Quanto costano le guerre americane

Dall’11 settembre 2001 a oggi, vent’anni di ‘guerra globale al terrore’ hanno reso gli Stati Uniti un paese sempre più militarizzato, all’interno come all’estero. Questa trasformazione in nome della “sicurezza” ha un costo altissimo in termini di sorveglianza e minacce alla privacy individuale; di xenofobia e razzismo contro immigrati e persone di colore, con le incarcerazioni di massa; in termini di vite umane perdute in guerra e per atti di violenza. La militarizzazione ha anche enormi costi economici, che indicano anche i costi-opportunità di investire nel militare anzichè in attività economiche e sociali.

La caduta dell’Afghanistan nelle mani dei Talebani nell’agosto 2021 solleva domande di fondo. Perché la situazione è precipitata così in fretta, dopo tutti questi anni di occupazione? Quali azioni hanno migliorato la vita delle persone negli Stati Uniti e altrove, e quali hanno invece provocato una perdita di vite umane e reso il mondo più pericoloso? Ma soprattutto, in vista dei prossimi 20 anni, che tipo di investimenti hanno maggiori probabilità di salvare vite, ridurre i conflitti e migliorare gli standard di vita, negli Stati Uniti come altrove?

Vent’anni fa la ‘guerra al terrore’ era stata lanciata con la visione illusoria che l’Afghanistan non sarebbe diventato un pantano, e che la guerra in Iraq sarebbe finita in “cinque settimane, cinque giorni o cinque mesi” e che sarebbe costata solo 60 miliardi di dollari. Quando gli Stati Uniti sono entrati in guerra e hanno dirottato la spesa per la sicurezza interna verso obiettivi di lotta al terrorismo, pochi potevano prevedere le ripercussioni di vasta portata per i militari, i veterani, i migranti, la sicurezza interna.

La guerra al terrorismo ha portato a creare un grande apparato di sicurezza con funzioni di antiterrorismo, che si è poi esteso all’immigrazione, alla criminalità e alla droga. Il risultato è una cultura militarista e xenofoba che oggi dilaga nelle politiche interne ed estere degli Usa, e che è all’origine delle divisioni politiche tra le più profonde nella storia del paese. Un altro effetto è stato quello di sottovalutare altri problemi, come il rischio di pandemie, il cambiamento climatico e le grandi disuguaglianze.

I costi economici continuano a crescere: oggi il bilancio del Pentagono è maggiore di quello raggiunto al culmine della guerra in Vietnam o della Guerra fredda, e rappresenta più della metà della spesa discrezionale del governo federale. Nonostante il ritiro dell’Afghanistan, la guerra al terrore continua. E l’establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti sta preparando una nuova era di scontro con la Cina. Molte voci hanno proposto una riduzione della spesa militare. Noi abbiamo già suggerito che, ponendo fine alle guerre e limitando le attività militari Usa nel mondo, si potrebbe dimezzare il bilancio del Pentagono, con un risparmio di circa 350 miliardi di dollari.

La sintesi 

• Vent’anni dopo l’11 settembre 2001, la risposta americana ha portato alla militarizzazione della politica estera e interna, con un costo totale di 21 mila miliardi di dollari in vent’anni. 

• Dei 21 mila miliardi di dollari, 16 mila miliardi sono andati alle forze militari (compresi 7200 miliardi per le società private di sicurezza), 3 mila miliardi ai programmi per i veterani, 949 miliardi alla sicurezza interna e 732 miliardi alle forze dell’ordine federali. 

• Con queste risorse, gli Stati Uniti potrebbero investire in molte attività che sono state trascurate: 

  • $ 4500 miliardi potrebbero essere investiti per decarbonizzare completamente il sistema elettrico degli Stati Uniti
  • $ 2300 miliardi potrebbero creare 5 milioni di posti di lavoro con salari a 15 dollari all’ora con contributi e aggiustamenti al costo della vita per 10 anni 
  • $ 1700 miliardi potrebbero cancellare il debito degli studenti universitari
  • $ 449 miliardi potrebbero estendere il credito d’imposta sui figli per altri 10 anni
  • $ 200 miliardi potrebbero garantire la scuola materna gratuita per tutti i bambini di 3 e 4 anni per un totale di 10 anni, e aumentare gli stipendi degli insegnanti
  • $ 25 miliardi potrebbero fornire vaccini Covid-19 alla popolazione di paesi a basso reddito.

Le forze armate 

In vent’anni la ‘guerra al terrore’ ha coinvolto decine di paesi, provocato 900 mila morti, è costata migliaia di miliardi di dollari. Oggi le forze armate statunitensi sono dislocate in più di 750 basi militari in 80 paesi; circa 220 mila soldati statunitensi sono di stanza permanentemente all’estero (dati del giugno 2021). Le operazioni militari si estendono ben oltre i confini della ‘guerra al terrore’ e, in alcuni casi, le azioni annunciate come esercitazioni sono servite da facciata per vere e proprie operazioni militari. 

