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Commenti di Mauro Biani

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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione, sanità e salute — Ottobre 16, 2018 7:12 am

    Cosa ha combinato nella sanità del Lazio l’astro nascente del PD, candidato erede di Renzi. A cinque anni di distanza è amaro constatare come il servizio pubblico sia stato sistematicamente depauperato, a tutto vantaggio di strutture private (e in particolare cattoliche). Il modello Formigoni applicato nel Lazio.

    Sanità modello Zingaretti

    Pubblicato da franco.cilenti


    Eppure avevamo creduto che le cose potessero andare diversamente quando Nicola Zingaretti nel 2013, assumendo la presidenza della Regione Lazio, diventa anche Commissario straordinario per la Sanità.

    Il risanamento del deficit diventerà invece il paravento per infliggere un colpo mortale alla sanità pubblica a favore di quella privata. E non una privata qualsiasi, ma soprattutto (anche se non solo) quella cattolica. Policlinico Gemelli, Bambino Gesù,Campus Biomedico, sono le strutture che Zingaretti ha maggiormente favorito. Policlinico Umberto Primo, San Camillo, San Filippo Neri, gli ospedali provinciali, sono invece le strutture a cui ha tolto ogni possibilità di essere competitive, di offrire servizi, quando non le ha direttamente chiuse.

    Le strutture ospedaliere convenzionate hanno storicamente sempre sforato il tetto di spesa, costringendo poi la Regione, tramite il Tar, sotto la minaccia dei licenziamenti del personale, a pagare prestazioni non previste. Adesso non c’è più bisogno neanche di questo.

    I numeri parlano da soli: Zingaretti nel 2015 ha dato al Gemelli 336.265.700 milioni di euro che diventeranno 405.404.415,49 nel 2018 e nel 2017 ha dichiarato in deficit per 65 milioni il San Camillo, 36 milioni il San Giovanni, 22 milioni l’ Umberto Primo, 15 milioni il Sant’Andrea, 3 milioni il Policlinico Tor Vergata. Ebbene, le cause per le quali il San Camillo è sul punto di morire si nascondono dietro alcune cifre: quelle relative ai costi dell’ospedale, pressoché invariati in otto anni e passati dai 466 milioni del 2005 ai 467 del 2013 (in calo rispetto al 2011 quando si toccò il picco con 523 milioni). In mezzo, però, ci sono stati i tagli: di posti letto, scesi dai 1.378 del 2005 ai 976 del 2013, di medici, passati da 1.006 a 822, di infermieri, da 2.500 a 2.025.

    Per la sanità pubblica esistono solo razionalizzazione e tagli di spesa, mentre per quella convenzionata (cattolica) denaro a pioggia, senza limiti.

    Quando Zingaretti decide di chiudere gli Ospedali nelle cittadine di provincia, si inventa di sostituirli con le Case della Salute per concentrarvi le prestazioni ambulatoriali. “Vicino a te” è il suo slogan. Uno scopo completamente disatteso dalle Case della Salute, e anche qui i numeri delle prestazioni ambulatoriali della sanità cattolica rendono chiara la situazione. ll Policlinico Gemelli nel 2017 ha erogato 9 milioni e 800 mila prestazioni ambulatoriali, 200 mila in più rispetto al 2016, in spregio della deospedalizzazione delle cure che era uno degli obiettivi dichiarati da Zingaretti.

    A febbraio del 2018 di 100 milioni agli Ospedali 23 sono per nuove edificazioni al Gemelli, i restanti sono divisi fra 24 strutture, il massimo 9,4 milioni di euro… ma non gliela vuoi far costruire al Gemelli un’altra palazzina ?

    Le persone così devono fare anche 200 chilometri per una prestazione ambulatoriale prenotata con il RECUP, il servizio unico di prenotazioni della regione Lazio, prestazione che invece avrebbero dovuto e potuto ricevere nei luoghi di residenza.

    Del resto quando nel 2014 Zingaretti incontra Maroni, è chiaro ed evidente che anche lui avvierà nella Regione Lazio il modello leghista lombardo di sanità appaltata a privati, per la maggior parte religiosi.

    Ora che lo Stato italiano ha approvato la legge sul testamento biologico, consentendo a tutti i cittadini italiani di redigere le Dat, le Disposizioni anticipate di trattamento, i responsabili del Gemelli, che prendono soldi pubblici sottratti alla sanità pubblica, bellamente affermano che “non onoreremo una DAT contraria all’insegnamento cattolico”. In altri termini, prendono i soldi degli italiani, operano su territorio italiano, ma non rispettano le leggi dello Stato italiano. Solo questa dichiarazione avrebbe dovuto indurre il presidente della Regione a revocare ogni convenzione.

