L’esistenza di paradisi fiscali o di enormi differenziali salariali infatti non solo provoca la delocalizzazione dei profitti e delle attività produttive, ma contemporaneamente spinge in modo inesorabile tutti i Paesi ad abbassare le aliquote fiscali sul capitale, in particolare sulle grandi società, strutturalmente più mobili e dotate dei mezzi finanziari e organizzativi che consentono rapidi e indolori spostamenti geografici delle proprie sedi fiscali o dei propri siti produttivi.
Una lezione dall’Unione Europea: con la concorrenza sulle tasse vincono solo i profitti
Il recente caso dei 6,3 miliardi di euro di garanzie pubbliche richiesti da Fiat-Chrysler (FCA) a copertura del rischio di insolvenza su un debito contratto con Intesa-SanPaolo ha accesso un dibattito politico sul ruolo delle società multinazionali nei sistemi economici contemporanei. Persino commentatori di orientamento manifestamente liberista (si veda, ad esempio, l’uscita dell’economista Francesco Giavazzi) hanno mostrato un certo imbarazzo […]