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    Blog, Cronache Politiche — Maggio 24, 2015 8:17 am

    In Libano ci sono 1,6 milioni di pro­fu­ghi siriani (oltre a 500mila pale­sti­nesi, lì da decenni): il 36 per cento (il 48, con i pale­sti­nesi) della popo­la­zione; in Gior­da­nia ce ne sono 600mila (su 6 milioni di abi­tanti, oltre a 1,7 milioni di pale­sti­nesi). In Tur­chia 650mila; in Iraq 250mila; in Iran 2 milioni (più tutti gli afgani). All’interno della Siria gli sfol­lati sono 6,5 milioni. In Egitto i pro­fu­ghi di diversa pro­ve­nienza sono oltre 500mila; in Libia non si sa: secondo il pro­cu­ra­tore di Palermo Sca­lia circa un milione. In Nige­ria Boko Haram, ma anche Eni e Shell, hanno creato 3,2 milioni di pro­fu­ghi: metà è già in Ciad, Came­run e Niger; metà sta cer­cando di fuggire. Dif­fi­cile, in que­sti disa­stri, distin­guere pro­fu­ghi di guerra, pro­fu­ghi ambien­tali e “sem­plici” migranti. Poi c’è un milione di pro­fu­ghi del Don­bass: metà in Rus­sia, metà in Ucraina.

    Si avanza una “profuguerra”.

    Pubblicato da franco.cilenti

    Si avanza una “profuguerra”

    Mentre si ripetono le menzogne di 100 fa, ecco quelle di oggi targate Italia e Ue.

    L’Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, sostenuta a spada tratta dal governo Renzi, da settimane preme per ottenere dall’Onu il mandato per un’azione militare con lo scopo di distruggere i barconi degli scafisti nelle acque libiche e bloccare così l’esodo dei profughi. L’Italia sta brigando per essere capofila di questa coalizione militare che, con un’operazione navale e anche terrestre (così sostiene il Guardian) andrà a colpire gli scafisti.

    Eppure se c’è una nazione che dovrebbe defilarsi è proprio l’Italia, particolarmente odiata dai libici come ex-potenza coloniale. Quando la Libia è stata una nostra colonia, noi italiani abbiamo impiccato e fucilato oltre centomila libici. Non contenti abbiamo partecipato attivamente a quella assurda guerra, iniziata dalla Francia e dall’Inghilterra nel 2011 per abbattere il regime di Gheddafi, che ha portato all’attuale situazione caotica della Libia. Ed ora l’Italia si prepara a guidare un’altra azione militare che, con il pretesto di salvare i profughi da morte nel Mediterraneo, creerà un altro disastro umano.

    Anche se riuscissimo a distruggere i barconi degli scafisti (non sarà così facile!) non faremo altro che aggravare la situazione di milioni di profughi sub-sahariani, mediorientali e asiatici intrappolati ora in un Paese in piena guerra civile. Amnesty international in un suo recente rapporto parla di massacri, abusi, violenze sessuali, torture e persecuzioni (49 cristiani provenienti dall’Egitto e dall’Etiopia sono stati decapitati) perpetrate contro i profughi. Non è più possibile chiudere gli occhi – dice Philip Luther di Amnesty – e limitarsi a distruggere le imbarcazioni dei trafficanti senza predisporre rotte alternative e sicure. Altrimenti condanneremo a morte migliaia e migliaia di rifugiati, ma questo avverrà lontano dai “casti” occhi degli europei e dai media.

    Il governo di Tobruk del generale Khalifa Haftar (sostenuto dall’Egitto) ha risposto: «Bombarderemo le navi non autorizzate». E anche l’ambasciatore libico all’Onu ha parlato di intenzioni «poco chiare e molto preoccupanti». Purtroppo le intenzioni sono ben chiare: è guerra! Noi invece diciamo un NO a un altro intervento militare della Ue, capitanata dall’Italia. È mai possibile che questa nuova avventura militare italiana avvenga senza una discussione in Parlamento? È mai possibile il silenzio quasi totale dei partiti politici su questo argomento?

    Dobbiamo chiedere invece alla Ue e all’Italia di imporre un embargo sulla vendita di armi ai “signori della guerra” in Libia. Chiediamo altresì all’Ue perché faccia pressione sulla Tunisia e sull’Egitto perché questi due Paesi confinanti aprano le loro frontiere per accogliere i rifugiati intrappolati in Libia. Ma la Ue dovrà poi concordare con l’Egitto e la Tunisia l’apertura dei corridoi umanitari per permettere ai rifugiati di arrivare in Europa. Questa sì sarebbe una vera soluzione per i profughi e segnerebbe la sconfitta degli scafisti e delle organizzazioni criminali.

    Ma la via che noi stiamo seguendo è un’altra. È quella del «Processo di Khartoum»: trattare con i governi dei Paesi da cui provengono i profughi e costruirvi campi di raccolta nei Paesi di origine, come il Sudan o l’Eritrea. Perseguendo questa politica, l’Unione Europea, tramite il Fondo Europeo per lo Sviluppo, elargirà – entro il 2020 – 312 milioni di euro al governo eritreo, senza richiedere il rispetto dei diritti umani. Questi fondi sono stati sbloccati grazie alla visita in Eritrea di una delegazione italiana (24-26 marzo 2015).

    Come italiani dobbiamo solo vergognarci! Purtroppo i nostri parlamentari, che dovrebbero controllare la nostra politica estera, dormono sonni tranquilli. Chi pagherà questo protagonismo bellico italiano? Saranno proprio i profughi che il governo di Tripoli, vicino ai Fratelli Musulmani, comincia già ad arrestare e a mettere in nuovi campi di concentramento. Saranno proprio i rifugiati a pagare più pesantemente per questa azione militare, inventata per salvare vite umane! Infatti il documento presentato all’Onu parla di “danni collaterali”. Quanta ipocrisia! «Si pensa di punire chi si occupa dell’ultimo tratto del viaggio – ha scritto il generale Fabio Mini – e non i governi degli Stati che alimentano la violenza, la corruzione e la guerra creando le condizioni dalle quali i migranti vogliono fuggire».

    Per questo mi appello a tutto il movimento della pace, perché abbia il coraggio di dire No a questo rigurgito di spirito guerrafondaio nel nostro Paese. È ora di urlare che «la guerra è una follia» (come dice papa Francesco).

    Alex Zanotelli

    23/5/2015  Ripreso da http://comune-info.net dove è uscito con il titolo «E’ guerra ai profughi».

     

     

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    Autore: franco.cilenti
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