Scuola, ecco come funziona l’algoritmo che deporta gli insegnanti

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Ricordate l’#algoritmo, figlio della “#buonascuola” e di vergognosi accordi sindacali, che è stato utilizzato per le immissioni in ruolo dei docenti e poi per gestire ANCHE i movimenti della mobilità?

Un anno fa, in questo stesso periodo, mi rivolsi ai colleghi informatici e giornalisti perchè non calasse il silenzio su questa questione, che aveva portato più di diecimila docenti a un trasferimento coatto fuori regione.

Io e tanti altri colleghi, tra cui Teresa De Feo, lamentavamo la “poca trasparenza” delle procedure informatiche e addirittura chiamammo in causa un provvedimento, il FOIA, Freedom of Information Act, che doveva garantire, secondo il principio degli OPEN DATA, che ogni cittadino potesse accedere agli atti in possesso della P.A. anche non sottoposti a obbligo di pubblicazione.

Ebbene a fare luce è stata una perizia tecnica commissionata dalla Gilda degli Insegnanti, che per prima ha presentato ricorso al Tar Lazio per l’accesso agli atti negato dal ministero dell’Istruzione, a un pool di esperti informatici delle università di Tor Vergata e La Sapienza di Roma.

Il risultato?

Gli ingegneri Alessandro Salvucci, Maurizio Giorgi, Emilio Barchiesi e Matteo Scafidi hanno analizzato il codice sorgente fornito dal Ministero dell’Istruzione dopo la sentenza di condanna nei suoi confronti da parte del tribunale amministrativo e dalla perizia tecnica sono emerse molte anomalie che lasciano ben poco spazio ai dubbi sulla responsabilità dell’algoritmo negli errori di assegnazione agli ambiti territoriali.

Nella relazione tecnica si legge che sono stati utilizzati due linguaggi per la fase A della mobilità il COBOL, datato e ormai sostituito da nuovi e più performanti linguaggi di sviluppo, anche in termini di sintassi logico-aritmetica; per le fasi B, C e D, il linguaggio C.

“Salta subito all’occhio che non sono stati osservati i più basilari criteri di programmazione che notoriamente si applicano.

Scrivono gli analisti nella perizia che, anche alla luce della semplicità dell’operazione richiesta, non si comprende quali siano le ragioni che hanno indotto il programmatore a creare un sistema ampolloso, ridondante e non orientato alla manutenibilità, specie come nel caso della fase A dell’algoritmo.

In conclusione, sono state ampiamente dimostrate le responsabilità del Miur che un anno fa ammetteva solo «errori fisiologici» (parole del sottosegretario Faraone) e tuttora migliaia di docenti restano deportati fuori regione.

Qualcuno ha letteralmente “giocato” con la vita delle persone e questo pasticcio ha comportato circa 7000 ricorsi, di questi solo duemila sono stati oggetto di conciliazione.

In compenso sono 440 mila gli euro versati nelle casse di Hp e Finmeccanica.

Monica Capo

16/6/2017 http://popoffquotidiano.it

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