Parlano tanto di difendere le donne da violenze e pressioni

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Di cosa parliamo quando mettiamo al centro delle nostre preoccupazioni la violenza contro le donne? Secondo un’indagine di Cittadinanza attiva, nel corso del 2016, su 30mila donne (dati Ispettorato nazionale del Lavoro) che hanno dato le dimissioni dal posto di lavoro, ben una su cinque l’ha fatto per mancato accoglimento dei figli al nido pubblico, quasi una su quattro per incompatibilità fra lavoro e assistenza al bimbo, il 5% per i costi troppo elevati per l’assistenza al neonato.

Secondo i calcoli di Cittadinanzattiva, una famiglia media italiana, con un bimbo al nido e un altro alla materna o primaria, spende al mese 380 euro – 301 euro per la retta dell’asilo e 80 euro circa per la mensa. “Le tariffe restano sostanzialmente stabili a livello nazionale negli ultimi tre anni, ma pesano molto le differenze regionali e fra i singoli capoluoghi di provincia: per i nidi si va dai 100 euro al mese di Catanzaro e Agrigento ai 515 euro di Lecco; per la mensa scolastica dai 38 euro di Barletta ai 128 euro di Livorno”.

Il Sud però, se presenta costi più bassi, ha anche pochi posti: la copertura sulla potenziale utenza è solo del 7,6%, rispetto alla media nazionale del 20%. La copertura potenziale dei posti nei nidi per i bimbi fino a 2 anni è davvero molto varia: Calabria e Molise coprono solo il 4,1% e il 5%, mentre la copertura arriva al 23% al Nord e al 26,5% al Centro. Le punte più elevate sono in Emilia Romagna col 27,5%, nel Lazio con 28,3%, in Toscana col 25,2%, in Lombardia con il 24,8% e nel Trentino Alto Adige dove si arriva al 30,8%.

Lo studio di Cittadinanzattiva evidenzia inoltre che le liste di attesa aumentano e passano dal 20% del 2013 al 26% del 2015. Questo nonostante il numero di domande presentate si sia ridotto complessivamente del 13,1% nel 70% degli 89 capoluoghi di provincia indagati. Particolarmente negativo il dato comparato al Centro Italia, dove, a fronte di una riduzione delle domande del 20,9%, è corrisposto un aumento delle liste di attesa dal 24% al 45%.
Si aspetta tanto, si paga un costo molto diverso. Quest’anno la tariffa media mensile per i nidi comunali si attesta a 301 euro per una famiglia tipo di tre persone con un Isee di 19.900 euro. Il Molise è la regione più economica, con una retta media mensile di 167 euro, mentre il Trentino Alto Adige è la più costosa e si attesta a 472 euro. In mezzo, c’è la spesa di 331 euro in Emilia Romagna, quella di 287 euro per il Lazio, i 379 euro della Lombardia, i 212 euro della Puglia, i 197 euro della Sicilia.
Fra i capoluoghi di provincia, Catanzaro e Agrigento sono le città più economiche (100 euro). Le città meno care sono tutte al Sud e hanno un costo inferiore ai 200 euro al mese (ma come detto, i posti sono molto pochi). Lecco è il capoluogo più costoso con 515 euro, ma si segnalano anche Bolzano (506 euro), Belluno, Vicenza e Cuneo (tutti sopra 450 euro al mese). Gli aumenti più rilevanti negli ultimi tre anni sono stati registrati a Chieti (50,2%), Roma (33,4%), Venezia (24,9%). Nel primato positivo, quanto a costi, delle Regioni del Sud, va però tenuto conto – spiega Cittadinanzattiva – che solo nel 3% la retta comprende tutto (oltre ai pasti anche pannolini e altre spese), mentre tale percentuale sale al 25% negli asili del Centro e al 40% in quelli del Nord.
Si attesta invece intorno agli 80 euro la tariffa media nazionale per il servizio mensa nella scuola primaria. Al Nord le tariffe più elevate, ma sono in diminuzione rispetto agli anni precedenti, mentre al Sud le tariffe sono più basse ma in crescita. Per la scuola dell’infanzia, la regione più costosa è l’Emilia Romagna con 104 euro, la più economica la Sardegna con poco più di 60 euro.

Fabrizio Salvatori

30/10/2017 www.controlacrisi.org

 

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