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    Le giovani donne rischiano di essere le più penalizzate dalla crisi da coronavirus in Italia, in particolare nel settore della ristorazione e del commercio al dettaglio che negli ultimi anni aveva svolto una funzione “cuscinetto”

    Se la crisi colpisce cameriere e commesse

    Pubblicato da franco.cilenti

    Il lockdown e la cosiddetta “fase 2”, in cui le attività economiche hanno potuto riprendere in tempi diversi, con precauzioni particolari e non a pieno regime, rischiano di ripercuotersi negativamente sui lavoratori più giovani rispetto alle generazioni più anziane. Inoltre, le caratteristiche dell’impiego prevalente tra i giovani (vendita al dettaglio, servizi di ristorazione, hotel, per fare alcuni esempi) che prevedono molti contatti interpersonali rischiano di penalizzarli sensibilmente durante la ripartenza e di penalizzare in particolar modo le giovani donne.

    Il lockdown ha penalizzato in modo diverso i lavoratori a seconda di dell’età e genere

    Se si guarda infatti alla distribuzione per genere ed età delle attività economiche sospese dal 26 marzo (tabella 1), si nota come i giovani, senza grosse differenze tra donne e uomini, siano stati particolarmente penalizzati dalle chiusure del lockdown. Solo 54% degli occupati con meno di 30 anni era impiegato infatti in imprese rimaste attive, rispetto al 64% degli adulti e 71% degli over50. Il successivo provvedimento che ha stabilito le riaperture a partire dal 4 maggio ha continuato a penalizzare i giovani, ma con una forte differenza di genere. Il grafico 1 bene illustra che i giovani, e le giovani donne in particolare, saranno tra gli ultimi a tornare al lavoro.

    Questo aspetto è ancor più preoccupante considerata l’alta incidenza tra i giovani con contratti non standard, che determinano una minor possibilità di accedere a misure di supporto al reddito. Il lavoro irregolare e alcune categorie di lavoro atipico come i tirocini non sono infatti coperti da cassa integrazione e indennità di disoccupazione in caso di perdita di lavoro, mentre i contratti a tempo determinato consentono di beneficiare degli interventi straordinari previsti per fronteggiare l’emergenza Covid solamente fino alla scadenza del contratto, che in presenza di prolungata inattività è probabile non venga più rinnovato.

    Secondo l’ultimo rapporto Anpal, pur in presenza di una sospensione di 60 giorni delle procedure di licenziamento per motivi economico-organizzativi (vedi decreto legge del 17 marzo 2020), tra il  9 marzo e il 23 aprile 2020 la differenza fra le assunzioni e le cessazioni dei contratti a tempo determinato ha subito una riduzione di 200mila unità, a fronte di un aumento pari a 400mila unità registrato nel mese di febbraio dello stesso annno. 

    Tabella 1. Lavoratori occupati in attività definite “essenziali” e non dal Dcpm del 25 marzo 2020

    Fonte: Quaranta et al. 2020

    Figura 1. Lavoratori occupati in attività ancora chiuse al 4 maggio 2020

    Fonte: Quaranta et al. 2020

    La ripartenza sarà a velocità diversa per i giovani e le donne

    I giovani occupati sono sovrarappresentati in settori che verranno strutturalmente modificati dalle misure di distanziamento sociale e di contenimento del rischio di contagio. La vendita al dettaglio e il settore della ristorazione richiederanno una riorganizzazione dello spazio fisico che potrebbe rivelarsi impossibile per piccoli ristoranti e negozi, rendendoli non più redditizi. Questi due settori, tra i più dinamici negli ultimi anni sono caratterizzati da bassi requisiti iniziali di capitale fisico, capitale umano e competenze. Per questo motivo hanno svolto tradizionalmente il ruolo di “settore cuscinetto” che assorbe giovani e lavoratori meno qualificati che non trovano impiego in altri settori. Ad oggi l’adozione delle misure di prevenzione del contagio fa sì che la piccola ristorazione e il commercio al dettaglio siano, non solo gli ultimi settori a ripartire, ma anche quelli che si troveranno a dover ridimensionare la forza lavoro impiegata. Lo stesso potrebbe avvenire nel settore dell’intrattenimento e in quello della cultura, altri due settori che occupano importanti quote di giovani lavoratori.

    La figura 2 mostra come siano i lavoratori più giovani a essere impiegati maggiormente in quelle attività che richiedono un maggiore contatto con clienti o colleghi rispetto alle coorti più anziane. Questo aspetto è ancora più pronunciato per le giovani lavoratrici che saranno le ultime, nella migliore delle ipotesi, a tornare al lavoro aumentando le disparità intergenerazionali e di genere.

    Figura 2. Interazione con il pubblico e prossimità fisica per classe di età e genere

    Fonte: Quaranta et al. 2020 

    Anche a causa delle caratteristiche dei lavori prevalenti da loro svolti, le giovani donne rischiano dunque di essere particolarmente penalizzate sia nel breve che nel medio e lungo periodo dall’attuale crisi legata all’epidemia da coronavirus.

    Oltre agli aspetti illustrati è bene ricordare come la passata crisi economica abbia lasciato profondi strascichi tra i giovani in Italia dove il tasso dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano) è quasi doppio rispetto alla media Europea. Una elevata quota di Neet significa avere una quota di giovani vulnerabili – e quindi particolarmente sensibili a crisi economiche inaspettate – con basso capitale umano, che alternano periodi lavorativi a disoccupazione con conseguenti effetti negativi su carriere, redditi e, nel lungo periodo, pensione. Sebbene il fenomeno dei Neet sia più pronunciato tra le donne, negli ultimi anni si stava assistendo a un recupero femminile con conseguente riduzione del gender gap. Trend positivo che la crisi del coronavirus rischia di interrompere.

    Riferimenti

    ANPAL. (2020). Prime evidenze degli effetti della crisi sanitaria sulla dinamica dei rapporti di lavoro (1/2020; Focus ANPAL – Approfondimenti Covid-19).

    Centra, M., Filippi, M., & Quaranta, R. (2020). Covid-19: Misure di contenimento dell’epidemia e impatto sull’occupazione (No. 17; Policy Brief). INAPP. 

    INAPP, & INPS. (2020). I settori economici essenziali nella fase 2: Impatto sui lavoratori e rischio di contagio (Nota Congiunta).

    Quaranta R., Trentini F., Villosio C. (2020) First estimates of the effects of COVID-19 on young workers in Italy Youth Employment PartnerSHIP Project working paper

    Francesco Trentini, Roberto Quaranta, Claudia Villosio

    27/5/2020 http://www.ingenere.it

    Tags: camerieiri cameriere cirsi economica Commercio e sfruttamento Covid-19 donne economia Fase 2 lockdown precari quarantena rapporto Anpal ristorazione sfruttamento donne
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    Autore: franco.cilenti
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