Storia, politica e cultura: un viaggio avventuroso unico

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Cos’hanno in comune Jean Paul Sartre e Juliette Greco, Miles Davies e Albert Camus, Simone De Beauvoir e Histoire d’O, Samuel Beckett e Saul Bellow, Richard Wright e Brigitte Bardot, Alberto Giacometti e Norman Mailer, Pablo Picasso e Simone Signoret, François Truffaut e Léo Ferré, Boris Vian e Margherite Duras, Ernst Jünger e Alexander Calder, George Braque e l’editore Gallimard, Jean-Luc Godard e Jacques Prévert? E, soprattutto, cos’hanno tutte queste persone in comune tra loro?

Sono esistiti un periodo e un luogo dove tutti le figure sopra citate e molte altre ancora si sono incontrate e conosciute, frequentate, amate e odiate. Il tempo è il periodo che corre tra il 1940 e il 1950, lo spazio è costituito un fazzoletto di meno di quattro chilometri quadranti che ha come asse centrale il boulevard Saint-Germain-des-Prés nel VI arrondissement di Parigi, situato sulla rive gauche. Luogo che aveva i suoi santuari laici: il Café de Flore, il Café Le Deux Magots, Le Tabou, Le Bar Vert, la Brasserie Lipp, il Café Le Procope e qualche altro locale pubblico.

Da Parigi al mondo, dal mondo a Parigi

“La Rive Gauche. Arte, passione e rinascita a Parigi. 1940-1950” di Agnès Poirier è una cronistoria che analizza un breve ma intenso periodo storico di ciò che ha per teatro alcuni quartieri di Parigi. Se sino al 25 Agosto 1944 Parigi vive sotto la cappa dell’occupazione nazista, già nello stesso anno riprende il ruolo di capitale europea e mondiale della cultura. E lo fa a modo suo: reinventando il mondo, dopo non aver mai smesso di farlo, anche sotto il piombo tedesco. I partisans non hanno mai smesso di combattere e di organizzare la résistance e proprio questo innerva la vita parigina, la cultura, la politica sotto l’occupazione. Naturalmente, tutto ciò avviene principalmente sulla riva sinistra della Senna. Con la fine del conflitto arrivano gli americani, anche grazie al precedente di Ernest Hemingway che in Parigi aveva trovato un altro mondo. Ma, così come statunitensi e canadesi, anche inglesi e sudamericani convergono verso la capitale francese portando, assieme alla sete di cultura europea, le loro influenze e i loro stili di vita.

Allo stesso tempo, i nomi più importanti della cultura e della politica francese partono da Saint-Germain-des-Prés verso le Americhe e verso Europa e Africa in tour dove scopriranno che le loro opere stanno cambiando per sempre non solo le accademie ma il pensiero culturale e politico. Un via vai intenso che finisce per rendere il resto del mondo un’infinita periferia del Quartiere latino.

L’esistenzialismo, da corrente filosofica diviene stile di vita, tendenza, moda. La politica a sinistra cerca spazi al di là dell’asfittico e stalinista PCF. Simone De Beauvoir darà alle stampe il Secondo sesso e il femminismo diviene da quel preciso momento un parametro ineludibile della discussione e dell’elaborazione politica per tutto il mondo. Il jazz pare trovare nelle cave del VI arrondissement la cassa di risonanza che negli USA pare rinchiudersi in un ghetto musicale tanto eccelso quanto claustrofobico, tornerà in America più nuovo e vigoroso di prima.

Una giovane Juliette Greco inciderà la sua prima canzone dopo essere stata da Sartre ed esserne uscita con il testo che la rivelerà a tutta Parigi, quindi a tutto il mondo. L’arte pare non trovare altri percorsi diversi da Saint-Germain-des-Prés-New York in un andirivieni che non vuole arrestarsi; Picasso rimarrà a Saint Germain fino agli anni ’60, Giacometti da lì non riuscirà mai trovare altri luoghi per il suo atelier.

