Stato-Azienda: Trasformare in merce ogni cosa

«Le sindemie sono la concentrazione e l’interazione deleteria di due o più malattie o altre condizioni di salute in una popolazione, soprattutto come conseguenza dell’ineguaglianza sociale e dell’esercizio ingiusto del potere»1

(Merril Singer, antropologo medico).

A un anno dalla dichiarazione ufficiale dell’OMS sulla pandemia da Covid19 e dalla mancata attivazione da parte sia della Giunta della Regione Lombardia che dello Stato delle misure preventive nel territorio di Nembro e Alzano Lombardo, Carlo Bonomi (ex presidente di Assolombarda) attuale presidente di Confindustria dichiara in un’intervista su Repubblica: « Pronti ad aprire le fabbriche per immunizzare dipendenti e familiari. Siamo d’accordo con l’impostazione del presidente Draghi di coinvolgere i privati nel piano vaccinale. I dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni, se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare potremmo vaccinare più di 12 milioni di persone»2.

Filantropia o pianificazione? Profilassi pubblica o industriale? Proteggere o fidelizzare?

Da tempo è in corso un processo di aziendalizzazione strutturale e organizzativa dello Stato, e in barba all’equilibrio tra i poteri, la componente esecutiva si fa sempre più dominante rispetto alle altre.

Più esecutività e meno rappresentatività creano le condizioni per la sua metamorfosi, da Repubblica parlamentare a Consiglio d’amministrazione. Queste dichiarazioni e la formazione dell’ennesimo governo, frutto di dinamiche di palazzo, si intrecciano e allineano con quanto scelto e attuato nelle prime fasi di questa epidemia dal precedente governo.

Gli interessi dei gruppi industriali (produttori di merci e servizi), tramite le loro associazioni, si sostituiscono a quelli che sarebbero i bisogni della collettività, e l’informazione dominante, apparentemente pluralista, funge da malta per rafforzare il processo politico in corso. Lo Stato-Azienda, scompone il lavoro e trasforma in merce ogni cosa, dalla salute alla capacità della forza lavoro, fidelizza il cittadino-utente-lavoratore creando un modello di welfare sempre più simile a quello proposto negli ultimi anni nelle contrattazioni di secondo livello di alcuni comparti produttivi.

La spesa pubblica sta per essere sepolta assieme agli improduttivi, e le tecniche di fidelizzazione vengono estese nella società ai non esclusi, tenendo in piedi il gioco tra “garantiti” e non. La vaccinazione, misura di profilassi pubblica, diventa insieme ad altri servizi compartecipata, convenzionata con il privato (né sappiamo qualcosa in Lombardia!) diventando un acceleratore di produttività e generando un altro giro di affari, garantendosi al tempo stesso la creazione di un’immagine generosa a livello mediatico, ma chiedendo in cambio il taglio o la cancellazione di alcune tasse.

Che sia lo Stato o Confindustria, le persone, “la popolazione” restano categorie universali vuote e queste dichiarazioni provano a neutralizzare un anno di gestione militar-emergenziale. Neanche la poesia è in grado di utilizzare espressioni come “l’emergenza nell’emergenza”, il corpo-macchina si alimenta e si riproduce auto-fagocitandosi. Il concetto di pandemia va stretto a un pianeta che sta esplodendo nelle contraddizioni del sistema capitalista, ai vecchi mali si aggiunge il nuovo, ma le risposte anche se con vestiti diversi sono le stesse di sempre, l’occasione quindi diventa ghiotta per pochi e letale per molt*.

Il passaggio politico che stiamo attraversando è utile per diffondere la negazione del conflitto reale e materiale, quello dove ci si lascia la pelle letteralmente, lo stesso in cui si è chiesto agli operatori sanitari e del commercio di lavorare in silenzio, ai lavoratori della GDO e dell’agroindustria di ingoiare sfruttamento e contratti truffa, la stessa logica che ha negato e continua a negare e a non riconoscere il lavoro di assistenza e cura di milioni di donne migranti e non, “badanti e casalinghe”, donne che hanno perso il lavoro o hanno dovuto rinunciare ad esso3 per mancanza di servizi e tutele adeguati ai bisogni riproduttivi richiesti da questo sistema economico-sociale.

Com’è stato possibile e com’è ancora possibile mantenere il mare della società calmo? Come si costruisce un immaginario collettivo che sostituisce il welfare, i servizi, la domanda pubblica con la campagna di vaccinazione in collaborazione con gli industriali, con gli ennesimi accordi e convezioni con la sanità privata, con le politiche attive del lavoro? Qualcuno si è chiesto se la pandemia potrebbe essere socialmente disuguale per la frequenza con cui ci si infetta, ammala, muore e in che relazione entra con problematiche sociali e di salute?

