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Commenti di Mauro Biani

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    Blog, Cronache Sociali — Marzo 22, 2015 2:46 pm

    Come i socialnetwork modificano la capacità di entrare e connetterci materialmente con i vari contesti sociali. Come con tali trasformazioni rischiamo di farci trovare impreparati di fronte ai profondi cambiamenti sociali. Commento all’articolo pubblicato sul blog il 26 gennaio dalla rubrica di psicologia a cura di Deborah Carta su Lavoro e Salute edizione cartacea.

    SOCIETA’ TRA REALTA’ E WEB C@mbia-menti.

    Pubblicato da franco.cilenti

    selfie

    Molto stimolante la riflessione proposta da Deborah Carta sulla possibilità che i socialnetwork e, più in generale il WEB, possano determinare una mutazione nelle modalità di relazione interpersonale e di contatto con la realtà sociale di riferimento, le relazioni con l’Altro e con il Mondo.
    La virtualità è una nuova opportunità di contatto e di espressione per i giovani o può diventare il luogo di nuova solitudine? Un’occasione di liberazione del Sé o una nuova prigione in apparenza senza sbarre e filo spinato?
    Lo spazio di un commento non consente di approfondire un tema così vasto e complesso, ma vorrei comunque accennare alla possibilità che abitare in maniera illusoria il mondo virtuale globalizzato possa contribuire ad un ulteriore ampliarsi della distanza tra la condizione di esistenza nella quale siamo costretti e la nostra condizione eco-logica di Corpo animato.
    Questo solco che si allarga è possibile se il mondo virtuale è vissuto in maniera illusoria come totale alternativa alla realtà concreta di tutti i giorni, se è vissuto come possibilità di sfuggire alla difficoltà di comprendere la complessità e la diversità dell’Altro e del Mondo, se è vissuto come rinuncia alla faticA umana, titanica, di acquisire una piena consapevolezza di sé e della propria condizione umana terrena, mortale, sempre ora e qui.

    Questo presa di distanza da noi stessi, molto dolorosa soprattutto per i giovani, questo allontanarsi dalla nostra presenza materiale, vivente, energica, erotica, eroica e tragica, è il tratto costante e drammatico della vicenda umana negli ultimi 10 mila anni. Ci è stata raccontata dalla politica, dalle religioni, dalla filosofia, dalla letteratura e persino dalla scienza come l’unica possibile evoluzione della vicenda umana, quasi fosse l’unico modo di sopportare un’esistenza finita, percepita dall’individuo come priva di senso su questa Terra.

    Il rischio possibile è che il WEB, come altri strumenti/spazi/luoghi della possibilità umana di espressione sia vissuto anch’esso in maniera ideo-logico e i suoi utenti finiscano per abbracciare un nuovo idealismo, diventino gli adepti di un’ennesima idealità, come una nuova terra promessa per il popolo del XXI Secolo.
    Un paradiso immateriale, ancora una volta immateriale, spirituale, dove l’espressione creativa del Corpo Animato e le sue relazioni sono costrette in una virtualità che è promessa come illimitata, all inclusive, molto libera, irriverente, inafferrabile, irresponsabile perché le conseguenze della parola scritta nel WEB diventano irrilevanti, e non è più necessario compiere gesti non avendo davanti né l’Altro né il Mondo.
    Una apparente condizione di libertà espressiva, un’illusione di potenza, di connessione continua, una nuova promessa d’immortalità per l’individuo, senza neppure rendersi conto che si corre il rischio di sprecare le giornate dell’unica esistenza che ci è dato di amare, nel presente, quella della carne vivente.