    Ma con il Campus Bio-Medico Zingaretti supera se stesso. Ecco un primo, significativo dato del 2014: “La Regione ha stretto un accordo con il Campus Bio-Medico di Roma, che resterà in funzione dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 24, il sabato dalle 8 alle 20 e la domenica dalle 8 alle 14. Tra le altre cose la Regione stanzia 7 milioni per aumentare almeno del 25% le prestazioni di esami tac e risonanze magnetiche in tutte le Asl del Lazio”. Omettendo di dire che saranno molto irregolarmente distribuiti fra il Campus, il Gemelli e le ASL. Ma andiamo avanti.

    Quando Zingaretti viene eletto, l’Ospedale pubblico San Giovanni ha un acceleratore lineare per la cura dei tumori chiuso in un sotterraneo, non attivo. L’acceleratore dell’Ospedale pubblico San Filippo Neri invece funziona solo fino alle 13 per mancanza di personale. Nel frattempo Zingaretti si reca a inaugurare l’acceleratore del Campus Bio-Medico e non si limita alla partecipazione alla festa ma dichiara che per le prestazioni salvavita, radioterapia, quindi, il Campus Bio-Medico, insieme a tutti gli altri convenzionati, sarà esonerato dal rispetto dei tetti di spesa.

    Dunque Zingaretti fa rimanere senza fondi la sanità pubblica e la pone nella impossibilità di erogare servizi, mentre alla sanità cattolica concede di superare i limiti di spesa stabiliti nelle leggi di bilancio, al grido di “sì alla vita, no alla burocrazia”.

    Il Campus stesso nella persona del suo ufficio stampa dichiara che sarà presto attivato il pronto soccorso, ma medici del Campus stazionano già nel box del Pronto Soccorso del Sant’Eugenio per ricoverare i pazienti nella loro struttura, con buona pace di chi pensa di essersi rivolto a un Ospedale pubblico laico… ah già, si chiama sistema sanitario, non più servizio… e non hai più diritto a distinguere chi ti cura.

    Nel 2017 Zingaretti inaugura la nuova terapia intensiva del Campus biomedico, si complimenta per la partenza della breast unit, “già su una meravigliosa storia” ha definito quella con il Campus… Non ricordo abbia mai detto qualcosa di simile di una struttura pubblica.

    Sarà perchè fanno un milione di prestazioni ambulatoriali all’anno?

    Ma cosa succede alla nostra sanità pubblica nel frattempo che tutti questi soldi vanno alla sanità religiosa? L’unica cardiochirurgia pubblica di Roma nord, quella del San Filippo Neri viene chiusa, prima dicendo che si tratta di una chiusura temporanea dovuta a ragioni sicurezza e poi basta. Nel frattempo si convenzionano dieci letti di cardiochirugia al Campus biomedico e, sempre al San Filippo Neri, (già declassato da Azienda Ospedaliera Autonoma a Ospedale Asl unificato con il Santo Spirito), la cui colpa probabilmente è solo di esistere all’incrocio fra Villa San Pietro Fatebenefratelli e il Policlinico Gemelli, viene chiusa la terapia intensiva neonatale, aperta invece al Gemelli e a Villa San Pietro. Giusto! Quante ne vuoi avere di terapie intensive neonatali? Solo quelle religiose sono sufficienti, accidenti. Vengono ridotti anche i posti letto di Ostetricia, accreditando nello stesso tempo 70 posti letto all’Ostetricia della Casa di cura Santa Famiglia, già in capo al Fatebenefratelli, ora nel giro Fatebenefratelli,Tor Vergata.

    E d’altra parte è il servizio pubblico laico che deve in qualche modo far fronte, spesso chiudendo, ai conti della Regione Lazio.

    Sandro Petrolati, Francesco Medici e Bruno Schiavo, sindacalisti Anaao, con un grido dolente raccontano il saccheggio del San Camillo. “Abbiamo chiuso un ospedale, il Forlanini. Abbiamo chiuso reparti su reparti, siamo passati da 10 reparti di medicina a 1, in media abbiamo chiuso un reparto di medicina all’anno. Negli ultimi cinque anni abbiamo perso il 12% dei medici. Il San Camillo, con i tagli di personale e i posti letto di oggi e i tagli previsti in futuro non può continuare ad essere competitivo. Da noi si chiude ciò che remunera e si tiene aperto ciò che costa. Stiamo colmando il gap, è vero, con nuovi concorsi, ma il ritardo non è facilmente colmabile e il turn over sempre comunque in rosso”.