La risposta l’abbiamo intravista nell’uso dei dispositivi che nella prima fase hanno represso vari tentativi di conflitto, spontaneo e organizzato, singolo o collettivo, accompagnati da una narrazione spesso tossica, al punto da scovare ultimamente poteri taumaturgici nel “neo presidente incaricato”.

Il livello autoritario e dispotico nei luoghi di lavoro è aumentato notevolmente scavalcando talvolta leggi e contratti, sia nel pubblico che nel privato, accompagnato dal meccanismo ben rodato di criminalizzazione del dissenso. Si chiamano “Codice di comportamento e Codice etico”4 e li abbiamo visti in azione in sanità e nei settori dove i lavoratori con mezzi tradizionali e digitali hanno manifestato il disappunto e il timore rispetto alle condizioni di lavoro in contesti spesso già pericolosi dove si è aggiunto il rischio infettivo da virus Sars-Cov2. Comunicazioni interne dai toni minacciosi, provvedimenti disciplinari, penalizzazioni economiche, licenziamenti, condotte antisindacali hanno riguardato tutti i settori, compreso l’utilizzo delle misure anti-contagio come il coprifuoco per multare i lavoratori e le lavoratrici in sciopero durante il turno di notte in un magazzino della logistica a Bologna5.

Moltissimi sono ancora oggi i contagi sottostimati nelle piccole aziende degli indotti e negli ex distretti industriali, così come riportano varie testimonianze informali. Succede che enti pubblici e ospedali elencano tra i principi fondamentali dei Codici parole come « buona condotta e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico, onestà, proporzionalità, obiettività, equità e ragionevolezza, indipendenza, efficacia, efficienza e sostenibilità, centralità della persona, non discriminazione, legalità e integrità, trasparenza » – ma subito dopo scrivono nello stesso testo – « I rapporti con gli organi di informazione (stampa, televisione, radio, ecc.) spettano alla Direzione aziendale che si avvale degli uffici competenti, nel rispetto della politica di comunicazione eventualmente definita nei regolamenti dall’Azienda. Nel caso di eventuali contatti diretti da parte degli organi di informazione con i singoli destinatari in relazione alla attività aziendale, gli stessi informano preventivamente gli uffici competenti secondo le disposizioni aziendali». Il tutto per difendere l’immagine dell’amministrazione.

I lavoratori e le lavoratrici hanno visto protocolli siglati dalle parti sociali sostituirsi alla normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, la popolazione ha visto più assunzioni tra le forze dell’ordine che campagne di educazione sanitaria e assunzioni nel sistema sanitario pubblico. Tutto ciò, mentre l’Inail pubblicava i dati relativi agli infortuni mortali nei luoghi di lavoro del 2020.6

Sullo sfondo della guerra dei vaccini, gli scenari che abbiamo di fronte vanno dai deserti industriali agli annunci di futuri esuberi nelle attività « zombie », ma permane la galassia del lavoro irregolare e il paradosso esacerbato in alcune aree geografiche del ricatto tra salute-ambiente-lavoro, condito da vecchi e nuovi clientelismi ingabbianti.

Quali mezzi, quali pratiche, quali scelte faremo per ridisegnare il reale, ridare vita ai corpi e decolonizzare le menti? Minare i piedi del gigante d’argilla o usare la sua forza piegandola ai nostri bisogni?


1 http://www.nbst.it/822-pandemia-covid-19-%C3%A8-anche-sindemia-disuguaglianze.html

2 https://www.ilsole24ore.com/art/bonomi-pronti-ad-aprire-fabbriche-le-vaccinazioni-AD0ueHLB

3 https://www.corriere.it/economia/lavoro/21_febbraio_02/lavoro-crisi-colpisce-donne-sono-98percento-chi-ha-perso-posto-7cfc87ec-6533-11eb-a6ae-1ce6c0f0a691.shtml

4 Riferimenti normativi

  • D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’art. 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”.
  • Linee guida in materia di codici di comportamento delle pubbliche amministrazioni(art. 54, comma 5, d.lgs. n. 165/2001), approvate dalla CIVIT (ora ANAC) con Deliberazione n. 75/2013.
  • Linee guida per l’adozione dei codici di comportamento negli enti del SSN, approvate con Deliberazione ANAC n. 358 del 29/3/2017.

5 https://www.zic.it/lavoratrici-ori-in-sciopero-notturno-multate-i-per-violazione-del-coprifuoco/

6 https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/sala-stampa/comunicati-stampa/com-stampa-open-data-luglio-2020.html

Renato Turturro

Tecnico della prevenzione

Italo di Sabato

Osservatorio della repressione

16/3/2021 http://www.osservatoriorepressione.info

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