Pubblica Amministrazione. Nella Legge di bilancio si appropriano dei risparmi

Sono stati tacciati di pessimismo cosmico, di essere degli inguaribili sognatori fuori dal tempo o retrogradi amanti di una pubblica amministrazione inefficiente e lontana dai cittadini, parliamo di quanti, veramente pochi, per mesi hanno denunciato l’utilizzo del lavoro agile mettendo in in guardia i lavoratori e le lavoratrici della Pa sull’utilizzo che ne avrebbero fatto. I pochi delegati e sindacati di base che hanno vestito le scomode sembianze di Cassandra sono stati sottoposti al pubblico ludibrio per avere osato contestare l’uso dello smart working, eppure avevano analizzato la incapacità della Pubblica amministrazione di ripensare la modalità di erogazione dei servizi e di gestione del personale. E allo stesso tempo, questi inguaribili sognatori avevano guardato a quanto accade nei paesi a capitalismo avanzato mettendo in guardia i facili ottimisti dal capitalismo della sorveglianza, dagli algoritmi che possono controllare l’operato dei lavoratori a distanza.

Ci è stato detto che perfino lo Statuto dei lavoratori è un’arma ormai vecchia da rigettare, eppure già 50 anni fa il movimento operaio si era posto il problema di limitare i controlli aziendali sulla forza lavoro ricordando che la democrazia è reale se esistente nelle aziende pubbliche e private. Ma quelle pratiche, allora diffuse e vincenti, democratiche sono state vilipese e abbattute da 50 anni di controriforme e i contenuti avanzati dello Statuto, che i movimenti di allora badate bene giudicavano arretrati, si sono presto rivelati in antitesi agli interessi del capitale e dei fedeli servitori governativi.

Tutele collettive e individuali sono divenute, in tempi neoliberisti, di ostacolo alle imprese, hanno ridisegnato gli scenari del diritto in materia di lavoro abbattendo il potere di acquisto e di contrattazione.
Negli ultimi mesi migliaia di lavoratori hanno operato in smart perchè le aziende non avevano investito per rendere sicuri i luoghi di lavoro, la paura dei contagi e di cause con l’Inail, la incapacità oggi di predisporre vaccinazioni di massa, sono tra le cause di quanto sta accadendo ma allo stesso tempo il ricorso al lavoro agile è figlio di una ristrutturazione del lavoro in ambito capitalistico ignorata, se non addirittura sostenuta, dai sindacati firmatari di contratto in ambito capitalistico ignorata, se non addirittura sostenuta, dai sindacati firmatari di contratto.

Cosi’ facendo le aziende pubbliche e private hanno risparmiato su tutto: affitti, utenze, buoni pasto non erogati per decine di migliaia di euro di risparmi, straordinari negati con tanto di circolare Aran a quanti lavorano da casa. E nel silenzio dello smart sono cresciute prestazioni e mansioni esigibili dai datori di lavoro pubblici e privati.

Quanti sono i miliardi di euro risparmiati? Non è dato saperlo ma negare il buono pasto a chi opera nella Pa in smart è un nonsense perchè anche a casa si mangia. E poi lo smart per mesi è stato gestito alla stregua del teleavoro che prevede non solo una postazione fissa ma anche il rispetto dei canonici orari di servizio e si distingue dal lavoro agile che propriamente dovrebbe essere a progetto\obiettivi e senza una postazione fissa, scevro di orari prestabiliti se non per alcune attività e prestazioni connessi alla utenza.

Già alcuni anni fa avevano pensato di mandare in pensione il telelavoro perchè non consentiva un utilizzo flessibile dei lavoratori e delle lavoratrici, era sicuramente meno flessibile e piu’ costoso dello smart working.

L’articolo 1, comma 870, della legge 178/2020 (legge di Bilancio) stabilisce che i risparmi, accertati a consuntivo dal collegio dei revisori, derivanti dallo smart working , ergo dal risparmio delle utenze, dei buoni pasto non erogati, degli straordinari mai accordati siano, ma attenzione solo in parte, destinati al welfare aziendale, alla contrattazione integrativa, alla sanità e previdenza integrativa cogestita con cgil cisl uil.

Si tratta per altro di un provvedimento temporaneo che non aggiungerà potere di acquisto ai già bassi salari pubblici, non incrementeranno infatti in maniera stabile i fondi della produttività da cui deriva il salario di secondo livello. E in un colpo solo otterranno piu’ risultati primo tra tutti la limitazione del potere di acquisto e di contrattazione, il rilancio di quella performance che non è stata di alcun aiuto per ammodernare la Pubblica amministrazione finendo solo con creare una assurda lotteria e competizione nella forza lavoro.

La logica seguita è sempre la stessa, quella di barattare diritti e tutele, parti di salario con il welfare aziendale ma allo stesso tempo il sindacato avalla il depotenziamento di sanità e previdenza pubblica. E allo stesso tempo i lavoratori in smart non solo diventano figli di un dio minore ma pagano direttamente i costi dei futuri contratti la cui parte normativa resta per altro ignota anche ai delegati rsu che saranno chiamati a cogestire i contratti di secondo livello.

Federico Giusti

Cub pubblico impiego

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

10/1/2020

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