Patrioti per sempre

(Nella foto la prima pagina del giornale clandestino fatto da Biagi quando era partigiano, non a caso l’aveva chiamato Patrioti)

Caro Sindaco Lepore, caro Matteo,
sono rimasto tristemente colpito dalla delibera della giunta comunale della nostra amata Bologna di uniformare i sottotitoli nei toponimi cittadini di chi, 79 anni fa, ha combattuto contro i nazifascisti dando, con il sacrificio della vita, onore alla patria, togliendo le scritte “patriota” e “patriota del secondo Risorgimento”, lasciando solo “partigiana o partigiano”. La giustificazione sarebbe quella che il mix, in alcuni “patrioti” e in altri “partigiani”, ha creato confusione trai cittadini, perché la parola “patriota” viene usata anche dalla destra.                 

Caro Matteo, sei giovane ma navigato in politica, questo sicuramente ti darà un grande futuro, credi veramente che i bolognesi non sappiano distinguere tra il patriota che l’8 settembre andò a Salò unendosi ai nazisti e li accompagnò nelle nostre terre per le stragi nell’estate-autunno ’44, sporcandosi le mani con il sangue di migliaia di innocenti, come lo definisce il presidente del Senato Larussa, e il patriota medaglia d’oro al valor militare come Mario Musolesi (comandante Lupo), don Giovanni Fornasini, Ines Bedeschi di Conselice (nome di battaglia Bruna)? Quando ero piccolo mio padre il 25 aprile mi portava in piazza Re Enzo di fronte al Sacrario dei caduti per la Libertà, mi diceva solo poche parole indicando le foto degli eroi: “Questi sono i veri patrioti”. Io guardavo solo Irma Bandiera (Mimma), la bellissima giovane donna con tre giri di perle al collo e il filo d’oro attorno alla foto simbolo della medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Gli storici ti hanno ricordato il significato dell’acronimo GAP (Gruppi d’Azione Patriottica), io invece voglio raccontare a te e alla giunta di Bologna che Enzo Biagi, dopo essere entro nella prima brigata Giustizia e Libertà agli ordini del comandante Pietro Pandiani, in quei mesi nacque quell’amicizia che lo accompagnò per tutta la vita con Francesco Berti Arnoaldi (Checco), creò il giornale della brigata, stampato clandestinamente a Porretta Terme, nominandolo non a caso PATRIOTI. Biagi, in un nostro libro, ha spiegato il perché: “Lo scopo era anche quello di far capire alla popolazione che eravamo dei patrioti e non dei banditi come raccontavano i nazifascisti. Il primo numero contiene, oltre al racconto dell’impegno della lotta partigiana, senza ricompense, medaglie o promozioni, un articolo, centrale in prima pagina, assai critico nei confronti degli alleati. Ero convinto, ed era il pensiero della brigata, che gli anglo-americani non comprendessero fino in fondo il nostro sacrificio” .

L’articolo citato del grande giornalista si conclude così riferendosi a quei soldati che l’8 settembre non erano entrati nella Resistenza ma non avevano aderito alla Repubblica Sociale e per questo erano stati arrestati e deportati: Patriota, non dimenticare i tuoi fratelli prigionieri. Essi meritano tutto il nostro affetto e la nostra considerazione. Non si sono battuti per il fascismo, ma hanno obbedito con lealtà alla chiamata della Patria. Sono soldati d’Italia e hanno avuto e hanno con sé il rispetto del mondo. I combattenti sono una grande forza e il loro contributo avrà una fondamentale importanza per la ricostruzione del Paese.
Vorrei ricordarti anche che nell’attestato consegnato dagli Alleati a tutti quelli che avevano fatto la Resistenza vi è la parola PATRIOTA. Forse più che togliere la tutti i toponimi cittadini la parola PATRIOTA andrebbe aggiunta quella di  ANTIFASCISTA: “patriota antifascista, partigiano antifascista, patriota antifascista del secondo Risorgimento”.               

Nelle sue memorie Giancarlo Pajetta racconta che quando in Parlamento aveva il dubbio su come votare, se a favore o contro, guardava la decisione presa da Almirante e faceva il contrario. Me lo ha fatto venire in mente la solidarietà che hai ricevuto dal senatore Gasparri, io, se fossi nei tuoi panni, quella solidarietà mi farebbe venire il dubbio che forse non sono sulla giusta strada.
Caro Sindaco Lepore, caro Matteo, sei convinto che la decisione della giunta sia una priorità per la città di Bologna o vi sono problemi ben più importanti da affrontare? Mi auguro, da persona colta e intelligente quale sei, di ripensarci e quei soldi che dovrebbero essere spesi per il rifacimento della toponomastica di impegnarli per iniziative sociali, ben più qualificanti.

Loris Mazzetti è il portavoce di Articolo 21 dell’Emilia Romagna

12/3/2023 https://www.articolo21.org

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