“Perchè arrivano gli immigrati? Perchè i padroni vogliono una forza lavoro gratuita da spremere”

gioventù

Viminale e Confindustria hanno sottoscritto una intesa e i rifugiati saranno nelle aziende per stages a costo irrisorio, in questo modo avranno un piccolo esercito industriale di riserva da cui attingere a costi veramente esigui. Ovviamente Roma non fu fatta in un giorno e la partenza riguarderà, per il 2017, un campione molto ristretto, si parla di 100 tirocini per sei mesi, ma siamo certi che l’esperienza sia destinata a durare nel tempo e a ripetersi coinvolgendo numeri ben maggiori.

Debiti di riconoscenza,la dovuta pressione psicologica, sudditanza morale verso chi ti ha accolto faranno il resto e cosi’, dopo gli stages gratuiti per i neo diplomati e laureati italiani, arriva anche il lavoro gratuito per i migranti, anzi è già arrivato con il Terzo settore la cui generosità e attenzione verso il welfare è la facciata dietro cui si celano giri di affari colossali (consigliamo di farsi un giro per le proprietà immobiliari e non ).

Difficile spiegare al cittadino che questo accordo “per favorire l’integrazione dei rifugiati” assume ben altra valenza, dopo tanti luoghi comuni sugli “immigrati pagati per non fare niente” avremo la riprovazione di quanti senza lavoro saranno in competizione con questo esercito di stagisti “venuto a rubare il lavoro agli italiani”.

L’accordo tra Viminale e Confindustria va letto dentro la cornice del lavoro gratuito o del lavoro mascherato da stages, uno strumento incentivato dal Governo anche a livello normativo e in tempi di carenza del lavoro una opportunità da non farsi scappare.

Diciamocelo, se noi fossimo giovani, migranti e non, senza lavoro e con la prospettiva di emigrare prenderemmo in seria considerazione uno stages anche a 500 euro, avremmo un reddito con cui almeno pagare alcune spesette nella speranza, un domani, di avere acquisito esperienza e credenziali per un lavoro fisso, anche se in regime di jobs act.

Sono ormai anni che Confindustria chiede un esercito industriale di riserva, questo accordo nei fatti è la ratifica di quanto già deciso nel Giugno 2016, ma non lasciatevi incantare dalla retorica della inclusione sociale, dei passi avanti sulla via difficoltosa della integrazione

Intanto andate a vedere le Province interessate: Asti, Alessandria, Bergamo, Catania, Milano, Roma, Siracusa, Torino, Trieste, Udine e Varese.

Sono quasi tutte al Nord, bisognerà avere regolare permesso di soggiorno, una buona conoscenza della lingua italiana e esperienze formative già effettuate, una condizione che ci fa capire come questi stages siano la ricerca di una forza lavoro da selezionare e formare per le esigenze padronali

Da 30 anni a sinistra il solo approccio alla immigrazione è stato caritatevole, si è scomodata l’etica e la morale ma non la razionalità e men che mai la natura economica dei flussi migratori. Poi c’è anche chi pensa di stare a sinistra e sposa il decreto Minniti in Parlamento,le innumerevoli degenerazioni di un ceto politico disposto a mille giravolte ci ha abituato a ogni genere di accordi.

Ovviamente per noi il nemico da combattere non è l’immigrato ma lo sfruttamento, difficile far capire che questi stages non sono un dovere dei migranti in debito di riconoscenza verso chi li ha accolti (ma spesso soccorsi con grave ritardo quando erano sui barconi per non parlare poi dei Cie), rientrano piuttosto in quella gratuità del lavoro che da anni caratterizza i giovani appena usciti dalle scuole (ai quali spesso non si rimborsa neppure il biglietto del bus limitandosi a un panino o a un frugale pasto aziendale) o i disoccupati di lungo corso e oggi riguarda anche i migranti.

Per Marx, a proposito dell’arrivo in Inghilterra della forza lavoro irlandese che fuggiva dalle carestie e affamata era disposta a lavorare per salari ben piu’ bassi di quelli degli operai inglesi, le responsabilità non erano dei migranti ma del sistema coloniale e dello sfruttamento a cui erano sottoposti gli ultimi arrivati.

L’analisi marxista quindi va dritta alle ragioni economiche del fenomeno immigrazione e fornisce spunti di analisi sicuramente piu’ ricchi di un approccio morale e solidaristico.

Sarebbe opportuna una valutazione di quanto sta accadendo nei magazzini della logistica dove la stragrande maggioranza della forza lavoro è costituita da migranti, spesso assoldati dalle cooperative per poche centinaia di euro al mese e orari giornalieri di 10\12 ore. Necessario valutare al contempo il ruolo della Cgil negli stessi magazzini come garante della salvaguardia di un sistema di sfruttamento “cooperativo” in cambio di qualche diritto.

Nei magazzini qualcuno (i sindacati Adl Cobas e Si Cobas seguiti poi da altri pezzi del sindacalismo di base) ha compreso che la organizzazione dei migranti nei luoghi di lavoro era il solo strumento utile a impedirne lo sfruttamento saldando cosi’ le istanze dei lavoratori a prescindere dalle etnie. E con questo medesimo approccio dovremo oggi guardare agli stages e ai lavori gratuiti dei migranti che ritroviamo ad aprire le mura storiche di qualche città, a pulire spiagge e pinete, tutti lavori distrutti in questi anni dagli enti locali,e dal contenimento della spesa di personale, e oggi riproposti a costo zero come contrasto al degrado urbano. Prima c’era il volontario, oggi visto che le associazioni di volontariato sono sempre meno presentabili con i loro interessi marcati, c’è bisogno di stages e lavoro gratuito.

Ma attenzione, di degradato c’è solo lo sfruttamento e il mancato pagamento della forza lavoro, sarà il caso di ricordarlo ai Sindaci e alle associazioni pseudo caritatevoli del terzo settore che sulla pelle degli ultimi , sul loro sudore e lavoro gratuto vogliono costruire città ostili a ogni forma di malessere sociale.

Federico Giusti

16/4/2017 www.controlacrisi.org

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