    Un destino inevitabile per le nuove generazioni? Oppure il ripetersi di uno scenario disumano già visto dalla nostra specie nella sua vicenda che con inganno siamo soliti chiamare “storia”?
    Proprio in questi giorni un dato inquietante ci dovrebbe far riflettere sulle ragioni “politiche”, strumentali di questo progressivo allontanamento forzato dalla nostra umanità e del crescente successo di questa nuova chimera globale: l’anno 2015 vedrà il 50% dell’intera ricchezza del Pianeta racchiusa nelle mani di una super élite che corrisponde all’1% della popolazione mondiale. Il restante 99% degli umani dovrà contendersi con le unghie e con i denti la fetta rimanente del 50%. Non era mai successo nella storia dell’Umanità. La prima volta oltre la soglia del 50% per una élite sempre più ristretta, vorace, insaziabile, identica per ferocia a quelle del passato, ma che oggi ha la novità di essere poco identificabile, protetta e legittimata dal consenso democratico diffuso, dalle leggi del sistema economico-finanziario globalizzato, armata dal supporto acritico della scienza e delle super tecnologie, comprese quelle genetiche e neuro-biologiche.
    Questo dato eloquente è passato in silenzio sui media e sul WEB, ma ci conferma che il paradigma millenario del Potere, del Possesso, del Dominio e del Consumo che regola il nostro sistema culturale, religioso, filosofico, politico, scientifico, sociale ed economico, è oggi più saldo che mai e non conosce oppositori in grado di impensierirlo e di scardinarlo. Questo paradigma non solo non teme la virtualità ma la utilizza come nuovo strumento per tenerci il più lontani possibile dalla nostra vera condizione umana, dalla nostra natura materiale di Corpi animati terreni, finiti e limitati, vitali e mortali, per tenerci separati dalla nostra faticosa felicità.
    E lo fa con una particolare attenzione ai giovani, e soprattutto a quelli alla fascia di età tra i 13 e i 25 anni perché sono quelli potenzialmente più trasgressivi, eretici, dionisiaci, primitivi, ancora legati alla condizione materiale del loro Corpo animato, alla loro potenza istintiva, terrena, ormonale. Sono loro con i lobi frontali della cosiddetta “razionalità” poco sviluppati i più pericolosi, potenzialmente eversivi, perché hanno fresca la percezione della loro reale umanità e non hanno ancora ceduto al fascino illusorio della promessa metafisica, e con facilità s’innamorano della follia di esistere, di giocare nel Mondo.
    Il sistema “adulto” dominante ideologicamente convincerà i giovani ad una presa di distanza dalla loro potenzialità umana, bio-logica, dalla loro originaria, e quindi ingenua, condizione di esseri viventi, inquieti,
    fragili, pulsanti, odorosi, umidi, caldi, sensuali, olistici.

    Una presa di distanza dalla “coerenza di sé” come scrive Deborah Carta. Una rinuncia castrante alla “volontà di potenza” come direbbe invece Friedrich Nietzsche. Una rinuncia alla possibilità materiali, energetiche.
    Una rinuncia che dovrà durare per il tempo lungo della “maturità”, che ci dovrà consentire di essere funzionali al sistema e di essere suoi “funzionari”, ovvero di condividerne le leggi, di produrre e di consumare. E di farlo fino alla vicinanza della fine, quando al 99% degli umani è concessa la patetica irrilevanza degli anziani, che hanno la libertà di rendersi conto, troppo tardi, dell’inganno che gli ha strappato dalle mani la loro unica esistenza, e non c’è un ritorno.
    Una trovata geniale e crudele, perché a questa distanza una limitata compagine di umani determinati e violenti ha potuto e può anche oggi dominare la restante umanità, utilizzando a seconda delle epoche e dei contesti le forme “politiche” dell’oligarchia, della tirannia, della monarchia, del fascismo, del totalitarismo, del populismo, del colonialismo, dell’imperialismo e della democrazia rappresentativa.
    In questo senso possiamo affermare che i socialnetwork ed il WEB siano dei nuovi spazi/strumenti d’illusione e di sottomissione? Non saprei. E comunque la denuncia di ciò non è sufficiente, se non addirittura sterile.
    Forse sarebbe più utile spostare il dibattito e l’azione dai luoghi e strumenti ai contenuti del paradigma sociale dominante, accettato, esaltato, idolatrato, globalizzato, perché è il perpetuarsi incontrastato di questo paradigma che rischia di determinare in maniera lenta ma inesorabile una trasformazione antropologica, non verso un super-uomo altamente tecnologico, ma al contrario verso un uomo deprivato di sé che appare sempre meno umano, sempre più isolato, solo, anaffettivo, impotente, alieno.

    Una visione pessimistica? Non credo, perché la realtà, e non la speranza, è che il Corpo Animato sia impossibilitato biologicamente ad essere alieno a sé stesso, in virtù proprio della sua natura materiale, della sua ecologia. La sua fedeltà alla Terra non è neppure un atto di volontà o di libero arbitrio (che è un altro artificio volgare), ma semplice adesione alla sola condizione possibile. Questa fiducia in sé stessi e dello stare al Mondo è il principio ed fine stesso della specie umana, inevitabili. Per cui sarà inevitabile il sottrarsi dell’Uomo all’attuale paradigma per cercare d’imboccare il cammino laterale di un paradigma del Possibile, del Dono, della Relazione e del Limite, che gli consenta di procedere nella destinazione di materia animata e di condividere il destino comune dell’Universo, fino all’ultimo respiro.

    Sergio Cossu

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    Autore: franco.cilenti
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