    Ma oltre al Campus e al Gemelli a chi vanno i soldi visto che i servizi regionali laici non vedono che tagli? “Un altro palazzone di sei piani del Bambino Gesù in piena riserva naturale statale del litorale romano: la richiesta del Bambino Gesù.”

    Nel 2006 era già stato realizzato l’ampliamento del padiglione diabetario, nel 2012 un mega parcheggio illuminato di notte, quasi sempre vuoto, costruito sui resti di una villa romana certificata dal Ministero dei Beni culturali. Poi arriva richiesta di autorizzazione per una nuova struttura in legno lamellare e adesso quella per il nuovo palazzo di sei piani. Inammissibile per la Soprintendenza ma presente nel programma elettorale di Esterino Montino, così tanto per nominare un altro PD.

    D’altra parte Zingaretti ha convenzionato nel 2018 quasi 200 posti letto (fra acuti, per riabilitazione e day hospital) al Bambin Gesù di Palidoro e Santa Marinella mentre le pediatrie laiche della Regione Lazio stanno alla canna del gas. Ma il Bambin Gesù è così fiducioso di ricevere ulteriori finanziamenti che annuncia la costruzione di un nuovo ospedale in via di Villa Pamphili a Roma. E intanto può vantare due milioni di prestazioni ambulatoriali nel 2017, anche qui alla faccia delle Case della salute che non si sa bene cosa facciano. Il Bambin Gesù lavora e la Regione paga. Mentre il pubblico, meno lavora e meglio è per il pareggio di bilancio. Figli e figliastri. E nel frattempo Zingaretti dichiara la sua vicinanza etica al Bambin Gesù. Chissà se ha capito che non abbiamo più nessuna diagnostica prenatale laica per mancanza di personale negli ospedali e che le donne con malformazioni fetali sono costrette ad andare al Bambin Gesù dove medici religiosi fanno il colloquio etico sull’aborto e dove si parla di hospice, di prossima apertura a Villa Luisa, che lui tanto ammira non capendo che viene costruito perché i bambini incompatibili con la vita dei quali loro hanno ostacolato l’aborto possano attendere agonizzando che un dio se li riprenda, perchè non possano essere condivise le cure terminali con i genitori perché dio non vuole. Evidentemente non aver potuto prendere il povero Charlie ancora gli brucia.

    Ma ora aprono un nuovo Ospedale a via di Villa Pamphili !! Beati loro che hanno i soldi per lavorare….

    Manca ancora qualcosa… ah sì: la Caritas ha fatto 71.000 prestazioni nell’anno2012 e Zingaretti ha dichiarato che avrebbe aumentato i fondi e avrebbe allungato la convenzione, con grande soddisfazione di Monsignor Feroci.

    E vogliamo parlare della nomina di una ginecologa obiettrice proveniente dal Policlinico Gemelli alla Direzione della maternità del San Camillo? Dopo il direttore della Maternità di Frosinone, quello di Latina, quello di Viterbo, quello del San Giovanni – tutti obiettori e provenienti dal Gemelli – dopo quello del Policlinico Casilino, più le maternità religiose del Gemelli, del Fatebenefratelli, di Villa San Pietro, vuoi non fare filotto?

    E il concorso per medici non obiettori di cui il presidente tanto si vanta, direte voi? È servito a sanare due precari che lavoravano da 16 anni alla 194, e la terza lavora ora al Santo Spirito dove le interruzioni non si fanno più.

    A proposito. Aspettiamo fiduciosi l’elenco delle prestazioni sociosanitarie in aumento nei Consultori Familiari, sempre più sguarniti di personale, sempre più vuoti di persone. È recente il divieto di svolgere l’assemblea delle donne nei Consultori della Asl Roma 2, sul quale stiamo ancora aspettando che si pronunci la capogruppo della Lista Zingaretti Marta Bonafoni.

    D’altra parte lei è stata quella che dichiarava tredici milioni per i Consultori quando erano solo tre e destinati alla ristrutturazione dei locali.

    D’altra parte Acqualuce, l’unica struttura pubblica gratuita per il parto in acqua, nel giardino dell’Ospedale GBGrassi a Ostia che Zingaretti ha chiuso è ancora chiusa, mentre sono state migliorate le condizioni per il parto a casa e in Casa di maternità delle libere professioniste. O i religiosi convenzionati o pagare. Dentro lo Stato più niente.

    (Per par condicio la prossima volta parleremo delle nuove tre sedi dell’Ospedale Israelitico nel Lazio e della relazione dei NAS che li riguardava).
    Elisabetta Canitano
    Ginecologa, Roma
    3/10/2018 dal blog su MicroMega
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