Quanti morti hanno fatto risparmiare i vaccini?

Una domanda che si sente spesso ripetere è “quanto sono utili i vaccini anti-COVID 19?” La risposta che viene normalmente data è in termini di efficacia (riduzione relativa del rischio, o in parole povere, “sconto”). Ad esempio un’efficacia dell’90% è da intendersi come il fatto che, a fronte di 100 casi, ogni “n” di non vaccinati, sugli stessi “n” di vaccinati avremo 10 casi.

Si è qui provato a riformulare la domanda in un altro modo;  ci si è chiesti quanti casi di malattia, di ricovero, di decesso si osserverebbero in totale assenza di vaccino.

Per formulare una risposta  si sono utilizzati i dati forniti dal Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità del 19 gennaio 2022. La tabella che segue presenta gli eventi (nuovi casi diagnosticati, ricoveri, decessi) avvenuti negli ultimi 30 giorni (dal 3 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022), in quattro diverse classi di età. La popolazione (denominatori) è riferita a metà periodo. Per i casi di ospedalizzazione e di morte sono indicati gli intervalli temporali nei quali era stata posta la diagnosi di COVID-19.

Si sono poi applicato i quozienti dei non vaccinati a ognuno dei singoli gruppi di vaccinati, ottenendo la tabella seguente:

tabella_uno.jpg

I numeri degli eventi probabilmente evitati dai vaccini sono impressionanti. Volendoci concentrare sui decessi, si osserva (dalla prima tabella) che:

tabella_due.jpg

Nella classe di età da 12 a 39 anni tra i non vaccinati si sono verificati 11 decessi su 2.498.210 persone;  nella classe di età da 40 a 59 anni tra i non vaccinati si sono verificati 141 decessi su 2.417.183 persone;- nella classe di età da 60 a 79 anni tra i non vaccinati si sono verificati 739 decessi su 1.080.476 persone;  nella classe di età 80 anni e oltre tra i non vaccinati si sono verificati 883 decessi su 198.565 persone

 Se nessuno fosse mai stato vaccinato, ci si sarebbe  dovuti aspettare: nella classe di età da 12 a 39 anni 77 deceduti;  nella classe di età da 40 a 59 anni 1.075 deceduti; nella classe di età da 60 a 79 anni 9.282 deceduti;  nella classe di età 80 aNNI e oltre 20.342 deceduti e quindi in totale 30.776 decessi, cioè 27.034 in più rispetto ai 3.742 osservati.

 Queste stime devono considerarsi come orientative, e andrebbero raffinate tenendo conto di tutti i fattori che possono interferire, quali  il genere (maschi o femmine), la regione di residenza, la presenza di co-morbidità, la pregressa infezione ed altro in modo da rendere perfettamente confrontabili i gruppi tra loro.

Augurandosi che possano in un breve futuro essere condotti degli studi più puntuali per validare questa ipotesi si ritiene comunque che l’ordine di grandezza delle cifre calcolate non dovrebbe di molto modificarsi dimostrando così inequivocabilmente l’importanza del vaccino per risparmiare decine di migliaia di vite umane.

Roberto Buzzetti

Epidemiologo clinico

27/1/2022 https://epiprev.it

Commento

Cesare Cislaghi – 27/01/2022 16:05

Per cercare di ulteriormente valutare i calcoli che Roberto Buzzetti ha presentato in questo post, ho provato a confrontare la letalità delle settimane di fine 2020 con quella delle ultime settimane del 2021 e questo è stato il risultato:

calcoli_cislaghi.jpg

Il numero dei deceduti è stato diviso per il numero dei positivi diagnosticati 21 giorni prima del loro decesso considerando che i 21 giorni possono considerarsi come la latenza media tra diagnosi e morte da Covid. I dati sono stati ricavati dal file pubblicato in Internet dalla Protezione Civile.

Il calcolo di Roberto Buzzetti stima un guadagno di 27.034 decessi al mese e quindi di 872 al giorno, il nostro calcolo porta invece al valore di 1.836 decessi in meno al giorno, cioè poco più del doppio. Nel confronto tra le due stime si consideri però che:

  1. Nel dicembre 2020 non c’era la variante Omicron che si ritiene porti meno frequentemente i contagiati al decesso
  2. Nel 2020 per il cosiddetto “effetto harvesting” molti soggetti fragili hanno anticipato il loro decesso e quindi nel 2021 la loro frequenza era minore
  3. I contagiati attuali hanno una età media inferiore a quella dei contagiati di un anno fa e i giovani positivi hanno meno rischio di morire per l’infezione del virus.
  4. L’attività diagnostica tramite tamponi si è sviluppata massicciamente nelle ultime settimane del 2021 e quindi sono molti i casi di positivi individuati che un anno fa sarebbero stati ignorati e questo ha fatto aumentare il denominatore del calcolo della letalità.

È quindi credibile, pur con una dose di approssimazioine, che questi fattori elencati siano stati responsabili della metà delle morti risparmiate e che quindi l’altra metà sia invece attribuibile all’effetto dei vaccini come dice Roberto Buzzetti. Queste sono ipotesi credibili, seppur non sufficientemente dimostrate, e comunque i dati ci confermano in modo inequivocabile che rispetto ad un anno fa la letalità è passata dal 34,2 per mille al 4,7 per mille, cioè è diminuita di 7,2 volte.

Speriamo che queste evidenze convincano anche gli ultimi riottosi a  chiedere di essere vaccinati e ciò permetterà che sia risparmiato a molti di loro un decesso del tutto evitabile.

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