Paura indotta e fascismo in ascesa

 

PRIMA PAGINA les4luglio18

“Vediamo, sentiamo e capiamo solo  le paure che   trasmettono i canali”, ripeteva un mio vecchio prof.

Finanche Calvino definì la sconfitta della paura il fine ultimo dell’uomo, nonché Lucrezio che accusò  la paura di aver inventato dio.

E’ complicato trovare  un modo semplice per spiegare i rischi legati alla paura indotta, percepita e il bisogno sempre più ingiustificato e ingiustificabile di sicurezza; per i più perspicaci  non è un danno usare la locuzione “bisogno  di oppressione”.  La paura indotta, quasi sempre, costruisce la sua base su  un allarme preventivo.  L’allarme preventivo è un segnale di pericolo anticipato, che segue una sua direttiva. La paura indotta nasce con l’uomo, attraversa gli ostacoli che ogni giorno la vita dispone sulla strada da percorrere.  Da bambini sentivamo “attento alla strada, attento quando corri, attento quando mangi, stai attento… così ti strozzi!-

(mi fermo qui, proseguirei  per ore).

Trasmettiamo la  paura, nella speranza di infondere  consapevolezza. Non è proprio la formula giusta, la formula da buon educatore. Camminando sul marciapiedi mano nella mano con nostro figlio o nostro nipote, non dovremmo puntare sugli allarmi, tipo “devi stare attento alle auto che ti mettono sotto”.  Che paura dovremmo infondere se è legato, incollato a noi dalla mano?  Siamo noi i grandi, forse dovremmo indicare il marciapiedi come carreggiata da percorrere a piedi, in strada passano solo le macchine.

Tornando alla quotidianità, al rapporto con il tempo e le istituzioni, sento di dover citare la  relazione  dell’associazione Antigone, dopo i sopralluoghi in 86 penitenziari,  “diminuiscono i reati  aumentano i detenuti”, il sovraffollamento è un dramma alla luce del sole, ma ben nascosto dalla tv. Nella popolazione  aumenta  la percezione del pericolo, la richiesta di sicurezza diventa un’esigenza, un bisogno, come  la benedetta voglia di difendersi.  (In questo discorso eviterò di tracciare l’utile d’esercizio della vendita di armi e chi ne trarrebbe vantaggi, anche perché sarebbe solo la coda delle grandi manovre.)

 La lente di ingrandimento sui casi di cronaca,  i ragguagli sulla criminalità organizzata,  sui  governi e sui governatori sempre più ricattabili, la conseguente instabilità   economica  creano, formano l’italiano medio di oggi, la paura del giorno dopo, del futuro incerto. Incertezza e paura scorazzano sullo stesso binario.

L’ascesa del fascismo, del regime totalitario, prese alla sprovvista gli italiani, difficile trovare nella storia colpi di stato o prese di potere  più semplici, più corrotti nell’intimo. Il  fascismo rispondeva a un bisogno creato su misura dalla paura indotta, rispondeva al bisogno di protezione, di sentirsi eroi, di sentirsi patria, di becero nazionalismo.  A tutto ciò si abbinava la consapevolezza di poter diventare protagonisti o  vittime della repressione, come un gioco d’azzardo.  Il passaggio dalla paura percepita alla riverenza verso la nuova dittatura fu quasi istantaneo, come se gli italiani fossero preparati a subire il ventennio.  Il fascismo prometteva di combattere il capitalismo e la borghesia,  poi  a colpo di stato compiuto,  la dipendenza della massa dal capitalismo, all’alta borghesia tramutò   prassi, dinamica consolidata, costume. I cambi di rotta dell’ideologia fascista venivano giustificati da un giornalismo accondiscendente, tutto intorno pareva logico, finanche l’alleanza con il nazismo.

L’uomo nero è una paura indotta, la determinazione a lasciarli morire in mare è la catarsi dell’animo fascista, opportunamente riesumato.  Non possiamo farne una questione di principio, né continuare a puntare il dito sulle “ lobby armate”, bisognerebbe  inventare un vaccino che allenti la morsa di quella paura solleticata, propinata e condotta dall’alto. 

I facili entusiasmi per un disegno di legge sugli ammortizzatori sociali, sul reddito di cittadinanza traggono in inganno gli inclusi nel disegno e non solo. La dittatura si propone d’aiutare il debole per allargare il consenso, poi colpisce alle spalle come potrebbe un traditore di lunga esperienza, militanza. Accarezza il popolo, mentre promuove le guerre coloniali; alla fine non paga per intero la strage commessa.  Lascia i conti in sospeso, perché il futuro prevede la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, quindi potrebbe addirittura risultare creditore, dopo anni e anni di revisionismo storico.  Il gioco è semplice, nella confusione storica  creata, quasi d’incanto  il bisogno di sicurezza si tramuta in  bisogno di oppressione. Gli esempi più espliciti si avvicinano, infatti in sei città italiane sarà ammesso il taser,  “testato il taser”. I telefilm statunitensi hanno fatto breccia nei cuori dei capi dell’anticrimine. Il taser viene classificato come strumento di tortura, non da me, ma dall’ONU. In Italia, la tortura è quasi legale, quando sono le divise a commettere il reato; infatti, a esse verrà affidata l’arma. Il taser, fino a oggi, ha ucciso più di mille volte, è la sedia elettrica moderna, per i più audaci post-moderna.

Il taser potrebbe essere usato su nostro figlio, sul nostro amico, su di noi. Il taser è uno strumento inaccettabile per qualsiasi essere umano abilitato ad amare. La paura indotta crea i suoi mostri, di conseguenza e per umore, il capitalismo inventa un suo rimedio, un rimedio che non prevede il Socialismo.

Non è tempo di grandi proclami, ogni Comunista o chi si ritiene tale,  ha il dovere di rimanere in piedi,   affinché la vita dei nostri pari dolore venga riconosciuta come Patrimonio Inviolabile per chiunque. 

Concludo alla peggio! La paura indotta ha inventato dio, ha inventato  il fascismo. Bisogna disarmarla, denudarla ogni giorno, prima o poi la smetterà di travestirsi. Credetemi sulla parola!

Antonio Recanatini

Poeta, scrittore. La sua poesia è atta a risollevare il sentimento della periferia, all’orgoglio di essere proletari e anticonformisti. Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

Articolo pubblicato sul numero di luglio del periodico cartaceo

Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

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