Rifondazione con le donne e gli uomini scalzi.

Sono numerose le immagini che in questi giorni stanno mutando anche la percezione del mondo in buona parte del continente europeo. Immagini che colpiscono emotivamente come la foto ormai divenuta simbolo del corpo del piccolo Aylan, morto sulla spiaggia turca di Bodrun, o immagini di una folla in marcia verso i confini, apparentemente più rassicuranti dell’Europa centrale, dopo il trattamento orrendo subito nei paesi dell’Est, pestati e bloccati in Ungheria, marchiati in Repubblica Ceca, caricati in treni diretti verso il nulla e solo dopo dure trattative ora pronti ad arrivare in Austria e Germania.

Un popolo di esuli in marcia che evoca il ricordo del “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, che porta non solo il dolore e la fatica ma anche la volontà di vivere che travalica ogni frontiera, nel cuore duro del continente. E ancora immagini di guerra che annientano con il loro rumore le immondizie cerebrali degli xenofobi di professione che imperversano sugli schermi televisivi con la volgarità e il livore di chi non ha alcuna soluzione da proporre di fronte alla più grande emergenza umanitaria dal dopoguerra ad oggi. E immagini di uomini e donne che accolgono, che espongono cartelli con la scritta “welcome” che vanno in automobile a prendere chi è più debole, che offrono casa, giocattoli ai bambini, attimi di sollievo.

Mai come ora questi segnali di accoglienza sono fondamentali. Secondo i rapporti Unhcr del 2014 sono almeno 52 milioni gli uomini, le donne e i bambini che sono costretti da guerre, repressioni, abusi, conflitti interni e dittature a fuggire dai paesi di origine. Di questi solo una piccola parte arriva in Europa, molti si fermano nei Paesi limitrofi: il Pakistan, da cui peraltro si fugge, è oggi il paese che accoglie il maggior numero di rifugiati, al secondo posto viene il Libano, grande meno dell’Abruzzo ma in cui oltre un quarto delle persone presenti proviene dalla Siria. L’Italia, quinta o sesta potenza mondiale, è in questa classifica al 35° posto, scavalcata da numerosi paesi europei nonostante esista la possibilità di accogliere degnamente e non in base alle speculazioni emerse con l’inchiesta Mafia Capitale.

Di fronte a tale catastrofe che è ipocrita chiamare emergenza dato che gran parte degli esodi si verificano grazie al sostegno dato ad alcuni regimi o all’esplosione di conflitti da parte degli stessi paesi europei che oggi negoziano sul numero di persone da poter accogliere. Quella che sembra prevalere nella gestione politica UE è il tentativo di coniugare l’egoismo di alcuni Stati, le politiche di potenza di altri, la richiesta di risorse senza andare a modificare né la politica estera né tantomeno le leggi che determinano tanta sofferenza. Sono questi elementi che hanno spinto Rifondazione Comunista ad aderire all’iniziativa nata a Venezia, su un appello di alcuni intellettuali e giornalisti e oggi estesa a quasi 40 città italiane (ma il numero è in costante aumento), la Marcia delle donne e degli uomini scalzi che si terrà nel pomeriggio di venerdì 11 settembre.

Migliaia le adesioni da parte di grandi organizzazioni e di singoli che non condividono le scelte finora fatte in sede UE e nazionale,  un breve ma significativo appello apparso nei giorni scorsi su alcuni quotidiani ma tuttora visibile sul sito  http://donneuominiscalzi.blogspot.it/ definisce le ragioni di questa scelta di importante valore simbolico. «E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare.- recita il testo -E’ vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.

Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi». Scalzi come sono molti di coloro che tentano di giungere nella fortezza di privilegiati che chi ci governa ha realizzato e alimenta con la costruzione di muri, barriere, controlli e repressione. Farlo per poche ore per condividere, anche se solo minimamente le condizioni le ragioni di chi non vuole più sentirsi confinato e respinto. Quattro le richieste contenute nell’appello : certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di detenzione e concentrazione dei migranti; creare un sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento Dublino. Quest’ultimo, vale la pena di ricordarlo, impone che chi giunge in UE sia obbligato a fermarsi nel primo paese in cui è approdato e non ha modo di recarsi in uno di quelli in cui legami affettivi, parentali, prospettive di accoglienza migliore, lo spingerebbero. Un regolamento che ha ingabbiato la vita di decine di migliaia di persone e che nei fatti si è rivelato fallimentare.

Si può ancora aderire, singolarmente o come associazione, forza politica locale, inviando una mail a donneuominiscalzi@gmail.com e sono ad ogni momento che passa tantissime le adesioni che si aggiungono tanto che chi aggiorna il sito è in difficoltà per seguirne il numero. E si diceva, tante le adesioni di anonimi cittadini, di quelli e quelle che si stanno dando da fare nel proprio piccolo per portare sollievo a chi giunge ma tante anche quelle della politica e del mondo dei giornalisti.

Rifondazione Comunista sarà presente, con i propri militanti e simpatizzanti, in ogni città, il segretario Paolo Ferrero parteciperà alla marcia a Firenze, dove in quei giorni si tiene la festa nazionale del partito. Il giorno successivo, il 12 settembre, (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=19265) si terrà dalle 14 alle 18 un seminario sul tema con la presenza di alcuni fra i massimi esperti di tali problematiche.

Ma dalla politica e dal mondo dell’informazione bisogna pretendere di più, non basta marciare per una sera. Dalla politica bisogna pretendere coerenza fra ciò che si firma e ciò che poi si pratica nei dibattiti parlamentari, possibile che anche questo governo si mostri in tal senso o complice o peggio ancora ostaggio delle destre e della logica del mantenimento del consenso? Da molti giornalisti piacerebbe ricevere invece una informazione più corretta e sensata, basata su dati reali, non per creare illusioni né allarmismi ma per permettere al comune cittadino di avere di fronte una rappresentazione della realtà e non la studiata cattiveria leghista. Occorre una “lunga marcia” in cui ognuno si assuma la responsabilità di fare i propri passi.

Stefano Galieni

8/9/2015 www.rifondazione.it

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