La letteratura, con la Sorbonne a pochi isolati, irradia verso tutta l’Europa e l’America del Nord un’influenza che cambierà per sempre i parametri letterari del Novecento; Sartre, de Beauvoir, Camus, Beckett, Mailer, costringono la critica e i lettori di tutto il mondo a guardare verso il cuore pulsante di Parigi. Il cinema scoprirà negli anni ’50 e ’60 la Nouvelle Vague e non potrà mai più tornare indietro; Truffaut e Godard, dai tavolini di Saint Germain, insegneranno il nuovo sogno in celluloide.

L’esistenzialismo

Non importa l’essere in sé ma quel che l’essere compie e realizza; la libertà è solo nella costrizione di scelte che diano senso compiuto all’essere, la nausea (il vuoto) dell’esistenza borghese non può trovare soluzione se non nella negazione della borghesia stessa. L’impegno verso la società è un obbligo imperativo. La ricerca filosofica con l’esistenzialismo evade dai locali accademici per incontrare l’agone politico, da quel confronto vitale e aspro che tende sempre più ad assomigliare ad un ring, tanto la filosofia che la politica ne usciranno trasformate.

Le Temps Modernes e Combat, due riviste nate entrambe dai resistenti intellettuali, segnano la vita intellettuale politica di Parigi Il PCF per primo ne fa le spese trovando negli esistenzialisti una nuova componente che si interseca fra il comunismo e il gollismo. Sartre & Co. Non vedono più nel comunismo a matrice stalinista l’orizzonte politico di riferimento e vedono nel capitalismo il vero male dell’umanità. Pur se la creatura politica, l’RDR, Rassemblement Democratique Révolutionaire, vivrà poche stagioni e non assumerà mai dimensioni di iscritti e voti al pari delle aspirazioni, tuttavia si porrà come esempio realizzato e realizzabile di possibilità politica alternativa al capitalismo, all’imperialismo e all’asfissia sovietizzante.

Giovani studenti di colore torneranno ai loro paesi d’origine con bagagli di sovversione e emancipazione prima insperabili, i movimenti di tutta l’Africa avranno nella lotta di liberazione algerina un esempio e nella sinistra engagé un riferimento prezioso per costruire una critica all’imperialismo che scardina la lettura marxista dalla gabbia di un sempre mal celato positivismo in cui rivoluzione non è mai dissociabile da URSS. Dopo solo cinque anni dal 1950 a Bandung il Movimento dei Paesi non allineati sarà una realtà che imporrà al mondo un confronto inedito.

Diciotto anni dopo il 1950, ultimo anno in esame del libro, negli stessi quartieri affacciati su Saint-Germain-des-Prés nascerà il maggio francese e Sartre e De Beauvoir saranno fra i riferimenti di quel movimento che, nuovamente, farà del mondo una periferia del quartiere latino spargendo nuovo seme di rivolta e nuovi orizzonti di pensiero nei cinque continenti.

Il libro scorre e coinvolge il lettore accompagnandolo nei vicoli e nei boulevard; i personaggi vengono presentati senza clamori o invadenze. Personalmente, ho vissuto questa lettura come se fossi immerso nella visione di un film e questo credo non sia poco come risultato narrante. Rimarrà deluso chi si aspetti un modus militante ma trascinerà chi abbia visitato Parigi e si sia soffermato nei cafè o nei bistrot descritti nel libro in un’avventura intellettuale coinvolgente.

I riferimenti attenti e documentati: le note riempiono 27 pagine e l’indice analitico altre 12 pagine. La piantina della zona interessata di Parigi con 47 punti di riferimento indicati completa l’apparato dei riferimenti, oltre a 15 fotografie d’epoca dei principali personaggi oggetto della narrazione.

Agnès Poirier è giornalista e conduttrice televisiva attenta e critica; nata a Parigi, ha studiato alla Sorbonne, all’Istitut politiques de Paris e alla London -school of Economics. Vive a Londra, pubblica ed ha pubblicato per Le Monde, Le Figaro, Le Nouvelle Observateur, L’Espresso, Le Journal du Dimanche, BBC, The Times, The Guardian, The New York Times, Al Jazeera, The Observer, The Nation, France Musique, BBC Radio. Oltre ad articoli e saggi, ha pubblicato una decina di libri dedicati ai diversi aspetti della cultura e della politica, tradotti in oltre quindici lingue.

Elio Limberti

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

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