Scuola: occhio alla propaganda pseudo ambientalista e alle operazioni di greenwashing

Scuola: occhio alla propaganda pseudo ambientalista e alle operazioni di greenwashing

Le imprese, specialmente quelle grandi, oltre a preoccuparsi di accumulare profitti sempre più alti, curano molto anche la propria immagine e si garantiscono così la “presa” sull’opinione pubblica, in gran parte assoggettata all’egemonia culturale del mercato, anche grazie ad una informazione abilmente guidata.

ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) un tempo statale, oggi una società per azioni multinazionale, non sfugge all’esigenza di curare la propria immagine, veicolata nei media con un’accorta campagna pubblicitaria, che ne spaccia la produzione di “biocarburanti” come un’attività funzionale alla sostenibilità ambientale. A volte però anche i potenti inciampano nelle loro menzogne, come è successo ad ENI, che a seguito della denuncia di Legambiente ed altre associazioni ambientaliste è stata condannata con una multa di 5 milioni di euro dall’autorità garante della concorrenza e del mercato, per pubblicità ingannevole, avendo presentato il suo “biodiesel” all’olio di palma come prodotto funzionale alla sostenibilità ambientale. Si tratta di un durissimo colpo alla campagna pubblicitaria condotta da ENI e soprattutto alla sua immagine di ente a tutela del futuro dell’ambiente e dei cittadini.
In seguito anche alla storica sentenza il movimento Fridays For Future ha lanciato una campagna di mobilitazione contro le operazioni di greenwashing del colosso italiano del fossile con l’hashtag #EniKills.
Per ENI dunque si pone un problema di ricostruzione di un’immagine pulita e credibile nel suo “impegno ecologico”.
Cosa si può inventare di meglio allora del mettere in campo un’attività di formazione dei docenti, che nell’ambito delle ore di educazione civica introdotta dal governo, dovranno occuparsi anche di educazione ambientale? Trovando una sponda nell’ANP (associazione Nazionale Presidi), che come altri sindacati della scuola organizza corsi di formazione, si vara un programma su quattro temi centrali per la sostenibilità ambientale, prevedendo quattro ore di “formazione” in un’unica giornata, in otto grandi città italiane a partire da Roma. E’ evidente che siamo di fronte ad un altro giochetto di ENI, che con una pseudo attività di formazione, lanciata ai quattro venti, avvia in realtà un’operazione propagandistica di restauro della propria immagine, tentando così di riaccreditarsi come società attenta alla tutela ambientale.
 Dalla fine del secolo scorso la scuola, un tempo protetta da interessi privati, è sempre più terreno d’incursione delle aziende e delle logiche del mercato, grazie alle riforme che ne hanno determinato la permeabilità. Ancora oggi tuttavia si fa mediamente al suo interno una corretta educazione ambientale, come dimostra anche la partecipazione degli studenti al movimento “friday for future”, sul quale è calato un vero e proprio oscuramento da quando ha cominciato ad attaccare le multinazionali. Il controllo ideologico del mondo della scuola è essenziale anche per le imprese come ENI, che fingono sensibilità ambientale per un “nuovo” modello di sviluppo. La scuola è quindi terreno di scontro anche su questo ed è essenziale che verso questo mondo vi sia maggiore attenzione da parte di chi alla sostenibilità tiene davvero.
Loredana Fraleone
responsabile nazionale scuola e università
Elena Mazzoni
responsabile nazionale ambiente
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