Peggio della guerra fredda

Stiamo vivendo un’epoca peggiore di quella della guerra fredda.

Può sembrare una affermazione forte se si pensa alla durezza della vita nel secondo dopoguerra e a quanti conflitti vi siano stati.

Ma certo oggi l’intreccio tra le tante crisi, da finanziaria a sociale, sanitaria, bellica e climatica, non rende certo facile l’esistenza.

Per altro allora la realtà fresca della comune lotta al nazifascismo dava un punto di vista condiviso. Non che non ci fossero tutte le ambiguità che avevano segnato anche quella pagina. L’ossessione anticomunista che aveva lasciato tanto spazio ad Hitler e anche a conflitto in corso la “speranza” di poter contare su una Germania che si fosse liberata del fuhrer grazie ai vari complotti dell’esercito per poterla magari ritrovare come alleata contro l’Urss.

Nonostante l’ossessione anticomunista il pensiero condiviso in particolare in Europa era segnato da valori come la piena occupazione, il pubblico, il welfare. Pur essendo due sistemi ideologicamente contrapposti le due Europe avevano tratti comuni nelle aspettative e nella qualità delle vite. Il progresso sociale era una bussola. La stessa sfida ideologica aveva i tratti di razionalità e di partecipazione consapevole. Per altro grandi fenomeni emancipativi e rivoluzionari andavano avanti riguardando Africa ed Asia. Durezza dunque ma con una sua razionalità partecipata.

Niente di tutto ciò oggi.

La vittoria del capitalismo nel 1989 ha fatto pensare che la sua globalizzazione finanziarizzata costituisse il post moderno in cui fossero le catene del valore a determinare la nuova razionalità assoluta e incontestabile. Impresa, profitto, tecnica, conoscenza, competizione. Una classe di dominanti duri negli scontri ma capaci di garantire il consiglio di amministrazione del Mondo. Dall’altra i dominati con vite oggettivizzate dagli algoritmi.

Questo grande alveare ha invece preso fuoco. Il Mondo si frantuma per logiche di potenza prive di alcuna razionalità. Il suprematismo occidentale e il nazionalismo autoritario definiscono un mondo orwelliano ridotto a violenza senza forza. I discorsi di Putin e le nuove linee della NATO si rispecchiano gli uni nelle altre. La testa dei curdi ottenuta da Erdogan è la misura dell’infamia. I nuovi trenta denari che tradiscono la civiltà che Palme volle per la Svezia. Le frontiere presidiate dalla NATO a Sud come a Est sono la morte del mito stesso dell’Europa mediterranea della principessa fenicia e del Nord Sud di Brandt e dell’Europa dall’Atlantico agli Urali di Berlinguer. E dei nostri movimenti pacifisti ed altermondialisti.

L’Europa è uccisa dal neoatlantismo. Con la sua Storia e i suoi popoli. Non siamo più neanche ai rischi di derive di destre e populismi. Il neoatlantismo incorpora il terrore orwelliano. Gli stessi malesseri sociali piuttosto si inabissano. Senza che vi sia barlume di razionalità sociale e ambientale nella economia del geopotere. Le stesse catene del valore capitalistico si aggrovigliano per nodi assurdi e ci soffocano come il clima irrespirabile. Vanno spezzate.

Roberto Musacchio

6/7/2022 https://transform-italia.it

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