Gli strati popolari delle periferie italiane sono stremati da anni di austerità. Le infinite liste di attesa per le case popolari e per le visite mediche, la scarsità di servizi fondamentali come la raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade, le condizioni miserrime delle infrastrutture e della viabilità, la minaccia di chiusura di presìdi ospedalieri e di pronto soccorso hanno portato le condizioni economico-sociali di ampie fette della popolazione ben oltre il limite del disagio. Per bloccare questi fenomeni di sciacallaggio non possono bastare ipocriti richiami istituzionali all’antifascismo da parte di chi coi fascisti ci governa o ci ha governato, o stucchevoli passerelle in periferia. Bisogna in primo luogo farla finita con i vincoli europei alla spesa pubblica e, più in generale, con l’agenda neoliberista della politica economica: per farlo, occorre riproporre con urgenza la centralità della piena occupazione, dello Stato sociale e dei servizi attraverso politiche di deficit spending.
Disciplinare le periferie: i fascisti a guardia dell’austerità
Nel corso dell’ultimo mese a Roma si sono avvicendati tre episodi raccapriccianti di tentativo di ‘caccia allo straniero’ nell’ambito dei procedimenti di assegnazione delle case popolari. L’ultimo, più mediaticamente esposto, è stato quello del quartiere della periferia est di Casal Bruciato dove l’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia di etnia rom e nazionalità bosniaca ha scatenato un indegno […]