La rivolta in Cile, cominciata come protesta contro l’aumento dei biglietti del trasporto pubblico metropolitano, si è estesa a tutto il paese e alle politiche neoliberali del governo più complessivamente. La durissima repressione e il coprifuoco imposto in diverse città ha portato, secondo le ultime cifre diffuse dall’Osservatorio per i diritti umani, ad almeno 16 morti (5 per mano delle forze repressive dello Stato), 2410 arrestati, 535 feriti (di cui 210 da armi da fuoco) e diversi desaparecidos. Sono decine le denunce di violenze sessuali da parte di poliziotti e militari nei confronti di donne arrestate e si moltiplicano le denunce di desaparición e di operazioni repressive illegali da parte delle forze armate nelle case private, scuole e università. Intanto, due nuove giornate di sciopero e mobilitazione generale sono state lanciate per ieri e oggi chiedendo le dimissioni del presidente e del governo e un cambiamento radicale rispetto alle politiche neoliberali.
LaMarchaMásGrande. Un milione di cileni per bruciare il neoliberismo
“Chile despertó. No estamos en guerra” (Il Cile si è svegliato. Non siamo in guerra). Lo slogan si legge su un’immensa bandiera cilena tenuta da migliaia di persone riunite nella Plaza Italia di Santiago con lo slogan #LaMarchaMásGrande. La massiccia mobilitazione di Unidad Social – che riunisce più di 70 organizzazioni sociali e sindacali – corona l’ottava giornata di proteste […]