Sindacato, strategia di lotta o estinzione

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In versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-novembre-2020/

Per il sindacato è necessaria una nuova strategia per non morire di inedia? Noi crediamo di si perché sta crollando un quadro economico e politico dentro un sistema sociale e culturale, e con esso il sistema dei valori, con ricadute brutali sulla convivenza civile, sulla quale soffiano le tendenze autoritarie dello stesso capitale come unica salvezza per governare la propria crisi di egemonia economica e politica delle istituzioni nelle quali si è impadronito negli ultimi 40 anni. Meglio parlarne con coraggio e senza steccati derivanti da remore e rancori riferiti a esperienze e relazioni del passato.

Partiamo da questa stato di cose, determinatosi con la sconfitta del movimento operaio che ha iniziato la rivoluzione regressiva in atto, in cui i rapporti di potere si sono radicalmente modificati a favore degli imprenditori che non hanno più alcun interesse al compromesso al quale erano costretti dalle lotte di milioni di lavoratrici e lavoratori. Di fronte a questa inconfutabile, e con ricadute tragiche per le condizioni di vita e lavoro, pare incredibile l’ingenuità di chi nel sindacalismo crede ancora che si possa continuare un dialogo sociale con la controparte. O addirittura “convenzionare” il padronato, privato e statale, sulla gestione dei diritti pensionistici e di salute, come si è fatto con il welfare aziendale e la sanità integrativa nei contratti, rendendosi sostenitori della privatizzazione della sanità pubblica in atto.

Non è difficile comprendere l’obiettivo primario degli imprenditori è abolire lo Stato sociale e privatizzare struttura economica più redditizia, vedi la sanità. La prova più evidente per chi vuole guardare la realtà che si sta radicando in Europa ce l’abbiamo in Italia con le sinergie all’opera tra governo – meglio dire governi degli ultimi dieci anni principalmente – e confindustria, organizzazione padronale a capo di tutta l’offensiva dei poteri economici e finanziari.

In Europa non c’è stata una controffensiva sindacale per frenare l’impoverimento ma risposte tutte dentro le compatibilità, che abbiamo già visto rifiutate dalla parte padronale, protese a tutelare le politiche liberiste che ci hanno portato a questo stato di cose. Offensiva che farebbe ridere se non fosse tragica per le sue conseguenze sociali. Ma siamo in Italia, l’unico Paese che storicamente ha un padronato assistito finanziariamente e legislativamente dallo Stato, cioè dalle tasse pagate dai lavoratori e dai pensionati mentre lor signori le evadono tutte trasferendo i capitali all’estero. Per restare all’oggi si può registrare che dei 90 miliardi stanziati dal “decreto cura” e agosto per la pandemia, oltre 60 andarono alle imprese, con Confindustria che ha continuato a sbraitare e piangere miseria contro il mondo del lavoro.

Nel mentre aumenta senza sosta alcuna l’impoverimento di grossa parte della popolazione, di fronte al continuo arricchimento dei poteri anche durante la pandemia, Atto di barbarie che poggia sull’aumento dello sfruttamento indiscriminato degli operai e il continuo peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. E non ci sono solo i bassi salari, l’incremento veloce della precarietà e della flessibilità, l’innalzamento dei ritmi e l’allungamento degli orari lavorativi (che porta agli omicidi sul lavoro e alle malattie professionali), ma anche l’incertezza crescente legata alle pensioni e alle liquidazioni, i tagli alla sanità.

Come ha risposto il sindacato al massacro operato durante la pandemia della prima parte dell’anno quando si sono chiusi ospedali, bloccate le assunzioni, esautorata la prevenzione e la medicina territoriale? Nessuna risposta che desse una strada di uscita dalle più grosse disuguaglianze sociali con gli strumenti che ha ancora a disposizione prima di una completa marginalizzazione in atto da decenni.

Intanto cominciano le rivolte ed era prevedibile, non solo come risposta a decenni di attacchi alle condizioni di vita di chi ha sempre avuto poco negli ultimi 40 anni ma anche perché dopo la prima ondata pandemica si è spudoratamente preteso di ricominciare come se nulla fosse e come se tutto fosse passato. E fa molto m male il sindacato a sottovalutare, ben che vada, la scelta del governo di reprimere di reprimere le lotte dei lavoratori e le proteste sociali con i capitoli inseriti nel decreto sicurezza tris, dopo quelli di Minniti e Salvini.
Se si crede di fermare con la repressione le spurie proteste sociali, ma ancor di più quelle dei sindacati extraconfederali si compie una valutazione fuori dal tempo, e pricolosa anche per i grossi sindacati: ricordimo che atti repressivi ci sono già stati contro presidi di Cgil,Cisl,Uil.

Quale piattaforma di rapporto attivo con il governo e la controparete potrebbe ridare respiro di massa all’azione sociale del sindacato?

Noi diamo degli spunti per obbiettivi che darebbero anche strumenti al mondo del lavoro per contratti dignitosi, riduzione d’orario e contrattazione di una orgazzazione del lavoro attuale che produce solo morti e malattie professionali, oltre che gerarchie improduttive.

  • Recupero di quasi 500 miliardi di ladrocinio l’anno tra evasione fiscale, elusione, sommerso e compensi esorbitanti per prestazioni private e pubbliche mediocri e inutili cui nessuno finora ha messo mano.
  • Introduzione di una patrimoniale oltre un milione di euro e un riordino fiscale che produrrebbe da subito un gettito annuo di più di 200 miliardi.
  • Un reddito universale di almeno mille euro mensili a 10 milioni di poveri senza lavoro.
    Un reddito minimo che non deve essere contrapposto alla contrattazione salariale ma deve rappresentare uno stimolo a fare politiche del lavoro, per una piena occupazione stabile, questa sì in contrapposizione alla schiavizzazione del lavoro tramite una miriade di contratti precari.

Una piattaforma che freni gli obbiettivi che già prima della pandemia le politiche di questa Europa monetaria si prefisse e che il covid ha alimentato come motore propulsore. Scelta già messa in atto d’all’Italia con i suoi ultimi governi con il welfare come residui diritti sociali.
Questo deve fare il sindacato se vuole vivere e non sopravvivere, anche male.

Franco Cilenti

Articolo pubblicato nel numero di novembre del mensile Lavoro e Salute

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