PANDEMIA E SALUTE MENTALE

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«Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque. E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione.
Nostro compito è anche interpretarlo.
E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento. Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi.
E, alla fine, non si cambi
in un mondo senza di noi

G. ANDERS, L’uomo è antiquato, vol. II: Sulla distruzione della vita nell’epoca della terza rivoluzione industriale (1980)

Il benessere mentale è una componente essenziale della definizione di salute data dall’OMS. Gli obiettivi definiti dal piano d’azione globale 2013/2020 sono una governance e una leadership più efficaci, offerta di servizi di salute mentale e sociali completi, integrati e capaci di rispondere ai bisogni della comunità, strategie di promozione e prevenzione, rafforzamento dei sistemi informativi, raccolta di evidenze scientifiche e implementazione della ricerca.

La disomogeneità, l’inadempienza delle indicazioni dell’OMS e del Ministero della Sanità costituisce un grave rischio di non garanzia del diritto alla cura e dei diritti di cittadinanza per chi ha problemi di Salute Mentale.
Patrick Dunleavy sostiene che chi si occupa di riforme del welfare ha la tendenza ad offrire servizi di qualità peggiore a coloro i quali sono in condizioni di maggior dipendenza dall’aiuto che ricevono.

Il servizio pubblico aziendalizzato ha ridefinito i confini dell‘intervento rompendo la relazione salute-territorio attraverso accorpamenti e delocalizzazione dei servizi. Per i servizi di salute mentale questo è stato accompagnato da una rottura del paradigma culturale del l’inclusione e dalla trasformazione dei Centri Salute Mentale, polifunzionali, integrati nel territorio e deputati alla salute mentale di comunità e alla presa in cura della persona e del contesto, in ambulatori specialistici in cui vengono erogate prestazioni tecniche spesso centrate più sulla malattia che sulla persona portatrice di sofferenza.

Ma cosa è accaduto? Cosa ha trasformato il panorama dei servizi da luoghi di accoglienza di donne e uomini con il loro malessere a luoghi attraversati da un’impotenza che accomuna gli operatori ai loro utenti?

La lenta trasformazione della rete territoriale dei servizi di salute mentale è iniziata ben prima della pandemia, il rapporto della Società Italiana Epidemiologia psichiatrica segnala che in Italia dal 2015 al 2018 la dotazione di personale è diminuita del 10,4%, il numero di nuovi casi (incidenza) trattati è diminuito del 12,7% e a fronte di una diminuzione degli inserimenti in strutture residenziali è aumentato il tempo di permanenza delle persone in tali strutture.

In Piemonte i dati sono ancora più allarmanti, diminuiscono strutture territoriali e semiresidenziali e il loro personale, aumentano i posti in strutture residenziali, gli accessi in pronto soccorso e la prescrizione di farmaci antidepressivi e antipsicotici.
I dati segnalati raccontano un cambio di paradigma culturale che sposta l’asse dell’assistenza dalla comunità verso luoghi di trattamento specializzati riproponendo posti letto e cure farmacologiche invece di percorsi.

L’Associazione +Diritti, nata nel 2011 nel territorio di Settimo Torinese al fine di tutelare i diritti delle persone con sofferenza mentale, ha organizzato una serie di incontri online, per ascoltare dalla voce dei diretti interessati come la pandemia abbia inciso sul loro diritto alla cura territoriale, e come la chiusura e sospensione di interventi fondamentali per la ripresa delle persone (interventi riabilitativi, tirocini lavorativi gruppi) abbia prodotto un aumento della condizione di malessere personale e all’interno delle famiglie. Il quadro di quanto emerso dagli incontri online, che hanno visti coinvolti utenti, familiari cittadini e operatori ha portato alla stesura di una lettera che sintetizza i temi e le posizioni espresse e formula una richiesta di dialogo con le istituzioni preposte. Di seguito riportiamo integralmente il testo della lettera.

PARLIAMONE.

Il COVID ha modificato profondamente il nostro modo di accedere ai servizi. Si va solo su appuntamento, spesso a porte chiuse, stando bene attenti ad evitare le altre persone. Se questo ci tutela dal virus, ci porta d’altro canto ad essere sempre più isolati. Non ci si incontra più in sala d’attesa, dove potevamo scambiare qualche parola o anche soltanto uno sguardo di CONDIVISIONE sulla nostra comune situazione di sofferenza e difficoltà. SIAMO SOLI CON LE NOSTRE DOMANDE, I NOSTRI DUBBI.

PARLIAMONE

Questo era l’incipit che invitava le persone a partecipare all’incontro, online, organizzato dall’Associazione +DIRITTI per il 10 dicembre.

