Sanità nello scandalo di Nola

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Le immagini del Pronto Soccorso dell’ospedale di Nola diffuse dai media sono certo drammatiche: non più l’abituale sovraffollamento di pazienti in barella, quando va bene, uno accanto all’altro, in attesa di un posto letto che non c’è, ma pazienti per terra, unico spazio disponibile per potere loro prestare le cure di cui hanno bisogno. Una novità, tra le foto di pazienti posteggiati sul tavolo operatorio, su panche o su barelle sottratte alle ambulanze, tra operatori stravolti che riempiono da tempo le pagine delle cronache nazionali e cittadine.
Da anni l’USB, tra gli altri, denuncia il graduale smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico, attuato con le politiche dei tagli lineari e della riduzione massiccia dei livelli di assistenza, con le chiusure di ospedali e la riduzione di migliaia di posti letto pubblici. “All’Ospedale di Nola è successo quello che abbiamo previsto nelle nostre denunce – si legge in un comunicato Usb -: un servizio sanitario pubblico devastato e non più in grado di dare risposte adeguate ai bisogni sanitari delle comunità di riferimento”.

Versione non dissimile da quello che sottolineano i cittadini (qui l’intervista audio a un edicolante di Nola che riporta l’opinione dei frequentatori dell’edicola), e quello che raccontano i medici stessi della struttra ospedaliera. Anche se nello specifico era in atto un intervento di urgenza che prevedeva la posizione del paziente su una superficie rigida e, nell’imposisbilità di avere a disposizione una lettiga è stato utilizzato il pavimento, la realtà parla di 107 posti letto per 300mila abitanti. “I sanitari sono stati degli eroi”, dichiara il direttore sanitario dell’ospedale Santa Maria della Pietà Andreo De Stefano.

Il Coordinamento Nazionale Sanità USB chede la sospensione immediata dalle loro funzioni del Ministro Lorenzin e del Presidente De Luca, in quanto responsabili diretti di quanto è successo all’Ospedale di Nola.

Domani alle ore 12.00 la USB Sanità Nazionale terrà dei presidi di protesta presso le Prefetture dei capoluoghi di Regione.
A Roma, manifestazione di protesta presso il Ministero della Salute. All’Ospedale di Nola, sempre alle ore 12.00, l’USB indice una conferenza stampa a difesa degli Operatori della Sanità e del diritto alla salute e per spiegare le ragioni del fallimento delle politiche governative e regionali in materia di Sanità.

A protestare sono anche i medici ospedalieri dell’Anaao-Assomed. “La trasformazione in corso da anni dei PS da strutture deputate all’emergenza ed all’urgenza in ambienti inadeguati, insicuri e, non di rado, indecenti, ha la sua prima causa nel fenomeno della l’attesa, di ore o di giorni, di un posto letto che non c’è, per un ricovero che pure è stato ritenuto necessario. Ma Governo e Regioni continuano a dare “la colpa” all’influenza ed al flop della vaccinazione, o ai cittadini che non distinguono tra patologie banali e serie, piuttosto che prendere atto di una realtà che è il prodotto dei tagli di posti letto e di personale che hanno effettuato in tutti gli ospedali pubblici del Paese”, si legge in una nota sindacale.

“Ogni volta la politica si chiama fuori, dimenticando i 70.000 posti letto che negli ultimi 10 anni, sono stati tagliati in assenza di una contestuale riforma delle cure primarie. O le condizioni di lavoro di migliaia di medici, spesso precari, che mettono la loro faccia davanti alle attese dei cittadini, vittime di un blocco del turnover senza fine che lucra sul loro lavoro professionale.
L’emergenza nei Pronto soccorso è ormai un dato strutturale della sanità italiana. Epidemia influenzale o temperature elevate ne rappresentano solo l’epifenomeno, buono per fare da alibi alla mancanza di programmazione dei posti letto ospedalieri e nascondere lo scempio operato dai tagli lineare”.

Lo standard del 3,7 per mille abitanti, tra posti letti per acuti e post-acuti (lungodegenza/riabilitazione), che ci pone agli ultimi posti in Europa e nasconde regioni, ovviamente al Sud, che viaggiano con dotazioni anche inferiori “è palesemente insufficiente per una popolazione in piena transizione demografica come quella italiana”.

“Pensare di riorganizzare ed “efficientare” il sistema sanitario attraverso politiche di tagli lineari su fattori produttivi importanti come i posti letto e le dotazioni organiche dei medici e degli infermieri ospedalieri, da cui dipendono i diritti di accesso alle cure dei cittadini – continuano i medici ospedalieri – è una sciocchezza prima di essere un errore. Ridurre la offerta pensando che la domanda si adeguerà automaticamente è stato un cinico azzardo”.

Senza contare che di fatto gli ospedali sono diventati i più grossi ammortizzatori sociali, “assurti a simbolo del profondo malessere in cui sta precipitando tutta la sanità pubblica. Il diritto ad essere curato in maniera appropriata ed in condizioni dignitose è diventato quasi un privilegio. Dall’addio al posto fisso alla fine del “letto fisso””.

Fabio Sebastiani

10/1/2017 www.controlacrisi.org

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