Pensioni, primo accordo: a rimetterci però sono gli esodati.

PENSIONI – FERRERO E FANTOZZI: UN CEROTTO SU UNA GAMBA DI LEGNO. LA QUESTIONE DELLE PENSIONI RESTA TOTALMENTE APERTA. OCCORRE ABOLIRE LA FORNERO E PRENDERE I SOLDI DA CHI LI HA.

Legge di stabilità, l’aggiornamento dei conti prevede quasi mezzo punto di Pil fuori dal patto di stabilità. Nel Def disavanzo 2017 al 2%, più 0,4% di spese fuori-Patto con la flessibilità che si attesterà sui 9-10 miliardi. Sono questi i nuovi numeri della nota di aggiornamento alla legge di stabilità che il Governo si appresta a portare in Parlamento. L’Unione europea frena, ma il Governo è deciso a portare avanti la sua battaglia per portare fuori dal Patto di stabilità le spese per migranti e post terremoto. Anche perché nella partita ci saranno i provvedimenti sulle pensioni dalla quattordicesima all’anticipo che dovrebbe costare ai lavoratori al massimo il 20% in venti anni. Intanto, oggi pomeriggio dal confronto governo-sindacati è uscita qualche briciola. Per il pacchetto sulla previdenza l’esecutivo mette sul piatto 6 miliardi in tre anni. Ape sprimentale per due anni, quattordicesima e no tax area per i pensionati, per i lavoratori precoci in difficoltà l’assegno dopo 41 anni di contributi. Cgil, Cils e Uil: “Buon risultato ma è solo l’inizio”. Restano indietro gli esodati. Si stanno cercando risorse sulla loro pelle. Dopo la firma del verbale condiviso con i sindacati in tema di pensioni “da domani partirà il confronto con i sindacati” per la definizione delle soglie dell’Ape, il cosiddetto anticipo pensionistico, ha spiegato Nannicini, al termine dell’incontro.

Duro il commento di Paolo Ferrero, che insieme a Roberta Fantozzi, responsabile Welfare, ha firmato una nota in cui sostiene che sulle pensioni, per usare un detto popolare, “è stato messo un cerotto su una gamba di legno”. “Dopo mesi di annunci il governo stanzia 2 miliardi e la questione delle pensioni resta completamente aperta – continua il Prc – in una situazione in cui l’età per andare in pensione resta la più alta d’Europa ed in cui i contributi dei lavoratori finanziano il bilancio dello stato per 20 miliardi all’anno. Tutto questo mentre ci sono milioni di disoccupati che con queste misure non troveranno mai lavoro. Per questo ribadiamo che l’unico obiettivo serio è l’abolizione della legge Fornero smettendo di usare i contributi previdenziali come un bancomat”.

Nella legge di stabilità il Governo dovrebbe trovare anche le risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Cgil, Cisl e Uil pronti alla mobilitazione. Il contratto è un diritto, ma è anche lo strumento per garantire migliori servizi ai cittadini: con più produttività, più motivazione, più partecipazione. Così i tre sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil che tornano a sfidare il Governo a sedersi al tavolo delle trattative per un nuovo contratto del pubblico impiego. Parte dunque la mobilitazione delle categorie di Cgil Cisl e Uil con
una “maratona del lavoro pubblico”, un percorso di assemblee in tutti i posti di lavoro che attraverserà il paese, intramezzato da una maratona vera e propria a Roma, per sensibilizzare lavoratori e cittadini, arrivando ai palazzi della politica, sulla necessità di nuovi contratti e investimenti veri nell’innovazione per “sensibilizzare lavoratori e cittadini, arrivando ai palazzi della politica, sulla necessità di nuovi contratti e investimenti veri nell’innovazione per “servizi di qualità, più avanzati, più vicini alle persone”.

Intanto, l’economia italiana non migliora. Secondo l’Istat il fatturato dell’industria è in calo. C’è la deflazione ma a risentirne sono anche gli ordinativi.
Secondo i dati resi noti ieridall’Istat, a luglio il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, cala su base annua dello 0,7%, mentre per gli ordinativi totali l’indice grezzo segna una riduzione dell’11,8%. “Le cose peggiorano invece di migliorare. Lo dimostrano i dati di ieri sulle vendite al dettaglio e lo provano anche oggi quelli del fatturato e degli ordinativi. Insomma, a differenza di quanto sostenuto dal Governo, non c’è un solo indicatore che indica un progresso rispetto al 2015, quando si erano registrati flebili segnali di ripresa” afferma Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
“E’ un campanello d’allarme che dovrebbe far capire al Governo che la politica economica perseguita dal 2015 è stata un fallimento. Mentre nel 2014 il Governo Renzi è intervenuto a favore delle famiglie con il bonus di 80 euro, raccogliendo i frutti nel 2015, nelle successive leggi di stabilità non ha fatto provvedimenti mirati a ridare capacità di spesa alle famiglie in difficoltà, disperdendo le poche risorse disponibili in provvedimenti generalisti, come l’eliminazione di Imu e Tasi” conclude Dona.
Secondo l’associazione di consumatori, al di là del calo congiunturale degli ordinativi, dovuto al risultato elevato di giugno 2016 influenzato dal settore della cantieristica, il dato veramente preoccupante è il crollo rispetto a luglio 2015, -11,8%, con una caduta sia degli ordinativi interni, -13,3%, sia di quelli esteri, -9,6%.

Fabio Sebastiani

28/9/2016 www.controlacrisi.org

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