Sanità 4.0: quale futuro per la sanità e la nostra salute

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  • Contributo del Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara

Più di due anni fa, nel Comitato si comincio a discutere su quella che veniva definita la Sanità 4.0, l’approccio con il quale abbiamo affrontato la questione non partiva ne da un rifiuto aprioristico delle nuove tecnologie, ne dal culto della tecnologia che avrebbe sostituito i medici con calcolatori, robot o algoritmi. Secondo noi l’introduzione delle nuove tecnologie che avrebbe portato la Sanità 4.0 non doveva e non poteva, essere valutata solo in termini di efficienza (affidabilità, velocità ed economia) ma anche e sopratutto, in termini di miglioramento effettivo della salute e della qualità della vita.

Lo scenario che avevamo e abbiamo di fronte, dopo anni di smantellamento del servizio pubblico orientava a capire che lo slogan la “sanità non è una merce e l’ospedale non è un’azienda” è un dato dal quale non si può prescindere per affrontare in termini critici le prospettiva di dove stiamo andato. Nel frattempo la pandemia da Covid 19, con i suoi carico terribile di morti e sofferenze, tra i cittadini e gli stessi operatori e la campagna iniziata subito dopo la prima ondata, poneva dei seri dubbi sull’impatto che avrebbero le future scelte sul diritto alla salute e alla cura.

Analizzare dove va la sanità oggi, a partire dalle politiche di privatizzazione del passato, attraverso la logica di restituire completamente la sanità pubblica alle leggi di mercato.
Una logica che non ha subito nessuna inversione, anzi, nei diversi Paesi europei, per rispondere alla crisi economica e alla riduzione delle risorse pubbliche per il Welfare, da anni era già in corso una ri-progettazione dei propri sistemi sanitari, investendo e mobilitando risorse pubbliche e private addizionali, nella Sanità digitale la cosi detta Sanità 4.0.
Questo perchè, a loro dire, un sistema sanitario che non investiva adeguatamente nella sua digitalizzazione perdeva la capacità di rispondere con appropriatezza alle caratteristiche emergenti della nuova domanda di salute: invecchiamento della popolazione crescita delle patologie cronico-degenerative, il palesarsi di nuove fragilità e di nuovi bisogni sociali e sociosanitari.
Secondo i dati dell’Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano la spesa complessiva per la digitalizzazione della Sanità italiana dal 2010 aveva subito un progressivo decremento, riprendendo a crescere soltanto nel 2014 con un livello pari a 1,37mld di Euro, limitato all’1,3% della spesa sanitaria pubblica.
Il riferimento è in particolare ai tre strumenti-cardine della Sanità Elettronica: il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), la Ricetta medica elettronica e la Telemedicina.

Finora nel nostro Paese l’innovazione digitale in Sanità era stata realizzata per la maggior parte in modo sporadico e parziale, senza un disegno strategico complessivo, in grado di contemperare l’azione dello Stato centrale con quella delle Regioni, anche al seguito del Titolo V.
Un programma di Sanità elettronica oltre l’aspetto finanziario doveva quindi, partire dalla definizione di un sistema di  governance  in grado di contemperare il peso dei diversi attori considerati e i sotto-insiemi in cui essi interagivano.

Lo sviluppo della Sanità Digitale in Italia, come si è configurato negli ultimi anni, rispondeva ad un insieme disorganico di attori, comitati e tavoli: Ministero della Salute, Regioni, Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), Ministero Economia e Finanze, Tavolo tecnico AgID-MinSalute per il FSE (fascicolo Sanitario Informatizzato), Cabina di Regia del Nuovo Sistema Informativo Sanitario, Comitato di Coordinamento del Patto della Salute Digitale e così via.

Nonostante le aspettative generate, le numerose iniziative e i progetti, che hanno visto la luce negli ultimi anni in varie Regioni italiane, non avevano avuto finora la forza di spingere tutto il SSN, verso questo nuovo modello di sanità in grado cioè di collegare più efficacemente persone e informazioni. Lo sviluppo della Telemedicina esempio era stato frenato dalle resistenze alle innovazioni (tecnologiche, organizzative e normative), dalle carenze infrastrutturali, dalle resistenze professionali e dall’assenza di una valutazione economica relativa ai costi e ai benefici.

