Sanità pubblica, Come possiamo evitare la catastrofe? Incontro con Ivan Cavicchi

Versione Interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-maggio…/

Archivio http://www.lavoroesalute.org

Il 26 aprile si è svolto un forum, organizzato dal PRC, tra il gruppo operativo nazionale del partito e Ivan Cavicchi, un compagno con decenni di esperienza nazionale sindacale, medico filosofo e docente di sociologia dell’organizzazione sanitaria all’Università di Tor Vergata. Per chi volesse seguire integralmente la discussione può vederla sulla pagina Facebook del PRC nazionale al link: https://www.facebook.com/rifondazione.comunista/videos/764236905293814

La domanda posta ed esaminata è: possiamo evitare la catastrofe della sanità?

Rosa Rinaldi che coordina il gruppo operativo sanità del PRC ha introdotto l’argomento ricordando la grande riforma del 78 che fu quella che introdusse il concetto di sanità pubblica universale e gratuita in attuazione della Costituzione, rilevando come questa legge non fu mai applicata e dapprima contrastata e poi svuotata in favore del mercato e del sistema privato.

Franco Cilenti ha posto l’accento sulle crescenti condizioni di privatizzazione del sistema, ricordando i criteri di mercato che guidano la riduzione dell’assistenza sanitaria pubblica verso la privatizzazione, come ad esempio i DRG, l’aziendalizzazione, l’intramenia, e denuncia l’assenza e in alcuni anche la palese deriva privatistica del sindacato confederale.

Marco Nesci mette in evidenza : la condizione di inadeguatezza totale del personale sanitario, fortemente insufficiente e mal pagato; le carenze strutturali che attraverso il PNRR con le case di prossimità, si punta ad un nuovo spostamento di risorse pubbliche a vantaggio della gestione dei privati, in ragione della carenza di personale; una certa rassegnazione, anche popolare, alla gestione del privato.

Giovanna Cappelli approfondisce il ragionamento sulle case di prossimità, rilevando che l’attesa della popolazione intorno a queste strutture è alta e che andrebbero fatte rispondendo al bisogno di sanità universale, che solo il pubblico può garantire, ma che il tutto possa invece tradursi in un ennesimo vantaggio al privato chiamato a colmare i buchi volutamente lasciati dalla gestione politica del SSN.

Alberto Deambrogio si sofferma sul tema della riconnessione con le masse popolari, ponendo la domanda se sia sufficiente rimettere al centro della informazione la legge 833 o l’art. 32 della Costituzione, e ciò in funzione della necessità di costruire una piattaforma nazionale, con chi ci sta, per l’affermazione di una sanità pubblica universale.

Fulvio Picoco denuncia come al centro del sistema non ci sia più la persona e il bisogno di salute ma la trasformazione affaristica, le liste di attesa anche disattendendo le norme dei piani nazionali attuativi, ne sono una dimostrazione, inoltre pone l’accento anche sulla questione della salute mentale e sulle spinte oggi rilevanti, contro la legge 180.

Loretta Mussi, domanda che fare? Come possiamo abolire la sanità privata e quella integrativa in un quadro così fortemente caratterizzato dalla loro forte presenza strutturata e volutamente sostitutiva dal potere politico, che oggi addirittura e in particolare al sud, lancia una offensiva definitiva con l’autonomia differenziata di Calderoli che oltre a segnare l’amplificarsi delle differenze, distruggerà completamente il SSN pubblico.

A tutte le questioni poste risponde in modo efficace e indicando il terreno di mobilitazione, Ivan Cavicchi. L’attuale catastrofe è determinata dalla assenza di una sinistra politicamente forte in grado di contrastare la palese violazione dell’art. 32 della Costituzione che attraverso l’azione violenta del liberismo ha subordinato il diritto alla salute alle compatibilità di bilancio.

Cavicchi prosegue rilevando come la legge sull’autonomia differenziata sia eversiva e il sistema del blocco delle assunzioni, sia mortale. La sanità integrativa (errore della riforma Bindi) è sempre più “sostitutiva” ed è inaccettabile anche perché produce differenze sociali a danno dei soggetti deboli.

Il tema delle risorse va affrontato in modo diverso e nello spirito costituzionale (art.32) del diritto alla salute, non è solo un fatto di rapporto aumentato al PIL nazionale, ma di come si spendono i soldi, ad esempio Speranza con le case di prossimità, si inventa una cosa bizzarra, perché oltre al fatto che tali strutture rischiano di essere l’ennesima grande marchetta in cui il pubblico finanzia il profitto privato, si inventa una assurdità come il “mezzo medico” metà impiegato nel pubblico e metà nel privato.

Inoltre al contrario di quanto si sarebbe dovuto fare, va riscontrato che ad esempio i posti letto post pandemia sono calati di altri 20 mila.

Una nuova mobilitazione va posta a partire non solo dalle bontà della 833, ma andando oltre in un nuovo ragionamento, una quarta riforma sanitaria (che Cavicchi definisce così per dare un senso politico pesante). In primo luogo l’interazione tra gli articoli della Costituzione in modo nuovo tra “ambiente” e “salute”, un ritorno alla titolarità dei comuni ( prima della riforma del 92), nella logica di comunità e territorialità del diritto alla salute a partire da ospedali interconnessi alle comunità territoriali, che non possono essere certo definite regionalmente. Il privato non può essere abolito, ma deve essere non sovvenzionato e mantenuto dal pubblico, non può essere sostitutivo quindi una mobilitazione potrebbe avere tra le sue parole d’ordine ad esempio che il maggior costo del necessario aumento del personale e delle loro retribuzioni, sia finanziato dalla fine delle decine di sgravi fiscali fatti alle strutture e aziende private della sanità.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di rifondazione comunista, ringrazia tutti i partecipanti per le riflessioni portate all’attenzione e in particolare la disponibilità e la forza di alcune idee lanciate da Ivan Cavicchi. Lo scenario che abbiamo difronte, con l’autonomia differenziata, il calpestio della Costituzione antifascista, la riproposizione assurda del nuovo patto di stabilità europeo, danno uno scenario inquietante. Il potere politico enorme della sanità privata, l’estrema logica economicista della gestione pubblica, trascinano la sanità pubblica al tracollo e il diritto alla salute sempre più ai margini, testimoniato dal fatto che sempre più persone rinunciano per motivi economici a curarsi. Il diritto alla salute va posto quindi al centro di una nuova mobilitazione nazionale, ed è fondamentale per la la sinistra alternativa e di classe, la costruzione di un movimento politico e sociale che a partire anche dalle idee e le proposte di Ivan Cavicchi che condividiamo, conclude Acerbo, risulta essere prioritario per il partito della rifondazione comunista e per la stessa costruzione di Unione Popolare.

Questo incontro è stato interessante e con idee di mobilitazione sociale e politica da percorrere per difendere il diritto alla salute, la Costituzione e rilanciare una idea di sinistra utile alle classi sociali più deboli, alternativa al liberismo perverso. Adesso occorre continuare a ragionare e a costruire un movimento nazionale per una sanità pubblica, universale e gratuita.

Resoconto di Marco Nesci per la Redazione di Lavoro e Salute

Versione Interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-maggio…/

Archivio http://www.lavoroesalute.org

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *