PRIMO MAGGIO: FESTA PER LA SICUREZZA?

omicidi e lavoro

Ormai non si può più considerare quella del primo maggio, come la festa dei lavoratori. Ormai non c’è più nulla da festeggiare.

I diritti dei lavoratori, conquistati con la Resistenza e, nel secondo dopoguerra, con migliaia di battaglie, anche cruente, sono stati quasi del tutto smantellati.

Ormai il primo maggio assume il connotato di uno qualunque dei giorni festivi, dove, vista la stagione, si pensa più ad andare al mare o a fare una scampagnata, piuttosto che manifestare per richiedere il ripristino dei diritti dei lavoratori.

Anche il famoso concerto del primo maggio organizzato dalla triplice CGIL, CISL, UIL, ha perso uno contenuto culturale e politico (se mai ne abbia avuto uno) per omologarsi a una qualunque delle grandi manifestazioni musicali di massa (non a caso con tanto di sponsorizzazione di aziende, cioè della controparte rispetto ai lavoratori).

E invece oggi più che mai il primo maggio dovrebbe tornare a essere giornata di lotta, ma anche di riflessione, di analisi, di proposte per ridare ai lavoratori i diritti sanciti dalla Costituzione Repubblicana, che stabilisce:

– la proporzionalità tra lavoro svolto e salario;

– il diritto a un salario sufficiente per garantire al lavoratore una vita dignitosa;

– il diritto al riposo settimanale e alle ferie annuali;

– i medesimi diritti dei lavoratori tra donne e uomini;

– il diritto di sciopero;

– il diritto nel lavoro alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Questi diritti fondamentali vanno invece via via a scomparire in nome della logica spietata del profitto ad ogni costo alla base della società capitalista.

E così assistiamo alla riduzione dei salari in proporzione al lavoro e al costo della vita, alla diffusione di condizioni economiche al limite della sussistenza, all’estensione generalizzata dell’aumento delle giornate lavorate specie nella grande distribuzione, alla repressione di ogni forma di sciopero che non sia benedetto dal sistema, all’aumento esponenziale della precarietà, alla possibilità legalizzata del licenziamento per ogni lavoratore scomodo o non sufficientemente produttivo.

In questa ottica è inevitabile la strage legata a infortuni sul lavoro e malattie professionali. Aumentano i ritmi di lavoro, diminuisce il potere contrattuale dei lavoratori, non si può praticamente più scioperare, chi osa protestare diventa scomodo e viene emarginato o licenziato.

Più che festa occorre quindi che il primo maggio torni a essere giornata di lotta, per riconquistare quei diritti che sindacati e partiti collusi con gli interessi delle aziende, ci hanno lentamente, ma inesorabilmente tolto.

Perché è vero che il capitalismo c’è sempre stato, ma fino a trent’anni fa aveva una vera opposizione politica e sindacale che portava in piazza milioni di lavoratori a manifestare per i propri diritti.

Occorre tornare a diffondere cultura di lotta e di classe, in contrapposizione alla cultura di omologazione al consumismo esasperato e i falsi valori inculcati dai media.

Se i lavoratori non riscoprono la propria cultura di “proletari” non c’è nessuna prospettiva di cambiamento, se non in peggio.

Marco Spezia

ingegnere e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro

Progetto “Sicurezza sul Lavoro! Know Your Rights”

Medicina Democratica – Movimento di lotta per la salute onlus

2/5/2018

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