A tutto ciò andava aggiunto la mancanza di schemi di finanziamento ad hoc per la Telemedicina, all’interno del tariffario nazionale e dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), anche a causa dell’idea che l’evoluzione della tecnologia in Sanità non era in grado di aumentare il livello della produttività del lavoro e che quindi gli investimenti in Telemedicina non erano capaci di generare un rapporto costo-efficacia favorevole e sostenibile, problema poi superato con l’intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2014 sulle “Linee di indirizzo nazionali per la Telemedicina”, che riconosce la diffusione sul territorio nazionale dei servizi di Telemedicina come significativo fattore abilitante per il ripensamento del SSN in Italia nei prossimi anni e delinea un quadro strategico nel quale collocare, tra gli altri, gli ambiti prioritari di applicazione. Un’altro cambio di passo, più recentemente e costituito sia dal “Patto per la Sanità Digitale” fra Stato e Regioni sia nella “Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020”, varata dal Governo a marzo 2015.
Grazie alla pandemia da Covid 19“, come il Corriere della Sera ha scritto, “capace di imprimere un’accelerata formidabile alla medicina a distanza“, il processo-progetto di trasformazione del Sistema Sanitario Nazionale, trovate le risorse necessarie e le convergenze tra i vari attori, è partito su larga scala, avviando cosi la definitiva modifica del concetto di prevenzione, cura e salute.

Una trasformazione questa, che abbiamo cercato di studiare, approfondendo i vari aspetti nel lavoro del seminario, che abbiamo tenuto nel giugno dello scorso anno, articolato su due serate, con 7 relazioni legate tra loro da un filo conduttore: a partire dai processi di digitalizzazione in Europa, il ruolo delle industrie farmaceutiche, delle assicurazioni private, lo sfruttamento industriale delle informazioni sanitarie, come i processi di digitalizzazione modificheranno la domanda di sanità e salute, e la ricaduta di questo nuovo modello non solo sui pazienti e operatori sanitari, ma anche sull’ambiente.

L’occasione offerta dal Recovery Fund che prevede 3 campi di intervento: transizione ecologica, inclusione sociale e digitalizzazione/innovazione, per l’Italia si è tradotta nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), una riforma in pratica a tutti gli effetti del SSN in chiave tecnologica e che articolandosi su 6 missive traccia il nuovo scenario con il quale dovremmo fare i conti come cittadini, pazienti e lavoratori. Basti dire che solo una piccola parte dei soldi stanziati saranno impiegati per la salute, per il rinnovamento dell’assistenza territoriale e la digitalizzazione.

Nel nuovo modello sanitario i sistemi gestionali e di digitalizzazione si articoleranno su tre livelli attraverso il rinnovamento organizzativo che deve avvenire in chiave digitale e tecnologica servendosi di  App, Intelligenza artificiale e Big Data e di strumenti che permettano di migliorare il lavoro in termini quali/quantitativi.
I cittadini saranno coinvolti l”’empowerment” e cioè nel processo di crescita, dell’individuo e del gruppo, basato sull’incremento della stima di sé, un coinvolgimento attivo/passivo del cittadino che rappresenta parte integrante e fondamentale del processo perchè legato al nuovo modello di sanità territoriale.
Il medico avrà accesso alle informazioni del paziente, con l’ausilio di dispositivi di vario tipo, come sensori incollati al corpo per arrivare velocemente ad una diagnosi.

I pazienti si trasformeranno in “inumani numerici” e la salute in “ottimizzazione del rischio”. Tramite tutti questi dati si potrà realizzare la completamente la medicina predittiva che permetterà di determinare il profilo di rischio di ciascuna persona, di monitorarne l’evoluzione e di realizzare appropriati interventi preventivi solo in termine di risparmio, affossando cosi il vero valore della prevenzione, “promuovere e difendere la salute umana da tutte le offese dell’ambiente di lavoro e di vita. “Ogni dato sarò catalogato, immagazzinato, messo in rete, di fatto ci troveremo di fronte ad un mutamento di strategia e di modello, ma pur sempre in linea con il criterio della massificazione dei profitti e della progressiva riduzione delle spese sanitari.

L’era della digitalizzazione sanitaria non avrà bisogno di più operatori sanitari, ma di una nuova generazione con un senso maggiore di “imprenditorialità”, per questo sul versante dei lavoratori si punterà all’acquisizione di ulteriori competenze e a una ridefinizione del modello assistenziale. I successi nella “sanità elettronica” sono vincolati soprattutto al coinvolgimento, in prima persona, dei protagonisti del sistema sanitario attraverso il consenso o l’adesione passiva, un’egemonia culturale (la formazione sarà l’obbiettivo principale), necessaria per contrastare la resistenza principalmente manifestata, contro un’eccessiva attenzione per gli aspetti manageriali a discapito di quelli clinici e assistenziali.

