Secessione del Nord o rivolta del Sud? Il mezzogiorno è ancora una risorsa?

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Non possiamo rimanere inermi, il primo maggio evoca scenari che fanno tremare i polsi, il Sud continua ad emigrare ed è in recessione, mentre al Nord il PIL ha un lieve segno positivo. Si accentuano le differenze, già ben evidenti, tra le due Italia. Il governo Lega – M5S da una mano all’Italia del Nord che mostra margini di ripresa ed offre nuove opportunità di lavoro. Nuova linfa vitale arriva dal patto di stabilità reso meno stringente con circa 15 miliardi di risorse finanziarie fresche versate nelle casse delle Regioni ed ai Comuni di cui la metà andrà a vantaggio del Nord. Al Sud restano le briciole, solo due miliardi. Per i Comuni in pre-dissesto, come quello di Napoli si pongono ulteriori vincoli all’utilizzo di poste economiche attive che potrebbero bilanciare o azzerare debiti pregressi. Il Governo a trazione leghista mostra il suo vero volto, ha ramazzato voti al Sud, con il M5S, e punta la rotta verso la stella polare. Senza investimenti al Sud questi territori saranno spopolati ed entro i prossimi cinquanta anni, secondo le stime dello Svimez, la popolazione si ridurrà di circa 5 milioni di persone, trasformando questo territorio in uno dei più vecchi dell’U.E. Occorre un cambio di passo, occorre rimettere al centro del dibattito politico il Sud, inteso come un’opportunità per l’economia italiana, non una palla al piede, non è la zavorra da gettare in mare, ma un immenso mercato per le imprese del Nord. Occorre far ripartire la spesa pubblica: il Sud, secondo lo Svimez, pur avendo una popolazione del 34% del totale nazionale, riceve solo il 28% delle risorse come spesa pubblica, mentre al Centro Nord, con una popolazione del 65% circa incamera il 71%. Una differenza di sei punti percentuali che rimarca le differenze fra le due Italia. Questi risultati si basano sulla spesa storica: al Sud si spende di meno in servizi, in quanto mancano gli asili nido, i trasporti, le mense per i bambini, quindi riceve meno soldi. Se sei povero resti tale, se sei ricco ricevi più soldi ed offri migliori servizi pubblici. Con questa modalità ogni anno si sottraggono al Sud risorse per 61 miliardi. Secondo le proiezioni dello Svimez, se negli ultimi cinque anni nel Mezzogiorno fossero stati fatti investimenti in spesa pubblica pari al 34%, il Sud avrebbe incassato circa 25 miliardi, si sarebbero creati 300 mila posti di lavoro, con una riduzione dei disoccupati ed un aumento di cinque del PIL.

Non possiamo accettare la politica leghista, avallato dal M5S, di abbandonare a loro stessi decine di milioni di cittadini del Mezzogiorno. I progetti di autonomia regionale differenziata, presentati dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, avallato dal Governo Gentiloni, vanno in questa direzione. Legare il godimento dei diritti alla ricchezza del territorio di residenza è iniquo, discriminatorio e non solidale, tradisce il dettato dell’art. 3 della Costituzione che sancisce l’uguaglianza dei cittadini, a parità di condizioni, davanti alla legge. Frantuma l’Unità e la coesione Nazionale, relega la solidarietà in cantina. Progetti eversivi con i quali si vorrebbero trattenere gran parte delle risorse finanziarie prodotte sui territori delle citate Regioni, oggi, trasferite allo Stato Centrale. Fatto che permetterebbe di organizzare servizi più efficienti quali gli asili nido, le mense scolastiche, i trasporti, la sanità, ecc. Mentre il Sud vedrebbe ridotti i trasferimenti finanziari che, secondo Giannola, Presidente dello Svimez, ammonterebbero a circa 190 miliardi, relegandolo i cittadini nel limbo dei senza patria.

Il federalismo fiscale e l’autonomia regionale possono essere un’opportunità, occorre però attuare tutti i passaggi che lo rendano equo e solidale definendo i contenuti dei Livelli Essenziali delle Prestazioni dei diritti civili e sociali (LEP), i fabbisogni standard nonché finanziando il fondo di perequazione integralmente, e non solo al 50%, per le Regioni del Sud a minore fiscalità.

L’elezione del Parlamento Europe offre una ghiotta occasione per mettere in relazione la situazione politica dell’Europa e dell’Italia, entrambe hanno territori che marciano con uno sviluppo economico diversificato ed iniquo, tra Nord e Sud. Diritti negati ad una parte della popolazione e riconosciuti solo ai residenti nei territori più ricchi. In campagna elettorale, e non solo, rilanciamo il tema del regionalismo differenziato, scarsamente conosciuto e sviluppato da Pietro Bevilacqua nel suo articolo sul Quotidiano del Sud, secondo il quale: “Il Mezzogiorno non aveva mai incontrato davanti a se una minaccia più grave per il proprio avvenire rappresentata dal regionalismo differenziato…”.

Allora avanti tutta, mettiamo al centro del nostro agire la persona ed i suoi bisogni, abbattiamo il muro dell’egoismo leghista e della sua spalla il M5S.

Antonio Bianco

Segreteria Regionale della Campania del PRC

6/5/2019 www.rifondazione.it

 

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