Se partivamo da riflessioni su solitudine e isolamento il confronto ha evidenziato aspetti ancora più drammatici e dolorosi:

> Emerge una disomogeneità del funzionamento dei servizi all'interno della nostra ASL. Centri diurni aperti /centri diurni chiusi. In base a quali principi, a partire da quali scelte se la direzione del dipartimento è unica? Dalle informazioni in nostro possesso non sembra che questo sia egato a un problema di spazi. Molti hanno sottolineato come Il centro diurno costituisca un punto di riferimento. Importante nelle situazioni critiche per curarsi sul territorio ed evitare di essere ricoverati. Ma importante anche nel supporto alla quotidianità e come punto di riferimento per contrastare l’isolamento. 

Azzerare l’accesso a questi Servizi, in un momento così drammatico, ci sembra molto Grave!!!

Quale è il progetto: depotenziare i Centri Diurni? Convogliare le risorse sul “Servizio Territoriale Integrato”? Non vogliamo sottovalutare l’importanza dell’intervento individuale ma la “terapia di comunità” in tutte le sue declinazioni (confronto tra persone, socialità, casa, lavoro) è la sola che porta a combattere la follia, lo stigma, l’emarginazione.
Chiediamo l’attivazione a pieno regime delle strutture semiresidenziali sul territorio con il coinvolgimento nelle attività di Esperti per Esperienza.

> L'emergenza pandemica ha ulteriormente indebolito il Sistema dei Servizi già duramente messo alla prova da anni di tagli alle strutture, al personale, alla formazione. Come documentato dall’ osservatorio GIMBE e Dalla SIEP 

Il report n 7/2019 dell’Osservatorio GIMBE (Gruppo Italiano per La Medicina Basata sulle Evidenze) si intitola: “Il Definanziamento 2010-2019 del Servizio Sanitario Nazionale “. Il titolo è esaustivo di cosa viene analizzato e descritto nel rapporto. Tra tagli e minore Entrate il SSN ha perso negli ultimi 10 anni 37 miliardi!!

Il rapporto della SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica), presentato nel Webinar del 10 ottobre 2020, entra nei dettagli dell’organizzazione e del funzionamento dei Servizi di Salute Mentale analizzano il trend nel periodo 2015 -2018:

Descrive l’impoverimento dei servizi di Salute Mentale in cui a una riduzione del personale superiore al 10%e una riduzione delle prestazioni e dei trattamenti ambulatoriali /territoriali del12,4%, si accompagna un aumento del 30 % della durata media dei trattamenti residenziali, e un aumento del 44,3% (33,6 persone ogni 1000 abitanti assumono antipsicotici) dei soggetti trattati con antipsicotici.

Quale è la direzione verso cui si muovono i servizi? Quale il modello che li ispira?
I dati suggeriscono modelli incentrati sulla sedazione della sofferenza psichica, sullo spegnimento delle emozioni e sulla esclusione/reclusione del sofferente.
Ci opponiamo a questi modelli lesivi dei diritti delle persone, non supportati da evidenze scientifiche. Che indicano come positive la centralità di: interventi orientati alla recovery e di interventi incentrati sull’analisi dei determinanti sociali di malattia.

> L’EMERGENZA PANDEMICA sarà seguita da una crisi sociale complessa, da un aumento della sofferenza psichica e da un aumento delle richieste di supporto e di cura ai Servizi.

Come si intende prepararsi a questi cambiamenti. Con quali risorse ma soprattutto con quale progettualità.
Non arrivano buone notizie nemmeno dal PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza) volgarmente detto Recovery Found :a fronte di uno stanziamento di 194,48 miliardi di euro solo 9,1 miliardi ( 4,6 % )sono destinati alla sanità. Negli ultimi giorni la quota stanziata è stata raddoppiata. Questo a testimonianza di come sia importante una partecipazione attiva dei cittadini nei confronti dei poteri decisionali. Resta sempre aperta la domanda del come verranno spese le risorse, di chi verrà coinvolto nel tavolo di progettazione e di quale percentuale verrà destinata alla tutela della Salute Mentale.

A partire da queste riflessioni Chiediamo:

. L’apertura di un Tavolo di Confronto a livello locale con la partecipazione dei referenti territoriali dell’ASL TO4 (direttore DSM, responsabili CSM, responsabili Distretti), dei referenti degli Enti Locali (Comuni, Servizi Sociali) per discutere sulle scelte portate avanti in questo periodo di COVID, e confrontarsi su nuovi aspetti progettuali per la Difesa della Salute Mentale.

. L’avvio di incontri a livello regionale con Assessorato alla Sanità e alle Politiche Sociali che preveda la partecipazione di tutte le Associazioni di utenti e famigliari presenti sul territorio.

L’Associazione +DIRITTI

Settimo T.se, 15 gennaio 2021

È importante unire le forze. È possibile aderire a questo appello sottoscrivendo la lettera, per farlo è sufficiente inviare una mail all’indirizzo associazionepiudiritti@gmail.com, indicando il proprio nome e cognome e l’intenzione di sostenere l’iniziativa Parliamone.

Pubblicato sul numero di febbraio del mensile Lavoro e Salute

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