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Commenti di Mauro Biani

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    Blog, Cronache Politiche — Maggio 11, 2016 6:51 am

    Le pensate di uno dei massimi esperti dello schiavismo moderno e delle bugie governative. Mentre viene scoperta una maxi-truffa sulla decontribuzione del Jobs act. Sono cinquecento le aziende fittizie individuate dall’Inps nell’uso della decontribuzione e delle facilitazioni fiscali del Jobs Act. In generale, sempre per l’Inps, sono 60 mila le aziende che hanno usufruito indebitamente di 600 milioni di euro in sgravi contributivi stanziati l’anno scorso. Ora le aziende dovranno restituire tutto il non dovuto. L’Inps ha calcolato che sono circa 100mila lavoratori su un milione e mezzo assunti nel 2015 con l’esonero totale di contributi previdenziali, i lavoratori interessati che non avrebbero avuto diritto allo sgravio. L’istituto stima tra il 2014 e il 2016 di recuperare 400 milioni di prestazioni erogate indebitamente (soprattutto indennità di disoccupazione) a 50 mila persone sulla base di rapporti di lavoro fittizi. Secondo quanto ha spiegato il direttore delle Entrate dell’Istituto Gabriella Di Michele, nel solo biennio 2014-15, sono state identificate 700 aziende fittizie con 30 mila ‘finti’ lavoratori. Nel 2016 si prevede di identificare 500 aziende fittizie con 20 mila falsi lavoratori.

    Pietro Ichino: che “faccia tosta”!

    Pubblicato da franco.cilenti

    RENZIJOBS

    Una delle storiche vignette di Forattini anni ’80 rappresentava Giulio Andreotti alle prese con una funzione molto intima e riservata.

    Il commento dell’arguto vignettista era fulminante: “Una ne fa e cento ne pensa”!

    Mi è tornata in mente questa vecchia immagine, da “Prima Repubblica”, nel leggere un articolo di Pietro Ichino, già pubblicato sul quotidiano “Il Foglio” del 3 maggio scorso e riproposto nella sua Newsletter nr. 391.

    In sostanza, nella sua “Proposta per il 1° maggio 2017: al centro il lavoro e non le chiacchiere”, il giuslavorista renziano, meglio conosciuto come “Il licenziatore”, affronta uno di quei temi che – paventavo – avrebbero, prima o poi, richiamato la sua attenzione.

    Intendo riferirmi – per offrire solo qualche esempio dei futuri (prevedibili) obiettivi delle “controriforme” di Renzi e dei suo compari, con in prima fila proprio il licenziatore – a interventi tesi a rivedere l’istituto delle ferie, della 14°, delle agevolazioni previste dalla legge 104/92, dell’orario di lavoro e di qualsiasi altro laccio e/o lacciuolo che rappresenti un intralcio alla tutela reale degl’ interessi dei “soci di riferimento” di Ichino e del governo Renzi: i “padroni”!

    In effetti, trascorsi solo pochi mesi dall’entrata in vigore del Job-act di Renzi (e Ichino) e del famigerato “Contratto a tutele crescenti” (di Ichino), qualcuno già prevedeva – io, tra questi – che il senatore milanese fosse pronto ad avviare una nuova “campagna”.

    L’ha fatto attraverso l’articolo pubblicato il 3 maggio scorso su di un quotidiano che, come noto, ha gli stessi soci di riferimento.

    Tra l’altro, è opportuno rilevare che anche questa volta, per coerenza – al pari di quanto già avvenuto all’epoca della revisione dell’art. all’18 dello Statuto – Ichino ha deciso di intervenire in tackle su di un altro “mostro sacro”; addirittura sulla “Festa dei lavoratori”.

    Naturalmente, egli sceglie di farlo nel momento in cui anche qualche suo sostenitore – tra quelli senza se e senza ma – potrebbe cominciare a fargli notare che, allo stato, la cruda realtà del suo “Contratto a tutele crescenti” ha già ampiamente dimostrato che l’unica cosa crescente è l’indennità di licenziamento percepita dal lavoratore; di certo, non le tutele!

    Infatti, a clamorosa conferma della differenza tra quanto sostenuto da Ichino e quanto, invece, contestatogli da numerosi e qualificati interlocutori, la sua idea di contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti – in totale assenza dei pomposi provvedimenti di sostegno ai lavoratori licenziati (addirittura, a suo dire, di livello “europeo”) – si è rivelata consistere nella semplice possibilità di licenziare i lavoratori tout-court; senza le tutele previste dall’ art. 18 e con il sostanziale superamento della “giusta causa”.

    In questo senso, è paradossale ma, d’altra parte, rientra nella natura del personaggio, che il senatore renziano (ex montiano e già Pci) continui a esaltare la controriforma dell’art. 18 senza avvertire l’esigenza di chiedere almeno scusa per aver “giocato sporco” nel lasciar intendere che al nuovo contratto a tempo indeterminato sarebbe corrisposta, in contemporanea, una nuova versione delle misure a sostegno della disoccupazione involontaria; in particolare, attraverso lo strumento del c. d. “assegno di ricollocazione” dei disoccupati.

    Ciò che maggiormente offende, però, è che l’esponente Pd – di fronte ad una riforma assolutamente incompiuta, che penalizza solo i lavoratori – quale povero illuso e/o inguaribile ottimista, piuttosto che, come credo, “bugiardo di lungo corso”, accusa di lassismo i dipendenti e i dirigenti del Ministero del Lavoro, sostituendoli ai suoi “mandanti” politici; il Monti di ieri e il Renzi di oggi!

    Non sorprende, quindi, che, quale strenuo e determinato sostenitore delle “ragioni dei padroni”, piuttosto che di quelle – pur pubblicamente ostentate – dei lavoratori, egli mostri di possedere tanta “faccia tosta” – come usa dirsi di uno sfrontato “scugnizzo” partenopeo – da ignorare le sue gravi responsabilità (personali e politiche) e, addirittura, come già detto, approntare una nuova crociata a favore dei “soliti noti”!

    Il modo scelto è certamente eclatante.

    La proposta – che definire “indecente” corrisponde a una condizione  minima di disgusto – è che i lavoratori, a partire dal prossimo 1° maggio 2017, piuttosto che:”Perdere tempo con i soliti concertini e con l’inutile sventolio di bandiere, oltre ai soliti cortei autoreferenziali (per le OO.SS.), si rendano disponibili a svolgere la loro regolare giornata di lavoro “a gratis“; regalandola cioè alla cittadinanza!

    I chirurghi e gli infermieri negli ospedali, gli autisti pubblici al loro posto di guida, i vigili urbani presidiando piazze e musei fino a notte tarda e – perché no, in un non lontano futuro – gli operai Fiat alla catena di montaggio!

    Personalmente, consiglierei – almeno – un “TSO”!

    Renato Fioretti

    Saggista Diritti del lavoro

    Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

    10/5/2016

    Tags: capitalismo civiltà democrazia diritti disinformazione giornalismo indipendente governo informazione jobs act lavoratori lavoro lavoroesalute libertà lotte sociali multinazionali Pietro Ichino politica antagonista precarietà rifondazione comunista sicurezza sul lavoro sindacati stampa di potere stato sociale tagli economici tutele sociali welfare
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    Autore: franco.cilenti
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