Nel passaggio dalla ‘guerra al terrore’ alla strategia di ‘competizione tra grandi potenze”, le lobby militari spingono per reinvestire nelle armi nucleari, dopo decenni di sforzi per la non proliferazione. Gli Stati Uniti hanno molte più armi nucleari di qualsiasi altro paese al mondo, e molte più di quelle giustificabili sulla base delle teorie della deterrenza nucleare. Gli Stati Uniti sono l’unico paese che ha usato – due volte – le armi nucleari contro le persone. Il pericolo che viene dalle armi atomiche è di gran lunga maggiore dei benefici che offre la loro presenza. Eppure, il Pentagono ha un programma di rinnovamento e mantenimento in funzione dell’arsenale nucleare statunitense dal costo di 1.500 miliardi di dollari.

Di recente, le forze armate sono state attive anche sul territorio nazionale e dispiegate soprattutto al confine meridionale, dove oggi ci sono 3.000 soldati in un ruolo di sorveglianza. Alcuni stati hanno inviato al confine truppe della Guardia nazionale. Dal 2016-17 sono state numerose le occasioni in cui i soldati della Guardia nazionale sono stati schierati per reprimere proteste e manifestazioni; si pensi ad esempio alle proteste indigene contro il Dakota Access Pipeline o le manifestazioni di Black Lives Matter. La Guardia nazionale è intervenuta anche dopo l’insurrezione al Campidoglio di Washington del 6 gennaio 2021.

Complessivamente, le spese militari negli ultimi 20 anni ammontano a più di 16 mila miliardi di dollari, con la composizione illustrata qui sotto:

I costi della ‘guerra al terrore’ sono stati enormi. Secondo i dati del progetto The cost of war della Brown University, circa 900.000 sono state le vittime di azioni violente, molte altre migliaia quelle connesse alla distruzione di infrastrutture critiche come gli ospedali; 37 milioni sono gli sfollati. Nel 2019, gli attacchi aerei pro-governativi (compresi quelli Usa) hanno ucciso il maggior numero di civili afgani dall’inizio della guerra. Dall’inizio della ‘guerra al terrore’ in Afghanistan sono stati uccisi 47 mila civili. Lo stesso studio ha stimato la spesa totale per la ‘guerra al terrore’ in 8 mila miliardi di dollari fino al 2021. Dal 2002 al 2019 circa 127 miliardi di dollari sono stati destinati agli aiuti alle forze armate straniere nei due principali obiettivi Usa: Afghanistan (91 miliardi di dollari) e Iraq (36 miliardi di dollari). Dal 2018 al 2020 gli Usa hanno realizzato operazioni antiterrorismo in 85 countries, con combattimenti militari in 12 paesi e attacchi aerei o con droni in sette. Infine, la ‘guerra al terrore’ è stata fonte di enormi profitti per le imprese che producono armi e servizi di sicurezza. Negli ultimi 20 anni, i ‘military contractor’ hanno ricevuto più di 7.200 miliardi di dollari in fondi del Dipartimento della Difesa, contro i 4.700 miliardi dei 20 anni precedenti. 

L’homeland security

Anche la politica interna è sempre più militarizzata. Il Dipartimento della Sicurezza interna (Department of Homeland Security) è stato creato nel 2003 col compito di rispondere alle minacce alla sicurezza e di prevenire gli attacchi terroristici. Tra i suoi compiti principali c’è il controllo degli accessi agli Stati Uniti, in base al presupposto per cui l’immigrazione avrebbe reso gli Stati Uniti vulnerabili agli attacchi terroristici. Al Dipartimento fanno riferimento l’Agenzia per l’immigrazione e il controllo doganale (Immigration and Customs Enforcement) e l’Agenzia doganale e di protezione delle frontiere (Customs and Border Protection) che hanno avuto un ruolo chiave nella ‘guerra ai migranti’ iniziata già nel 2003, con la militarizzazione dei confini, la dispersione delle comunità di migranti anche quando non ci sono minacce terroristiche, la repressione delle proteste, la sorveglianza di gruppi politici e l’infiltrazione di comunità locali. Dal 2002 al 2019 sono state espulse dagli Stati Uniti 5,8 milioni di persone. Dal 2002, la spesa per l’Homeland Security ha raggiunto i 949 miliardi di dollari, principalmente per operazioni militarizzate alla frontiera e di controllo dell’immigrazione. 

Ashik Siddique, Lindsay Koshgarian, Lorah Steichen

Presentiamo una parte del rapporto realizzato dall’Institute for Policy Studies “State of Insecurity: the Cost of militarization since 9/11”. Il rapporto completo è disponibile al link https://ips-dc.org/report-state-of-insecurity-cost-militarization-since-9-11/?emci=5b27f5f2-a011-ec11-981f-501ac57ba3ed&emdi=e63b97e8-a411-ec11-981f-501ac57ba3ed&ceid=4016296

L’Institute for Policy Studies è un think tank progressista di Washington che lavora sui temi politici, economici, sociali e dei conflitti: https://ips-dc.org.

19/1/2022 https://sbilanciamoci.info

Traduzione di Daniela Musina

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