Rivoluzione pandemica? Le certezze dei cecchini

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Inconfutabile che stiamo vivendo una svolta globale ed epocale sotto grandine di incertezze e paure, ma potremmo anche decifrare questa svolta come un percorso di pianificazione della permanente emergenzialità dato che gli ambiti economici hanno valutato che tutto è più facile nella normalizzazione, e condivisione di massa, dei loro dettami di disuguaglianze nel trasmettere paura globale.

E’ quanto ci ha “insegnato” la pandemia nel colpire, senza alcuna reazione di protesta, le fasce povere delle popolazioni.
Come nessuna sostanziale protesta c’è stata sulla leggerezza governativa nella chiusura della scuola, dei teatri e dei cinema eliminando, come degli impunibili cecchini, gli spazi conviviali ai quali, secondo la mai venuta meno selezione di classe, devono accedere solo le classi dirigenti attuali e future per diritto ereditario di casta.
Però, è noto a tutti fuorché ai soliti criticoni del magnifico sistema capitalista, sono essenziali tutte le attività produttive, dalle armi alla moda, dai giocattoli alle macchine, attività di fronte alle quali il nemico covid si esime di colpire, come di fatto si legge nei provvedimenti del governo su dettatura confindustriale e del grande commercio.

Il sistema produttivo degli affari di pochi, definita ricchezza nazionale, deve andare avanti spedito come se nulla fosse successo e stesse succedendo, in questa ottica imperante, nella politica e nell’informazione mainstream, risulta ovvia, e accettata per induzione comunicativa, l’occasione dell’usare la pandemia per ristrutturare e modificare i settori industriali e della pubblica amministrazione, distanziando i lavoratori dai luoghi collettivi e rendendo privati i servizi pubblici. Atti violenti, di stupro della stessa democrazia borghese come mediazione tra interessi sociali. Atti di guerra unilaterale utilizzando come gas nervino la tecnologia del digitale per la supremazia totalitaria del tecno-bio-capitalismo come moderno sfruttamento schiavista.

Utilizzando la paura pandemica si stanno ottimizzando, legiferandoli, passaggi già costruiti precedentemente ma mai portati a termine causa la sopravvivenza di meccanismi sociali di contrattazione tra le parti. Ora pare giunto il momento di cambiare le relazioni sociali e di lavoro che devono essere assoggettate non più ai bisogni di comune interesse ma alle esigenze mercato determinate dal profitto delle classi dominanti, quindi il bisogno come una merce senza ingerenze di contrattazione delle condizioni di lavoro e dei livelli salariali. Una quarta rivoluzione industriale, ma per tornare indietro.

In questo quadro si innesta la baraonda sui vaccini e sullo stesso destino della sanità pubblica, la cui fine resta uno degli obbiettivi primari del capitale con le sue multinazionali del farmaco e, ovviamente, non dicono, perché non vogliono farla, che l’unica cosa possibile per porre fine alle future epidemie che hanno la loro base nella deforestazione e negli allevamenti intensivi. Tutto ciò continuerà a colpire anche gli umani in nome del profitto di pochi sul totale dell’umanità.

La verità nascosta da profeti della paura e che le pandemie sono innestate dai drammi socio-sanitari ed economico-finanziari che non potremo evitare senza ridurne le vere cause: deforestazioni, bio-invasioni, cambiamenti climatici e dissesti sociali. Quindi, senza un cambio di sistema socio-economico prepariamoci ad assistere indifesi e ignoranti ad altri eventi pandemici durante i quali continuerà l’opera di devastazione della civiltà.

Franco Cilenti

Pubblicato sul numero di gennaio del mensile Lavoro e Salute

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