Avremo un’introduzione massiccia di tecnologie, una tra tutte la Telemedicina, fattore chiave della Sanità Digitale per il ridisegno strutturale ed organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale, soprattutto se si tiene conto della necessità della riduzione dei costi di ospedalizzazione e la razionalizzazione dell’offerta sanitaria, perchè permette la cura di un paziente a distanza o più in generale di fornire servizi sanitari a distanza, le cosi dette “cure virtuali, che ridurranno notevolmente il bisogno di forza-lavoro professionalizzata, bypassando completamente non solo il rapporto umano, ma la capacita attraverso il contatto con il paziente di leggere in modo dialettico i sintomi anche in relazione alla propria storia di vita e di lavoro. Non dobbiamo poi dimenticare che come in altri campi, anche nella sanità le tecnologie digitali introducono nuove parole che, mentre condizionano le pratiche abituali, riconvertono le mappe concettuali degli utilizzatori e inseriscono una nuova visione generale della salute e della professione medica.

Altro aspetto riguarda i farmaci (un settore fortemente produttivo), e il ruolo delle multinazionali, oltre che la digitalizzazione sanitaria come aspetto del controllo che nel settore sanitario potrebbe tradursi nell’acquisizione dei dati utilizzabili dal settore privato. Molte di queste aziende farmaceutiche hanno ottenuto utili miliardari soltanto per i vaccini contro il Covid 19, i finanziamenti per sviluppare i vaccini sono stati quasi tutti pubblici, mentre i profitti privati, meccanismo che sta alla base dei guadagni di queste aziende, che hanno la straordinaria capacità di corrompere il sistema, facendo in modo che le strutture che decidono, per esempio l’emissione di farmaci nell’ambito sanitario, siano controllate da loro.

Verranno ridefiniti gli ospedali come “ospedali del futuro” e “SmartHospitale”, non solo nel nome, ma come “un nodo connesso a una rete globale principalmente per scambiare informazioni“, superando di fatto la loro stessa concezione di ospedale per intensità di cure (come i 4 costruiti in Toscana in project financing) mentre per sanità territoriale, nell’interpretazione di Draghi, si dovrà intendere “le case dei pazienti che devono diventare il principale luogo di cura“, come superamento degli ospedali.

La sanità 4.0 avrà inoltre un forte impatto per l’utilizzazione del 5G, sulla salute e sull’ambiente, una relazione questa tra salute e ambiente che come Comitato abbiamo sintetizzato nello slogan “in un mondo malato non si può essere sani“, mostrando non solo la relazione tra ambiente inquinato e salute, ma come la declassificazione del concetto stesso di salute da diritto a merce, passando attraverso la svalutazione, la mistificazione e la negazione del ruolo centrale di un sistema sanitario nazionale pubblico, ha negato e nega le cure adeguate ad una popolazione sottoposta a rischio continuo per l’esposizione ad un ambiente gravemente nocivo. Una buona sanità deve fare, innanzitutto, prevenzione per evitare l’insorgenza della malattia, un concetto questo in antitesi con il nuovo modello di sanità 4.0 che richiede un salto di qualità attraverso l’introduzione massiccia di tecnologia, l’infrastruttura che corrisponde a questa caratteristica è proprio la rete di comunicazione mobile il 5G che utilizza frequenze molto alte (intorno ai 26 GHz) fino ad oggi mai utilizzate e di cui non sono mai stati fatti studi sugli effetti sulla salute, con un impatto nocivo e disastroso per la nostra salute e per la sopravvivenza del pianeta.

Di fronte a questo scenario, rimangono ancora valide le parole di Giulio MaccacaroL’unico modo di autenticare la scienza è che questa corrisponda all’interesse dell’uomo: l’uomo individuale e l’uomo collettivo. Non può, quindi, la scienza, operare mai contro l’uomo. Nel momento in cui la necessità scientifica diventa necessità disumana, la scienza si ferma. E non me ne importa assolutamente niente se si blocca proprio secca, li per li e non fa un passo in avanti, Perchè non ha diritto di fare un passo avanti contro l’uomo“.

Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara

Per informazioni: pagina Fb Per contatti e per ricevere l’opuscolo degli atti del seminario su Sanità 4.0 comitatosanitapubbli@virgilio.it

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