Sciopero generale contro le crisi (energetica, sociale e ambientale)

La crisi energetica che sta investendo l’Europa sta avendo gravissimi risvolti per la situazione sociale e per la questione ambientale in tutto il mondo ed in particolare in Europa.
Non si tratta di una crisi di disponibilità, in assoluto, del gas e degli altri vettori energetici, ma di questioni legate alla guerra e agli sconvolgimenti geo-politici e,  prima e più ancora, alle speculazioni finanziarie causate dai meccanismi del tanto glorificato “mercato”.
Quello che sta accadendo sta già avendo un grave effetto per la crisi ambientale, allontanano drammaticamente la possibilità di fermare la catastrofe climatica e ambientale che ci sta investendo. La guerra, le speculazioni sul costo dell’energia e gli interessi delle lobbies energetiche, già prima dell’inizio della guerra avevano messo a segno pesanti vittorie in sede UE, qualificando come “verdi” gas e nucleare, sottraendo, così, ingenti risorse alle fonti rinnovabili. Ora con la scusa della guerra vengono rilanciate anche le centrali a carbone.

Ma la crisi energetica in Europa sta anche provocando drammatici sconvolgimenti sociali. Molte famiglie avranno problemi a pagare le bollette energetiche o a comprare prodotti (generi alimentari o altro) i cui prezzi sono aumentati a causa dell’aumento del prezzo dell’energia. Molte attività produttive potrebbero andare incontro a possibili chiusure per i costi dell’energia e delle materie prime. Questi problemi non riguarderanno solo le attività produttive, ma anche servizi pubblici come la sanità o l’istruzione, provocando così, per il sommarsi dei vari problemi (aumento delle spese, aumento della disoccupazione, aumento dei costi per la cura e l’istruzione) effetti sinergici disastrosi per i settori più deboli della popolazione.
In sostanza, l’impatto degli shock dei prezzi del gas, del petrolio e dell’elettricità potrebbe far precipitare milioni di europei nella povertà mangiando gran parte dei redditi familiari, mentre le compagnie energetiche guadagnano miliardi di profitti. Si tratta di una vera azione antitetica a quella di Robin Hood: un’espropriazione dei redditi medi e bassi e una ridistribuzione verso le grandi industrie dell’energia e del cibo.

Questa crisi energetica potrebbe avere anche dei consapevoli mandanti, fatta con lo scopo di provocare un profondo processo di deindustrializzazione in Europa, che colpirebbe tutti i paesi con grandi e piccole industrie. La produzione è già stata ridotta e chiusa in molti luoghi d’Europa a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. Recentemente, amministratori dell’industria metallurgica europea hanno avvertito i leader dell’UE di una minaccia esistenziale rappresentata dalla crisi energetica e hanno chiesto un’azione immediata. Il più grande produttore di acciaio europeo, Arcelor Mittal, sta trasferendo alcune produzioni negli Stati Uniti. E ciò non vale solo per l’acciaio, domani, nel nostro Paese, potrebbe interessare altri  settori come quello della ceramica o del cemento o del vetro, o, addirittura mettere in discussione settori come l’agricoltura.

La sinistra europea, le forze sindacali devono affrontare questi temi con visioni e azioni comuni.

Uno sciopero generale contro il carovita e il caro energia

Forse la prima cosa necessaria è proprio una forte azione che dia un segnale chiaro alle classi dirigenti. Così come abbiamo cominciato a vedere già in Francia, con la grande manifestazione di qualche giorno fa, è necessaria una grande mobilitazione. I sindacati italiani devolvono farsi carico di indire uno sciopero generale contro il carovita, con l’obiettivo primario di ottenere la tassazione totale degli extra-utili delle compagnie energetiche e il loro utilizzo a fini sociali, impedendo tutte quelle iniziative delle grandi aziende energetiche che minacciano di sospendere la fornitura di energia a chi non è in grado di pagare gli aumenti esorbitanti.
Conseguentemente è necessario ricostruire una visione e un programma politico per affrontare i problemi a medio-lungo termine.

Tra le questioni da affrontare vi sono certamente quelle concernenti il contrasto alla progressiva liberalizzazione del mercato energetico, dell’acqua e degli altri beni comuni. Tutto questo va fatto abbandonando tutti i legami con le speculazioni borsistiche, e procedendo ad una progressiva ripubblicizzazione delle multi-utility.  Questi processi possono essere accompagnati da iniziative sviluppate sui territori dalle diverse comunità locali (comuni, cooperative, associazioni di cittadini…), miranti a gestire o a controllare, in modo democratico, la gestione della produzione e fornitura di energia, della fornitura di acqua e di altri beni comuni. Un esempio in proposito possono essere alcune esperienze fatte da alcune “comunità energetiche”

Altro tema è quello della sanità. Va difesa e rafforzata la sanità pubblica (soprattutto quella diffusa sul territorio), contro i processi di privatizzazione. Lo stesso dicasi per l’istruzione.

L’altro tema da affrontare, sia per le questioni economiche e sociali, sia per i problemi ambientali, è la questione del trasporto pubblico locale, garantendo servizi economici ed efficienti.

Va fatto comprendere che la messa a punto di queste azioni non rappresenta un costo per la collettività ma, anzi, un risparmio sia per i costi evitati (economici, ambientali) sia per gli effetti positivi derivanti dal miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone.

Naturalmente le forze politiche della sinistra e i sindacati devono vigilare sulla messa in atto di tutte quelle azioni per iniziare realmente la transizione ecologica.

Riccardo Rifici

26/10/2022 https://transform-italia.it/

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