemente lo sviluppo della pandemia. L’OMS chiama i paesi aderenti a promuovere la vaccinazione di almeno il 10% della popolazione entro settembre con uno sforzo (drive to December) di raggiungere almeno il 30% entro la fine dell’anno. Un esempio, una parte sostanziale dei 9 milioni di osi che la Gran Bretagna dovrebbe donare ai paesi poveri nelle prossime settimane scadranno entro settembre. Dr Ayoade Alakija, co-presidente della Africa Union Vaccine Delivery Alliance ha dichiarato al Telegraph che la prossimità della data di scadenza delle dosi andrà a detrimento degli sforzi di contenimento della pandemia.

I vaccini sono il dispositivo fondamentale, non l’unico ovviamente, per determinare lo sviluppo della pandemia con tutte le conseguenze connesse. In realtà la realizzazione, produzione e distribuzione dei vaccini rispecchia fedelmente la mappa, la struttura economica e sociale del globo. Costituiscono un dispositivo essenziale del rapporto dialettico che si è instaurato tra andamento della pandemia e trasformazione sociale.

Le società di Big Pharma, che hanno vinto la gara della realizzazione dei vaccini, hanno accresciuto ulteriormente il livello dei profitti, già alto per la struttura oligopolistica del mercato, il rapporto di forza è talmente a loro favore che si sono permesse di alzarne da qualche giorno il prezzo imposto agli stati. Questo è il nodo che deriva storicamente dal mancato intervento pubblico che si è limitato a finanziare la ricerca di Big Pharma, in assenza di una struttura pubblica di ricerca e produzione. La privatizzazione e la concentrazione in poche società e paesi delle capacità di ricerca e realizzazione dei vaccini – come di qualsiasi farmaco innovativo e dell’assistenza sanitaria- con la protezione dei brevetti che impediscono anche la estensione delle linee di produzione, è alla base della situazione che abbiamo descritto e che lascia gran parte dell’umanità indifesa, da cui deriva la minaccia per l’umanità intera dello sviluppo di nuove varianti, come è successo per la gamma (brasiliana) e la delta (indiana).

L’emergenza, così possiamo sinteticamente definirla, da Covid è una realtà a livello mondiale che, come esalta diseguaglianze e contraddizioni sociali, mette sotto tensione le contraddizioni politiche, dei sistemi di governo. Dai provvedimenti di lockdown, di limitazione drastica delle libertà di movimento, sino alle campagne di vaccinazione ed ai vincoli che progressivamente ne derivano in diversi paesi, nasce il problema di legittimazione delle autorità che impongono provvedimenti ed organizzano campagne e quindi dell’accettazione più o meno pacifica dei loro provvedimenti. Il posizionamento dell’opinione pubblica segue in parte i propri orientamenti politici ed il posizionamento dei propri referenti di partito, tuttavia emerge anche come fattore discriminante il grado di comprensione del modo con cui si sviluppa il contagio, opera il virus, agiscono i vaccini. In buona sostanza la discussione che avviene ad principalmente sui social media testimonia del basso grado di alfabetizzazione scientifica, la mancanza di processi efficaci di condivisione delle conoscenze, in tutti gli ambiti della società, in tutte le fasi della vita.

Il rapporto triangolare tra cittadini, governo ed esperti, detto in estrema sintesi non funziona; la comunicazione pubblica in cui si sono alternati esperti di vario genere e responsabili politici è stato lo specchio di un circuito inesistente di trasmissione delle conoscenze e delle informazioni in situazioni di emergenza che certo non si può improvvisare. Ben oltre i ruoli istituzionali è la trama complessa dei rapporti sociali, dei reciproci rapporti tra soggetti sociali in tutti gli ambiti, che fatica a veicolare conoscenza, ad alimentare un confronto pubblico. Manca una rete, una struttura stratificata di soggetti, di ruoli che mediano tanto la partecipazione politica quanto il confronto, l’acquisizione e la verifica condivisa di conoscenze. Una società quasi totalmente disintermediata che si affida a comunicazioni e ragionamenti brevi, a prese di posizione immediate e contagiose lungo le linee dei social media, isola e delegittima qualunque decisione di chi governa, in un circolo vizioso che si alimenta, di decisione in decisione, alimenta in luogo di un pensiero critico la retorica della casta. La campagna di vaccinazione, che pure ha convinto nel  nostro paese una maggioranza della popolazione, vede la resistenza di una parte importante di chi ancora non si è vaccinato; l’introduzione del cosiddetto Green Pass, come dispositivo necessario per la libera circolazione delle persone, peer un verso ha aumentato di molto l’adesione alla campagna vaccinale, ma anche suscitato, oltre ad una legittima discussione nel merito sia di principio che nella sua praticabilità, una saldatura di chi lo critica con le posizioni di chi nega la realtà della pandemia e afferma la pericolosità del vaccino che inquadra nel contesto di un complotto globale, contesto nel quale una legittima cultura del sospetto si trasforma in fantasie complottarde. Qualcosa ne dice marco Revelli su il Manifesto12. La situazione non è propria solo del nostro paese, Negli Stati Uniti Texas e Florida, guidati da governatori repubblicani su posizioni trumpiane, negazioniste, ostili ad ogni dispositivo di prevenzione del contagio che limiti le libertà personali, contano da soli un terzo dei casi contagio di tutta la nazione. In questo momento la campagna di vaccinazione promossa dal governo federale trova l’ostacolo di uno zoccolo duro composto anche della parte più giovane della popolazione che esita o si oppone e comunque si astiene dal vaccinarsi.

La mancanza in Italia di quella rete complessa di condivisione della conoscenza e di partecipazione politica si manifesta  nella mancanza di ruoli, di soggetti di mediazione continua, di organizzazione formale/informale del confronto e del dibattito pubblico, mentre si esalta il ruolo episodico di esperti, il carattere sensazionalistico grazie alla contrapposizione delle opinioni; non integrano competenze  disciplinari diverse, pratica necessaria per una comprensione della realtà dal punto di vista economico, sociale, scientifico, tecnologico, amministrativo e politico.  Colpisce, ma non stupisce più di tanto che illustri e meno illustri intellettuali e comunque esperti non si siano sentiti responsabilizzati e non si siano coinvolti in un confronto, in una attività tanto necessaria quanto faticosa di formazione di una cittadinanza informata, responsabile resa capace di partecipare alla costruzione di decisioni, costruendo consenso attraverso confronti e conflitti, in un processo di apprendimento continuo. La retorica della formazione continua che ci viene propinata quotidianamente, in particolare in occasione delle crisi aziendali che mettono sul lastrico migliaia di lavoratori, nasconde una ben misera realtà. La miseria del ruolo degli ‘intellettuali’ -cosiddetti- nella società dell’informazione e della conoscenza, così come noi la conosciamo e la sperimentiamo nel nostro paese, che non amano mettersi in discussione in un confronto continuo, nel faticoso lavoro di alfabetizzazione culturale.

In un paese dove il conflitto sociale, se non ridotto ai minimi termini, è totalmente parcellizzato e dove la partecipazione politica è ridotta al lumicino, la comprensione del nesso tra libertà e responsabilità individuale verso il bene pubblico, in primo luogo la salute, è decisamente scarsa, non potendosi appoggiare sulla elaborazione di esperienze significative che pure non sono mancate. La saldatura tra consapevolezza e responsabilità di chi governa, dei singoli, delle comunità e di tutte le forme possibili di aggregazione intermedia si rivela allora sempre più difficile; oggi le scelte difficili e problematiche richieste dalla difesa della salute pubblica, con i provvedimenti che si rendono necessari evidenzia il vuoto di democrazia- per sintetizzare la condizione sociale, politica e culturale del nostro paese- in cui viviamo, pre-esistente all’emergenza pandemica, a cui purtroppo ci siamo assuefatti.

Per questo ben vengano i conflitti, i confronti anche accesi, le assunzioni di responsabilità da parte di chi ci governa, se questo ci porta a richiedere partecipazione a conoscere la realtà in cui inaspettatamente sono precipitale nostre vite. In questo senso partecipazione politica, organizzazione e conflitto sociale in tutte le forme possibili devono intrecciare. Consapevoli che la lotta per la salute è possibile solo all’interno di una lotta complessiva contro le disuguaglianze e lo sfruttamento che ricomincia a riempire le piazze e le strade del nostro paese.

  1. https://www.nature.com/articles/s41591-020-1112-0 []
  2. https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/69/wr/mm6946a2.htm []
  3. https://www.nytimes.com/2021/04/14/world/asia/india-covid-migration.html []
  4. https://www.nytimes.com/2021/06/28/world/asia/india-coronavirus-oxygen.html https://www.nytimes.com/2021/04/23/world/asia/india-covid-oxygen-hospitals.html []
  5. https://www.nytimes.com/2021/01/18/world/middleeast/egypt-hospital-oxygen-covid.html []
  6. https://thediplomat.com/2020/09/indias-rich-prosper-during-the-pandemic-while-its-poor-stand-precariously-at-the-edge/ []
  7. https://thediplomat.com/2021/03/covid-19-threatens-to-waste-indias-demographic-dividend/ https://www.cseindia.org/the-pandemic-will-leave-375-million-children-with-long-lasting-health-and-economic-10703 []
  8. https://www.nytimes.com/2021/03/03/world/americas/brazil-covid-variant.html []
  9. https://www.nytimes.com/interactive/2021/world/covid-vaccinations-tracker.html []
  10. https://www.nature.com/articles/d41586-021-01762-w []
  11. secondo il sito che offre una informazione completa e aggiornata https://ourworldindata.org/covid-vaccinations []
  12. https://ilmanifesto.it/la-cultura-del-sospetto-come-fenomeno-pop/ []

Roberto Rosso

4/8/2021 https://transform-italia.it

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