Ricchi e poveri: immaginario comune contro il sindacato?

Le capacità persuasive della comunicazione mediatica, quando come oggi è nelle mani di quei pochi che hanno anche facoltà di spesa e di governo – sono diaboliche nella penetrazione delle menti di chi non ha di che, nè possibilità di decidere. Diaboliche perché suadenti nel prospettare benessere e felicità per tutti nonostante il dolore della violenza subita nel vivere quotidiano. Un esempio l’abbiamo vissuto con l’Expo di Milano che ha sceneggiato una truffa colossale per invitare tutti a concepire l’alimentazione come consumo di prodotti drogati dalle multinazionali dello spaccio.

La persuasione di massa è un gioco retorico che ha sempre funzionato in assenza di capacità di intendere e di volere basato su un sapere intellettuale alla portata di tutti e sulla conoscenza del reale stato di cose nel quale viviamo. Se però il monopolio dell’informazione pubblica è in mano a una ristretta cerchia di persone , la prassi è, anche oggi, sempre quella teorizzata, e diabilicamente praticata, dal nazista Goebbels, che “consigliava” ai giornalisti “mentite, mentite, qualcosa resterà” nella testa dei bombardati. Oggi è forse diverso? Per favore, la risposta non parta dalle opinioni di contestazione che buttiamo nel web, ci prenderemmo in giro anche da soli. Quindi la comunicazione diabolica produce senso comune spacciandolo per interesse condiviso?

Mi pare inconfutabile che lo sia quando parliamo di diritti basilari come la facoltà di parola intesa come strumento per stabilizzare una condizione di lavoro e di vita che parta da una dignità intoccabile per tendere perennemente al miglior benessere possibile.

Quando negli anni della prima Repubblica c’era una stampa pluralista che aveva la necessità di rispondere a culture, opinioni politiche e sindacali molte varie e in un continuo movimento determinato dal confronto, come dallo scontro, nella società reale.

Allora la persuasione diabolica si scontrava con gli anticorpi delle collettività organizzate nel lavoro, nello studio e nelle dinamiche sociali, attraverso forme politiche e sindacali.

Oggi, nel magma istituzionale di questo Stato preso d’assalto da bande del crimine finanziario, non ci pare vero che sia la stessa attività dei governanti a far da palo al crimine organizzato pulendo i percorsi da regole elementari e diritti, dopo aver abbattuto, comprato e inglobato nel sistema, i molteplici e variegati presidi di resistenza. Restano solo le loro sigle, quelle politiche (vedi PD) e quelle sindacali, fedeli alle loro storiche insegne (CISL e UIL) e un’altra stia faticosamente cercando di adeguarsi compiutamente ma non è detto che ci riesca (la CGIL).

Per i sindacati la ragione sociale era riconosciuta da capisaldi inalienabili come il contratto nazionale, l’Articolo 18 e il diritto di sciopero spesso ridotto a una formalità, pagata dalle tasche dei lavoratori).

Oggi cosa sono, e domani cosa saranno i sindacati che abbiamo conosciuto e vissuti, se non si autoaboliranno su induzioni coercitive e legislative?

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www.lavoroesalute.org/

 

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