Pubblico impiego, oggi quasi tre milioni al voto per il rinnovo delle Rsu. Alle urne anche i precari

Oggi inizia nella pubblica amministrazione e nella scuola, la tre giorni di voto dei nuovi rappresentanti sindacali. Si tratta di un appuntamento molto particolare, e dall’esito incerto, perché per la prima volta voteranno centinaia di migliaia di precari. Non voteranno solo le forze dell’ordine, il personale diplomatico, medici e prefetti. Le urne saranno aperte fino a giovedì 5 marzo. “Il voto attivo e passivo per i lavoratori a tempo determinato nella pubblica amministrazione è un risultato importante, un evento storico che premia la battaglia storica del sindacato confederale e della Cgil in particolare”, dice Claudio Treves, segretario generale della Nidil Cgil, il sindacato dei lavoratori atipici.
“Va chiarito – aggiunge Treves – che si tratta di lavoratori a termine, e non di lavoratori atipici. Questo è un segnale incoraggiante verso la risoluzione del problema della presenza di collaboratori precari e false partite iva nella Pa”. “Va chiarito – aggiunge Treves – che si tratta di lavoratori a termine, e non di lavoratori atipici. Questo è un segnale incoraggiante verso la risoluzione del problema della presenza di collaboratori precari e false partite iva nella Pa”.
“Noi dalle elezioni ci aspettiamo ci aspettiamo innanzitutto che i lavoratori vadano massicciamente a votare per dimostrate che nei luoghi di lavoro c’è ancora voglia di fare sindacato, di rappresentare e di essere rappresentati, di portare avanti i diritti dei lavoratori”, è invece l’invito del segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori.

Nella scuola, potranno essere votati anche i precari annuali, con contratto sino al 30 giugno o 31 agosto 2015, a seguito della storica sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre scorso, che ha mandato in soffitta il principio di discriminazione tra il personale di ruolo e precario della scuola adottato per decenni in Italia con l’avallo dei sindacati tradizionali, ribandendo, nello specifico, quanto riconosciuto dalla direttiva 14/2002 e dalla sentenza della Corte Europea Association dé mediation 2014. Nella scuola potrebbero cambiare molte cose dal punto di vista della rappresentanza. I sindacati non rappresentativi, sinora lasciati ai margini, anche dalla mancanza di possibilità di riunirsi in orario di servizio, facoltà lasciata a quelli rappresentativi, hanno creato un’alleanza: Unicobas e Usb hanno deciso di appoggiare le liste Anief: un patto di ”desistenza”, attraverso cui si vuole rompere il monopolio ventennale dei noti sindacati e tornare finalmente a tutelare i lavoratori.
L’accordo prevede che nelle scuole dove non sia presente una lista Rsu Unicobas e Usb, i lavoratori sostengano le liste Anief: se invece sono presenti solo liste dei sindacati oggi rappresentativi, si chiede ai lavoratori di astenersi di assegnare il voto, perché si tratta di quelle organizzazioni che nell’ultimo ventennio sono state artefeci o perlomeno complici nel far perdere ai lavoratori della scuola quote sempre maggiori di salario, diritti e dignità lavorativa.

“Coloro che si autodefiniscono “sindacati responsabili” – si legge in un comunicato Usb – hanno detto sempre si, e dove siamo arrivati? Alla riduzione dei salari, all’aumento dei carichi di lavoro con la riduzione dell’incentivo, al peggioramento di orari e turni di lavoro sempre più discrezionali. Al licenziamento senza giusta causa e al demansionamento professionale ed economico. A servizi pubblici scadenti, condizionati dalla quantità per garantire la parità di bilancio, senza valutare qualità ed esigenze dei cittadini. Grazie alla silente responsabilità di CGIL CISL e UIL andremo ormai in pensione alla soglia dei 70 anni, con milioni di giovani disoccupati”.
Il pubblico impiego è in piena fase di travaglio, con il contratto nazionle non rinnovato dal 2010 e decine di esuberi più o meno mascherati in arrivo dalla soppressione delle Province e dalla spending review.

Nella scuola, potranno essere votati anche i precari annuali, con contratto sino al 30 giugno o 31 agosto 2015, a seguito della storica sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre scorso, che ha mandato in soffitta il principio di discriminazione tra il personale di ruolo e precario della scuola adottato per decenni in Italia con l’avallo dei sindacati tradizionali, ribandendo, nello specifico, quanto riconosciuto dalla direttiva 14/2002 e dalla sentenza della Corte Europea Association dé mediation 2014. Nella scuola potrebbero cambiare molte cose dal punto di vista della rappresentanza. I sindacati non rappresentativi, sinora lasciati ai margini, anche dalla mancanza di possibilità di riunirsi in orario di servizio, facoltà lasciata a quelli rappresentativi, hanno creato un’alleanza: Unicobas e Usb hanno deciso di appoggiare le liste Anief: un patto di ”desistenza”, attraverso cui si vuole rompere il monopolio ventennale dei noti sindacati e tornare finalmente a tutelare i lavoratori.
L’accordo prevede che nelle scuole dove non sia presente una lista Rsu Unicobas e Usb, i lavoratori sostengano le liste Anief: se invece sono presenti solo liste dei sindacati oggi rappresentativi, si chiede ai lavoratori di astenersi di assegnare il voto, perché si tratta di quelle organizzazioni che nell’ultimo ventennio sono state artefeci o perlomeno complici nel far perdere ai lavoratori della scuola quote sempre maggiori di salario, diritti e dignità lavorativa.

“Coloro che si autodefiniscono “sindacati responsabili” – si legge in un comunicato Usb – hanno detto sempre si, e dove siamo arrivati? Alla riduzione dei salari, all’aumento dei carichi di lavoro con la riduzione dell’incentivo, al peggioramento di orari e turni di lavoro sempre più discrezionali. Al licenziamento senza giusta causa e al demansionamento professionale ed economico. A servizi pubblici scadenti, condizionati dalla quantità per garantire la parità di bilancio, senza valutare qualità ed esigenze dei cittadini. Grazie alla silente responsabilità di CGIL CISL e UIL andremo ormai in pensione alla soglia dei 70 anni, con milioni di giovani disoccupati”.
Il pubblico impiego è in piena fase di travaglio, con il contratto nazionle non rinnovato dal 2010 e decine di esuberi più o meno mascherati in arrivo dalla soppressione delle Province e dalla spending review.

Fabrizio Salvatori

3/3/2015 www.controlacrisi.org

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