Le “nuove melanconie” mostra il rischio politico e sociale del non assumerci la fatica di accogliere l’ingovernabile nella nostra vita, del sostituire l’incontro-esposizione all’altro con il gadget che non ci tradirà, del continuare a essere mossi da un bisogno di riconoscimento che ci assicuri dalla solitudine, più che da un nostro desiderio che è esposizione e possibile caduta ma, insieme, apertura all’altro. Siamo posti di fronte alla verità scabrosa del rapporto che intercorre tra la responsabilità verso la nostra vita e il discorso politico.
Le nuove melanconie
L’ultimo libro di Massimo Recalcati, Le nuove melanconie, si apre con un esergo tratto dal Vangelo di Giovanni, lo stesso esergo che Giacomo Leopardi scelse come ingresso a La ginestra: “e gli uomini vollero le tenebre piuttosto che la luce”. Il godimento senza limite, cifra del capitalismo, ha assunto oggi un nuovo volto, complementare al primo, diventando godimento della chiusura: dall’iperattività all’autoreclusione. […]